Capitolo 27

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Era fine gennaio e Laura stava per entrare nel settimo mese di gravidanza. Grazie alla dieta e agli integratori, era riuscita a mettere su peso, ma il medico le consigliò comunque di restare il più possibile in casa, di concedersi al massimo qualche passeggiata ma nulla di troppo faticoso. Per questo, le faccende domestiche erano vietate per la ragazza, e con Niall alle prese con l'album, la casa era sempre un vero disastro. Mary era in via di guarigione. Dopo l'ultimo esame il tumore risultava completamente sparito, ma era ancora debole e, nonostante l'insistenza della donna, Laura non voleva farla lavorare.

Così rimase sul divano, a fissare tutto quel disordine, mentre Niall era al telefono.

"Ma non potete fare senza di me?", diceva. "Mi connetto su zoom. Non posso lasciare Laura da sola."

"Niall, vai pure. Me la cavo", provò lei, ma Niall scosse la testa, continuando a camminare avanti e indietro nervosamente.

"Paul ti ho detto di no. Arrangiatevi. Io non mi muovo!"

Rimase in silenzio qualche minuto, durante il quale probabilmente l'uomo all'altro capo del telefono stava urlando. "Okay, vengo. Ma un'ora, non di più!"

Sbuffò quando riattaccò, per poi rivolgersi alla sua ragazza. "Mi dispiace amore, devo andare alla Capitol."

"Ni, ci mancherebbe. So cavarmela da sola per qualche ora."

"Sei sicura? Posso chiamare qualcuno per farti compagnia. Deo dovrebbe essere a casa."

"Niall, davvero, starò bene. Tu vai alla riunione."

"Okay, ma se hai bisogno di qualcosa chiamami e arrivo subito, okay? Tengo la suoneria al massimo."

Si salutarono con un bacio e il cantante lasciò l'appartamento. Erano già tutti in sala riunioni ad aspettarlo, così, appena arrivò, iniziarono subito. La questione di vita o di morte per cui Niall doveva assolutamente esserci era l'incontro con i grafici, per ultimare l'album. C'era da scegliere la copertina, il font e i colori. Nulla che non avrebbe potuto fare da una chiamata zoom, ma ormai era lì.

Laura nel frattempo aveva deciso che non sarebbe di certo rimasta sul divano ad aspettare il suo dolce fidanzatino, ma che avrebbe approfittato della sua assenza per sistemare un po'. Spense la televisione, mise Flicker nel giradischi e accese l'impianto stereo, facendo risuonare l'album di Niall per tutto l'appartamento. Poi si mise all'opera, con calma. Partì proprio dal soggiorno: piegò le coperte e le mise al loro posto, sistemò libri e riviste sparse, diede una pulita e riordinata agli scaffali. Passò poi al bagno, sistemando e pulendo il grosso, poi alla camera da letto e alle cabine armadio. Raccolse tutti i panni sporchi sparsi in giro e tolse le lenzuola dal letto, avvolgendo tutto insieme in un bel fagottino di panni sporchi da portare in lavanderia, al piano di sotto, per poter caricare la lavatrice.

Era passata quasi un'ora ed era riuscita a fare tutto quello che si era prefissata, senza neanche stancarsi troppo. Stava infatti bene, non aveva capogiri, non si sentiva stanca, non aveva dolori. Alla faccia di Niall, che la trattava come una malata. Avrebbe proprio voluto chiamarlo per dirglielo, ma decise che aspettarlo a braccia incrociate sul divano con tutta la casa in ordine fosse meglio.

Alla fine aveva ragione lei, forse.

La riunione stava per terminare e Niall non smetteva di sbuffare. Avevano detto un'ora, non di più, e invece era passata un'ora e dieci minuti. Il cantante teneva lo sguardo fisso sullo schermo del telefono per controllare l'orario mentre gli altri parlavano; per questo, quando arrivò una chiamata da Laura, riuscì a rispondere ancora prima del primo squillo.

N: Dimmi amore.

L: Ni...

Niall scattò in piedi appena sentì la sua ragazza piangere dall'altro capo del telefono.

N: Lau, che succede?!

Tutti nella sala smisero di parlare, fissando preoccupati l'irlandese, che iniziava a tremare, pensando al peggio.

La ragazza non riusciva nemmeno a parlare talmente era terrorizzata, continuava solo a singhiozzare ed emettere versi incomprensibili per Niall.

N: Tesoro non capisco. Respira e poi dimmi cosa succede piccola. Sono qui.

La sentì prendere un respiro profondo, dopo il quale finalmente Laura riuscì a dire cosa fosse successo.

L: S-sono c-caduta...fa m-male.

Niall si congelò per qualche secondo, con gli occhi spalancati e il respiro bloccato.

"Niall."

Fu il suo nome pronunciato dal suo manager a sbloccarlo.

N: Arrivo subito. Non ti muovere.

"Tara, manda un'ambulanza a casa mia per favore. Laura è caduta." La sua assistente eseguì immediatamente l'ordine ricevuto, mentre Niall era corso fuori dalla sala riunioni diretto verso il garage, a recuperare l'auto. Sapeva che non poteva guidare in quelle condizioni, ma per sua fortuna Paul lo stava seguendo, con l'intenzione di accompagnarlo all'ospedale.

N: Tesoro, l'ambulanza sta arrivando. Rimani al telefono con me, okay piccola?

Laura continuava a piangere terrorizzata. Era ancora in fondo alla rampa di scale, avvolta dal mucchio di panni sporchi su cui era inciampata. Non si era ancora mossa, non ne aveva il coraggio.

L: Ni...ho paura...

N: Lo so amore, lo so. Stanno arrivando i medici. Continua a parlarmi, okay?

L: Mhmh

Pure Niall aveva iniziato a piangere, come la ragazza, ma cercò di farlo il più silenziosamente possibile, mentre con Paul aspettava news dai paramedici, in modo da sapere in quale ospedale andare. Non aveva senso andare a casa, non avrebbe fatto in tempo.

N: Riesci a dirmi cosa ti senti? Vedi del sangue?

L: Mi fa male...la schiena...io n-no...non vedo sangue...

N: Dove sei amore? Dove sei caduta?

Laura non rispose, perché vide la porta aprirsi. I paramedici fecero il loro ingresso, accompagnati da Albert, il portiere.

"Laura?", chiese un medico.

"S-sì", rispose la ragazza, continuando a piangere.

N: Amore, sono i medici?

La ragazza era stata subito soccorsa da tre dei paramedici ed era così confusa che aveva abbandonato il telefono per terra. Per fortuna di Niall però, un altro paramedico lo afferrò, aggiornando il cantante.

P: Pronto?

N: Salve! Sono il suo ragazzo, Niall.

P: Ciao Niall, stiamo facendo una visita veloce e poi la carichiamo in ambulanza.

N: Come sta? E' grave?

P: Ancora non lo sappiamo. Non vediamo ferite esposte, ma sicuramente dobbiamo aspettare gli esami in ospedale.

N: Okay, grazie. Dove la portate?

P: Al Chelsea and Westminster Hospital. Riesci a raggiungerci?

N: Sì, siamo a 10 minuti.

P: Perfetto. Ci vediamo lì.

"Andiamo", lo esortò Paul, appena Niall attaccò.

"Aspetta", rispose. Corse velocemente al bagno, poco distante, vomitò, per poi darsi una sciacquata e "andiamo", disse.

If I Could Fly | Niall HoranWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu