CAPITOLO 26 - LUI È JORGE

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«Salve, chi è lei?» sentii che chiese un po' confusa. «Sei davvero cresciuta così tanto?» Le chiese quell'uomo ed ero certo che avesse le lacrime a gli occhi. Quella voce sembrava familiare, forse troppo. «Jooorge!» gridò mia sorella quasi spaventata «Conosci per caso quest'uomo?» Anche Martina finì di parlare con me per andare a guardare chi fosse. Dopo aver raggiunto il salotto, vidi un uomo alla porta portare il suo sguardo quasi emozionato su di me ed il mio sguardo s'incendiò d'ira. Solo io potevo ricordare la faccia di questo lurido verme, «Chi è quest'uomo?» mi chiese Martina sotto voce, posando la mia mano sulla spalla. «Quest'uomo è mio padre.» sbottai sgarbatamente continuando a fissarlo a distanza. Aveva lo stesso identico viso, ma più invecchiato rispetto a 11 anni fa. Mia sorella e mio fratello non lo conoscevano nemmeno. Erano troppo piccoli quando mio padre ci abbandonò e mia madre aveva eliminato ogni sua traccia, perché non voleva spiegare ai miei fratelli che mio padre l'avesse maltrattata e poi abbandonata. Nel frattempo anche mia madre si avviò in salotto, sicuramente aveva riconosciuto la voce. «Jack?» chiese con gli occhi lucidi. Sembrava stupita, ferita e sorpresa allo stesso tempo. Helen e Daniel continuavano a guardare confusi. «Qualcuno mi spiega che sta succedendo?» chiese Helen quasi spaventata. «Succede che quest'uomo è una cattiva persona e deve stare lontano dalla nostra famiglia!» gridai, dirigendomi alla porta per richiuderla. «Jorge, aspetta!» l'uomo portò la sua mano con forza sulla porta non permettendo che io la chiudessi. I miei occhi erano lucidi ed ero sicuro che si notasse di quanto fossi arrabbiato, deluso e ferito. Mio padre non poteva ripresentarsi dopo 11 anni come se niente fosse! Io ricordavo tutto, tutto e non avrei perdonato quello che aveva fatto a noi, a mia madre soprattutto. «Figlio mio, come sei cresciuto!» «Io non sono tuo figlio! E tu non sei mio padre!» gridai. «Jorge smettila!» mi rimproverò mia madre per la prima volta. Cosa che non faceva da troppo tempo o che forse non aveva mai fatto, specie dopo aver raggiunto la maggiore età. «Vuoi stare a sentire quest'uomo?» le chiesi alzando il tono della voce, notai uno sguardo di terrore nei visi di Daniel e Helen, mentre Martina se ne stava di lato in un angolo come se si sentisse un pesce fuor d'acqua. Mia madre non rispose, solo chinò lo sguardo. «Bene!» urlai «Se volete stare a sentire quest'uomo, io me ne vado!» presi il mio cellulare e passando dietro quell'uomo, uscii.

POVS MARTINA

Il padre di Jorge? Jack? Così si chiamava? Si, adesso, guardandolo bene somigliava molto a Jorge, o meglio, Jorge aveva gli stessi lineamenti del padre.
Dopo aver assistito a quella scena un po' imbarazzante, Jorge uscì di casa e fu li che sentii il dovere di intervenire, correndo dietro a lui. Prima di varcare la porta, mi voltai verso la madre. «Dategli tempo.» dissi solamente, ricevendo uno sguardo riconoscente da Cecilia e lasciando Helen e Daniel ancora più confusi. Era chiaro che ormai avessero capito tutto, ma erano come sotto shock. Non sapevano se essere felici di conoscere il padre o arrabbiati per non averlo avuto con loro durante questi anni.

Jorge se ne stava fuori camminando velocemente come se volesse scappare e dando pedate a tutto ciò che trovava davanti a sé. Bidoni della spazzatura, lattine, pietrucce, per fino muri. «Jorge!! Aspetta!!» gridai; nonostante io stessi correndo e lui stesse solo camminando velocemente era sempre molto più avanti. «Jorge!!» lo richiamai, senza alcun risultato. La sua rabbia lo aveva avvolto dentro una bolla tutta sua. Quando fui a pochi centimetri da lui, gli afferrai il braccio con entrambe le mani. «Jorge, fermati!» «Lui non può, non può venire adesso! Non può sbucare fuori dopo tutto questi anni. Avevo solo 12 anni, io ricordo tutto quello che ha fatto a mia madre e ricordo il giorno che ci ha abbandonati. Per non parlare di Helen e Daniel, loro non lo conoscono nemmeno! Come si sentiranno adesso?» le sue parole uscirono tutte molto velocemente. «Jorge, non lo hai nemmeno fatto parlare.» «Non mi importa cosa ha da dire. Non voglio più vederlo!» «Jorge..» gli presi le mani «..Non essere così duro con lui. Forse si è pentito, che ne sai?» «Non mi importa. Non doveva fare ciò che ha fatto.» «Ma siamo umani e sbagliamo. Hai già dimenticato tutti i tuoi errori Jorge? L'importante è non commettere due volte lo stesso sbaglio. Se si è pentito, va perdonato. Tutti meritano una seconda possibilità. E se io l'ho data a te, perché tu non dovresti darla a tuo padre?» Jorge girò il viso a sinistra continuando a fissare il vuoto, evitando di incrociare il mio sguardo, ma non disse nulla, solo sospirò. «Capisco il tuo dolore, la tua delusione, la tua rabbia.. Però potresti almeno provare ad ascoltarlo. Non credi? Se è venuto a cercarvi fino a qui, penso che voi gli importiate, no?» Jorge continuava a non dire nulla, sembrava che ascoltasse molto attentamente le mie parole anche se il suo orgoglio gli impediva di ammettere che io avessi ragione. «Ho bisogno di tempo.» disse in fine «Prenditi tutto il tempo che vuoi, ma non sprecare quest'opportunità Jorge.» annuì solamente. «Allora, dove andiamo?» dissi sorridendo e mettendomi a braccetto. «Ti va se ti faccio vedere un posto?» «Solo se non è nulla di pericolo.» ridacchiai. «Ti assicuro che non lo è.»

Innamorata di un bad boy. || LBWhere stories live. Discover now