CAPITOLO 4 - COMPLIMENTI

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Vedevo la voglia di reagire a quella mia affermazione. Fremeva per urlami qualche cattiveria contro e forse ok, anche io avrei potuto starmene zitta. Era un ragazzo duro, chiuso e devo ammettere che dava proprio l'impressione di un ragazzo senza sentimenti. Ma tutti proviamo qualcosa, tutti ci nascondiamo dietro un velo di incertezze, paure e fragilità, mostrando solo una corazza protettiva. Perciò chissà cosa nascondeva, chissà cosa lo aveva portato a pensarla così.  «Jorge!» una voce maschile lo chiamò distraendolo prima che potesse replicare su quanto gli avevo detto prima. «Ehi!» rispose lui voltandosi. Probabilmente era un suo amico, perché Jorge aveva un viso calmo dopo averlo visto. «Che stai facendo?» chiese rivolgendomi un'occhiata dalla testa ai piedi. «Uuh e chi è questo pasticcino?» roteai gli occhi a quelle parole e porsi la mia mano. «Sono Martina.» «Diego.» disse baciando la mia mano. «Incantato.» non negai che arrossii, evidentemente sì, per davvero poco. Ma non avevo avuto chissà quali grandi esperienze in amore e quei piccolissimi gesti mi emozionavano. Che ingenua! Questo ragazzo aveva l'aspetto più romantico di Jorge, anche se i suoi occhi erano cupi e tenebrosi. «Bene, io devo andare.» dissi aggiustandomi la borsa. «È stato un piacere, dolcezza.» mi salutò Diego mentre Jorge mi ignorò completamente.

POV JORGE

Una volta che Martina girò l'angolo, sospirai. «Davvero carina la tua nuova pollastrella.» mi disse Diego dandomi una pacca sulla spalla. Diego insieme a Damien erano come fratelli per me.  «Non è mia. E non è una pollastrella.» ero seccato dalla sua affermazione.  Inizialmente sembrò deluso dalla mia risposta, ma poco dopo vidi comparire sul suo viso un sorrisetto. «Però ti piace eh.» «No. Non è il mio tipo.» «È una preda troppo difficile?» ridacchiò. «Diego non mi importa nulla di quella lì! Ok? Le ho solo salvato la vita da quello stronzo dei Green.» «Ok, ok» disse con tono rassegnato. «Perché potrei provarci io.» rise. «Non è quel tipo di ragazza facile. E adesso basta.» Che fitta allo stomaco, come se mi stesse pugnalando! Non perché Martina mi interessasse, ma perché era così indifesa qui a Buenos Aires e non volevo che venisse delusa o ferita. Tornai a casa, dove vivevo con mia sorella Helen, di 18 anni, mio fratello Daniel di 16 e mia madre. Io ho 23 anni e sono il più grande. Per questo nutro un senso di protezione per la mia famiglia. Mio padre? Di lui saprete più in là. Vivevo nel Lexon in una casa di modeste condizioni, anche se avevo un garage tutto mio dove passavo quasi tutto il mio tempo, insieme ai ragazzi del mio gruppo. Con Diego e Damien nascondevamo una specie di magazzino, dove passavamo il tempo a suonare le nostre chitarre o a fare altro. Era un posto segreto e lo conoscevamo solo noi.

Chiusa la porta alle mie spalle, trovai mia madre a cucinare. «Jorge. Sei qui!» disse contenta «Pranzi con noi oggi?» mi chiese entusiasta Daniel. Non mangiavo quasi mai con loro ed era più il tempo che trascorrevo fuori che a casa con loro. Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che dalle scale scese Helen. «No Daniel, non lo farà. Non ha tempo da perdere qui con la sua famiglia.» la sua voce era un misto tra la delusione e la tristezza. «Infatti non lo farò. Io e i ragazzi abbiamo da fare.» Daniel sbuffò. «Ma figliolo, ti ho preparato il tuo piatto preferito.» «Perdonami, magari lo mangerò più tardi. Ho da fare. Sono solo venuto a prendere queste.» dissi afferrando le chiavi della mia macchina.

