Capitolo 7

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Suonò il citofono, ma nessuno rispose, così utilizzò la sua copia delle chiavi.

"Niall?", lo chiamò appena varcò la porta.

Le tende erano chiuse bloccando la luce, c'era odore di alcol e la casa era un vero disastro. C'erano bottiglie di birra vuote e fogli di carta accartocciati sparsi ovunque. Niall però non c'era. Controllò in tutte le stanze e lo trovò nella sua camera, seduto per terra ai piedi del letto, con la testa appoggiata al materasso e lo sguardo rivolto in alto. Era senza maglia, con dei pantaloncini decisamente corti e attillati che fecero alzare la temperatura di 30 gradi. Attorno a lui, fogli di carta sparsi ovunque, come nel resto della casa.

"Niall? Tutto bene?", chiese cautamente Laura, avvicinandosi a lui. Lo guardò meglio in faccia, notando gli occhi gonfi, stanchi e un colorito per niente bello. Sembrava morto.

"Che ci fai qua?", chiese il ragazzo, senza neanche guardarla.

"Sono venuta a controllare se stessi bene, non ti fai sentire da tre settimane e ho visto l'assegno per Mary."

"Vai via, per favore, non voglio farti ancora del male."

La ragazza sospirò alle sue parole, per poi sedersi accanto a lui, visivamente preoccupata.

"Non me ne vado da nessuna parte. Hai una bruttissima cera. Da quant'è che non dormi?"

"Non lo so...ho perso il conto...".

Fece per alzarsi, ma perse l'equilibrio e cadde a terra, inciampando nelle gambe di Laura.

"Hey, piano! Ti sei fatto male?"

"No. Tu?"

Scosse la testa, per poi chiedere "da quanto non mangi?"

"Mi arrangio...vai via, ti prego", rispose con un tono quasi da bambino che fece tenerezza a Laura. Niall si strinse le gambe al petto, nascondendo il viso tra le braccia. La ragazza sospirò leggermente, gli accarezzò delicatamente la testa e si spostò in cucina a preparargli qualcosa da mangiare. Tornò poco dopo con un toast caldo, trovando il ragazzo nella stessa posizione. Alzò il viso appena sentì odore di cibo. Tipico di Niall.

Man mano che mangiava, il colorito di Niall si fece sempre più rosato, a indicare che si stava riprendendo.

"Ti va di parlare un po'?", domandò Laura, continuando ad accarezzargli la testa. Lo rilassava, e lei se n'era resa conto.

Niall la guardò, senza dire nulla.

"So che c'è qualcosa che non va, e non credo che il problema sia solo il cuore spezzato."

"Ho il blocco dello scrittore. Sono mesi che non scrivo niente, non ho più idee, e devo farmi venire in mente qualcosa alla svelta, altrimenti mi lasceranno a piedi."

"Beh, sono dieci anni che partorisci capolavori, un blocco è più che naturale. Sono sicura che conosci tante persone disposte a darti una mano e ad aiutarti a superare il blocco, quindi...quale è davvero il problema?"

"Che avevano ragione..."

"Chi aveva ragione?"

"Tutti. Tutti quelli che dicevano che senza gli 1D non sarei stato niente. Che non valgo niente senza gli altri. Avevano ragione. Sono solo un fallito..."

Laura si alzò e gli porse la mano. "Vieni con me", disse. Niall esitò un attimo, ma poi afferrò la mano della ragazza, facendo provocare una lieve scossa a entrambi, e la seguì verso il suo studio.

"Vedi tutti questi premi? Che nome c'è sopra?"

"Non vuol dire niente...", borbottò lui.

"Come scusa? Io e altri milioni di persone non abbiamo passato nove anni della nostra vita a sostenerti per sentirci dire non vuol dire niente! Questi sono i riconoscimenti più importanti del mondo della musica e sopra c'è il tuo nome. Sei un cantante di successo, multi-premiato, il membro di una delle band più importanti della storia, sei anche un imprenditore di successo. Tu non sei un fallito, Niall. E la prova è qui dentro."

Niall l'ascoltò attentamente, tenendo gli occhi fissi su di lei; poi fece il giro della stanza, guardando uno ad uno i premi, mentre la ragazza ammirava il suo fisico perfetto senza farsi scoprire.

"Scusa per quello che ho detto. Non sarei qui se non fosse per voi, avete fatto veramente tanto per me e dovrei esservene grato, non dirvi certe cose."

"Tranquillo. Mi hai detto di peggio da quando ti conosco", rispose Laura, sorridendo leggermente. "Ora mi devi spiegare perché mi hai licenziata."

Niall sospirò e si sedette su una delle sedie dello studio, Laura fece lo stesso, mettendosi di fronte a lui.

"Perché, come dici tu, è meglio se stiamo lontani. Non posso più sopportare di farti del male."

"Beh, a quanto pare mi sbagliavo. Non ci vediamo da tre settimane e ti ho trovato mezzo morto. Lascia che ti aiuti."

"Non voglio tirarti a fondo con me, Lau."

"Niall, io ho già toccato il fondo, ci siamo dentro entrambi, e forse insieme riusciamo a uscirne."

Niall sorrise, perché finalmente iniziava a intravedere un po' di luce, così come Laura. Allungò la mano verso la ragazza, che la strinse subito, mentre si guardavano negli occhi in segno di gratitudine reciproca.

"Ora vai a riposare, ne hai bisogno. Io intanto dò una sistemata."

"No, devo provare a scrivere qualcosa..."

"Niall, non riuscirai a scrivere così. Hai bisogno di dormire."

Il ragazzo annuì per poi alzarsi in piedi e avvicinarsi a Laura. Le prese la mano e la tirò verso di sé, stringendola forte in un abbraccio.

"Finalmente ce l'hai fatta a darmi questo maledetto abbraccio!", sdrammatizzò lei, facendolo ridacchiare

If I Could Fly | Niall HoranWhere stories live. Discover now