Capitolo 18

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Laura amava dormire, era l'unica cosa di cui non poteva davvero fare a meno. La notte era sempre stata la sua fase preferita della giornata, perché era l'unico momento in cui riusciva a liberare del tutto la mente da qualsiasi tipo di pensiero e rilassarsi a pieno. Amava dormire e si considerava fortunata, riuscendo ad addormentarsi ovunque e in pochi secondi. Quella notte, però, non chiuse occhio, essendo troppo emozionata per il giorno dopo. Passò la notte sveglia, a guardare le foto della sua famiglia salvate sul cellulare e a ripercorrere i vecchi momenti felici passati insieme, mentre Niall russava leggermente accanto a lei, con il viso nascosto nel collo della sua ragazza e il braccio destro avvolto attorno al busto di lei. La ragazza gli accarezzò i capelli per ore con la mano libera, e così Niall dormì come un bambino.

Era ancora sorpresa per il regalo fatto dal cantante, e tutto quello che lui aveva fatto da quando si conoscevano, solo tre mesi. Un tempo brevissimo, in cui però Niall riuscì a darle tutto quello di cui aveva avuto bisogno per anni, prima una valvola di sfogo, poi una spalla su cui piangere e infine un barlume di speranza, che la riportò in vita.

Il taxi li lasciò davanti a quella piccola villetta a schiera con le pareti giallo pastello. Niall si occupò delle valige, mentre Laura rimase a fissare l'edificio davanti a sé, annusando già odore di casa.

"È normale che io sia così nervosa? Insomma...è solo la mia famiglia", disse, appena sentì Niall accanto a sé. Le afferrò la mano, cercando di tranquillizzarla. "Sì, lo è. Anche io sono sempre nervoso quando torno a casa. Vedrai che andrà bene."

E dopo aver ricevuto un piccolo bacio dal suo ragazzo, Laura prese forza e suonò il campanello. Nessuno rispose, ma il cancello si aprì subito e la ragazza non fece in tempo a mettere piede sul vialetto, che sua sorella la stava già abbracciando. Ricambiò la stretta, ancorandosi a quel contatto che tanto le era mancato.

"Ciao, sorella", sussurrò.

"Lo sapevo che saresti tornata presto", disse Anna staccandosi dall'abbraccio.

"Volevo tornare il prima possibile e Niall mi ha fatto questo regalo."

Solo allora la ragazza di quattro anni più grande si accorse della presenza del ragazzo, e cambiò lingua per presentarsi.

"Niall, è un vero piacere conoscerti finalmente. Non so davvero come ringraziarti per esserti preso cura della mia sorellina."

"Oh, in realtà io le sono solo stato accanto. Hai una sorella molto forte."

"Lo so. Venite, accomodatevi."

In casa vennero accolti dal marito di Anna, Michele, e il piccolo Leonardo, che corse in braccio a Laura appena la vide.

"Ciao amore mio! Come sei cresciuto!"

"Hai visto? Ormai sono un bimbo grande!", urlò con il sorriso sulle labbra. Il piccolo si voltò poi verso Niall, stringendosi contro il petto della zia e squadrando un po' l'intruso.

"Lui chi è?", sussurrò.

"È un mio amico speciale, si chiama Niall, ma parla solo inglese."

"Tu mio zio?", chiese il piccoletto all'irlandese, con un inglese un po' grezzo. Anna e Michele avevano deciso di fare il possibile per farlo crescere bilingue, anche se entrambi erano puramente italiani.

"Spero di sì un giorno, se tua zia lo vorrà", rispose Niall, facendo arrossire la ragazza accanto a sé.

"Va bene piccola peste...adesso la zia e il forse futuro zio si devono riposare...", intervenne Anna, prendendo suo figlio in braccio e rimettendolo con i piedi per terra.

If I Could Fly | Niall HoranWo Geschichten leben. Entdecke jetzt