POV MARTINA

Devo essere sincera, quel ragazzo mi incuriosiva. Sentivo quasi il bisogno di rivederlo per scoprire di più su di lui e onestamente non so neanche il perchè. Alla fine l'unica cosa che sapevo era che si chiama Jorge Blanco, che si definiva una cattiva persona e che viveva nel Lexon. La sera indossai la mia uniforme da lavoro, ovvero una gonna a quadri verde e panna, una camicia bianca e un foulard della stessa fantasia della gonna e andai al locale. Dopo aver servito molti clienti feci una pausa e mi sedetti nello sgabello accanto al bancone. «Allora?» mi urlò Mer all'orecchio arrivando da dietro e posando la sua mano sulle mie spalle. «Allora cosa?» «Dovevi raccontarmi dell'altra sera. Cosa ti è successo?» «Oh, è vero!» dissi portandomi una mano alla fronte «lo avevo dimenticato.» iniziai a raccontare cosa successe quella sera, quando la vidi sobbalzare e cambiare la sua espressione curiosa, convertendola in una preoccupata. «Nel Lexon?» spalancò anche i suoi occhioni marroni. «Si. Perchè?» «Quella è la zona peggiore di tutta Buenos Aires. Sia, per la gente che per l'ambiente. È così che ne parlano, non permetterti a ritornarci più.» il tono che usò per dirmelo sembrò quello di una madre, infatti la guardai un po' irritata. «Scusami, ma lo faccio perché sei la mia migliore amica e non voglio che ti accada qualcosa di brutto.» «Non succederà. Puoi stare tranquilla.» sospirò. «E il ragazzo che ti ha salvata chi è?» «Vive li in quella zona e di lui so solo che si chiama Jorge Blanco» vidi Mer spalancare nuovamente i suoi occhi portandosi le mano ai capelli. «Cooosa?? Stai scherzando Tini?» lei e la mia famiglia mi chiamavano così; era l'abbreviativo di Mar - Tina, però per renderlo più carino e sbarazzino ero Tini, sì, con li "i". «No, sono seria. Perché c'è qualcosa che non va?» chiesi perplessa. «Devi stare lontano anche da lui. È una cattiva persona, in tutti i campi.» sbuffai, non permettendo che quelle parole mi cambiassero l'umore. «Se mi ha salvata non sarà poi una persona così cattiva come tutti dicono no? E poi è anche carino!» ridacchiai «Tini, ti prego, smettila. Stai lontana da lui e non innamorartene. Ti metterebbe soltanto nei guai e poi, non mi risulta essere un tipo da storie serie.» «Non ho assolutamente intenzione di innamorarmi di quel tipo. Voglio soltanto dire che è un peccato che un ragazzo così carino vada in giro con questa reputazione. La gente a volte parla troppo senza sapere e io non voglio essere come "la gente".» dissi facendo le virgolette alla parole gente, con le mie dita. Fummo interrotte dalla voce di Ruggero che ci invitò a servire altri due tavoli, mentre Xabiani stava preparando dei cocktail e Valeria si occupava dei gelati. Erano le 21.30 ed il mio turno finiva esattamente tra un'ora. Era adesso che la gente arrivava ancora più numerosa.

Stavo sistemando delle bottiglie nella vetrinetta dietro al bancone, quando sentii una mano sbattere leggermente li sopra e sedersi su uno sgabello. «Jorge!» esclamai dopo essermi voltata. «Mi hai spaventata!» «Beh, non è la prima volta.» rise portandosi al mano tra i capelli. Come mai era nel mio locale? Non lo avevo visto prima d'oggi. Si dai, sono qui da poco tempo, magari Jorge aveva frequentato altre volte questo locale, prima del mio arrivo.  «Cosa vuoi che ti porti?» chiesi. A dire il vero però non riuscivo a capire come non fosse sorpreso di trovarmi lì. «Veramente sono venuto solo per dirti che mi dispiace per questa mattina. Non volevo essere così...» cercò di trovare un aggettivo giusto che potesse descrivere il suo comportamento. «...scontroso.» concluse. «tranquillo.» dissi sorridendo. Wow, il così duro Jorge Blanco mi aveva appena rivolto una sottospecie di scuse. «Come facevi a sapere di trovarmi qui?» «A dire il vero sono andato a casa tua prima e la tua macchina non c'era. Stavo per andarmene ma ho trovato questo.» mi mostrò un portafogli viola. «Credo che sia tuo.» rise. Spalancai gli occhi e mi portai una mano ai capelli rubandoglielo di mano. «Cavolo! Dove lo hai trovato?» «Proprio davanti le tue scale, ti sarà caduto dalla borsa.» lo riaprii cercando di vedere se all'interno c'era tutto. «Tranquilla, credo che ci sia tutto. Ringraziami di non averti rubato niente.» rise abbassando lo sguardo. «Non mi hai ancora detto come mi hai trovata però.» «Beh, prendendo il portafoglio da terra fuoriusciva questo.» disse mostrandomi un pezzo di carta. Lo riconobbi, era il biglietto del locale. Dove c'era scritta la via, il nome del proprietario e anche dei dipendenti. «ah, beh, allora grazie!» dissi ridendo. «Quindi è qui che lavori?» «Si.. momentaneamente. In realtà sto aspettando la chiamata da un importante casa di moda qui a Buenos Aires. Se questa chiamata entro due mesi non arriva credo che tornerò in Italia.» «Capisco.» «Allora non vuoi proprio niente? Per te oggi offre la casa.» «Oh, allora in quel caso... una birra, grazie.» scossi il capo ridendo di quanto fosse incredibilmente diverso rispetto alla mattina. «Comunque... ti sta bene l'uniforme.» disse schiettamente bevendo un sorso della sua birra. Arrossii, e avevo paura che lui lo notasse. Infatti sorrise quasi di nascosto, e devo ammettere che aveva uno splendido sorriso. «Grazie.» risposi mentre mi voltai a prendere un vassoio da portare a dei clienti. Mi allontanai per un paio di minuti dal bancone e al mio ritorno una ragazza stava accanto a Jorge.

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Bene in questo capitolo, Jorge è sembrato un po' più buono. Ma Martina ne vedrà ancora tante con lui. Continuate a leggere e votare la storia per sapere come continua :)

Innamorata di un bad boy. || LBحيث تعيش القصص. اكتشف الآن