Capitolo 2

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Nei cinque giorni successivi Niall non si fece sentire e Laura iniziava a sentirsi un po' giù di morale. Inutile dire che voleva rivederlo e aspettava con ansia una sua chiamata.

Erano solo le 8.30 di domenica mattina quando il suo telefono squillò. Lo afferrò dal comodino grugnendo e, senza neanche vedere chi stava chiamando, rispose a malo modo, in italiano.

L: Pronto?

Niall guardò lo schermo del cellulare convinto di aver sbagliato numero, che cavolo di lingua era quella?

N: Laura?

L: Sì, chi parla?

Niall non capì niente, oltre al sì, ma ci provò comunque.

N: Ehm ciao sono Niall. Ti ho svegliata?

Laura si mise subito a sedere e si schiarì la voce, per poi rispondere.

L: Oh, buongiorno Niall. S-sì cioè no...dimmi!

N: Scusami, ma ho urgente bisogno di te. Fra quanto riesci ad arrivare?

L: Mmh, mezz'ora?

N: Perfetto. Ti aspetto.

Laura non era mai stata una persona mattutina, odiava svegliarsi presto, soprattutto nel weekend, ma quella mattina si alzò subito e neanche un quarto d'ora dopo era già pronta per uscire. Si fece anche il più carina possibile, indossando una tuta della Adidas, truccandosi leggermente e legando i capelli in una coda alta e ordinata. Non sapeva perché si sistemò così, tanto sapeva che Niall non l'avrebbe minimamente guardata; aveva appena interrotto una relazione con la divina Hailee Steinfeld, perché avrebbe dovuto guardare una come lei?

Sperava che Niall quel giorno fosse di un umore migliore, voleva tanto vedere quel sorriso luminoso di persona, sentire quella risata che per anni l'aveva fatta vivere, vedere quegli occhi azzurri come il cielo brillare. La sua speranza svanì quando un Niall incazzato le aprì la porta.

"Sei in ritardo!", urlò innervosito.

La ragazza ci rimase visivamente male, ma al cantante non importò.

"Lo so, scusami...non sono ancora del tutto sveglia e ho ancora qualche problema con la guida al contrario", si giustificò. Niall non capì il senso delle sue parole, così la guardò storto.

"Oh, sono italiana, quindi sono abituata a guidare sulla destra."

Italiana...questo spiegava la lingua strana al telefono e la bellezza di Laura, pensò. A proposito di bellezza, Laura si sbagliava quella mattina, perché Niall era rimasto subito abbagliato dal fascino di lei quel giorno.

Laura superò il corpo di Niall ed entrò nell'appartamento, trovandosi di fronte il delirio più assurdo.

"Oh santo cielo."

"Ieri sera è venuto qualche amico", si giustificò lui.

"Direi che eravate almeno una ventina...".

"Sei qui per giudicare o per pulire?" E di nuovo, guardò la ragazza di fronte a lui con tanto disprezzo da farla star male. Laura abbassò lo sguardo, cercando di trattenere quella lacrima che spingeva per scorrere. Lasciò la borsa e la giacca all'ingresso, poi iniziò a sistemare.

"Cerca di fare veloce, ho un'intervista tra mezz'ora via Skype."

"Potresti farla dallo studio?"

"No, le faccio sempre in soggiorno. C'è la luce migliore."

"Niall, non ho la bacchetta magica, devi darmi una mano."

"Ma io devo andare a lavarmi, puzzo!"

E aveva ragione.

"Ti laverai dopo...via Skype non si sente la puzza di alcol. Dammi una mano, dai, e la prossima volta chiamami prima."

Niall sbuffò, ma si mise subito all'opera e in mezz'ora riuscirono a raccogliere tutta la spazzatura, poi andò a cambiarsi per l'intervista.

Quando tornò in soggiorno indossava un paio di bermuda beige e la maglia dell'Harley Davidson. Il viso sembrava completamente diverso: sorrideva, le occhiaie erano sparite e gli occhi erano luminosi. Era il Niall che Laura aveva conosciuto negli ultimi 9 anni, ma non quello che aveva conosciuto in quei due giorni. Probabilmente era bipolare, pensò.

Il ragazzo improvvisò una mezza sfilata e qualche posa per poi chiedere "come sto?"

La ragazza stava per rispondere con un "sei bellissimo, sembri un angelo", ma si limitò a dire "stai molto bene. Con tutti i vestiti che hai metti sempre la stessa maglietta?"

"Colpevole!", esclamò Niall, spalancando le braccia e sorridendo a 32 denti. "È la mia preferita. Mi sta divinamente però, non credi?", aggiunse, e Laura alzò le mani a mimare un "lo hai detto tu!"

Il ragazzo si sedette sul divano e appoggiò il MacBook sul tavolino di cristallo per iniziare l'intervista, mentre Laura continuò a pulire cercando di fare più silenzio possibile. Cercò di restare nel suo, ma non poté non ascoltare. Gli fecero le solite domande di routine, se avesse un nuovo album pronto, quando sarebbe tornato in tour, gli chiesero della band, di un possibile ritorno degli One Direction e, infine, delle ragazze.

Dopo aver finito con il soggiorno, la ragazza passò alla cucina e, mentre stava pulendo i fornelli che sembravano un quadro di Kandinsky, Niall fece il suo ingresso nella stanza, sbuffando. Si fece un caffè e si sedette su uno sgabello della penisola a berlo, fregandosene di essere completamente "in mezzo alle palle". La sua espressione era di nuovo vuota, come prima, il sorriso era del tutto sparito. Decisamente bipolare.

Decise comunque di provare a parlarci. Il suo Niall doveva essere da qualche parte, sotto a quel broncio.

"Non smetteranno mai con questa cosa della reunion, eh?"

Niall la fissò decisamente infastidito per qualche secondo. "Hai origliato per caso?", disse.

"No...cioè...parli a voce alta e avevi il volume al massimo. Ho solo sentito."

Il ragazzo si alzò dallo sgabello, lasciando la tazza di caffè sul tavolo, e si avvicinò alla ragazza di fronte a se, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. Gli occhi di Niall sembravano avvolti dalle tenebre e a Laura facevano venire i brividi.

"Chiariamo le cose ragazzina. Io a te non devo assolutamente niente, ci metto poco a cacciarti da qui quando mi pare e piace. E lo farei volentieri, visto che la tua presenza mi irrita, ma a Mary devo molto, quindi non lo farò, ma ti conviene venire, fare il tuo lavoro, e stare zitta. Hai il permesso di entrare in casa mia, ma non di entrare nella mia vita. Quando sei qui tu sei invisibile. Ci siamo capiti?"

Terrore. Puro terrore scorreva nelle vene della ragazza, mentre fissava l'unica persona che dal terrore l'aveva sempre salvata. Si sentì dannatamente stupida, c'era cascata di nuovo. Si avvicinava a una persona, si fidava ciecamente, e poi quella persona si rivelava essere un mostro. La prima volta si convinse che non fosse colpa sua, se il suo migliore amico era diventato un mostro da un giorno all'altro, ma in quel momento capì che invece era così. Niall Horan, l'angelo del mondo dei vip, diventato mostro per colpa sua.

Annuì solamente, distogliendo lo sguardo da quegli occhi che in quel momento erano tutt'altro che angelici.

"Ora sparisci dalla mia vista", disse di nuovo Niall. E così Laura prese le sue cose e lasciò l'appartamento, mentre le lacrime iniziavano a scendere veloci sul suo viso.

If I Could Fly | Niall HoranWhere stories live. Discover now