Cherofobia

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Tre giorni fa.

"Ti prego, Alex ascoltami, voglio aiutarti! Ma dammi solo cinque minuti!" Provò l'uomo tendendole una mano in segno di buona fede, ma si ritrovò immediatamente a ritirarla quando la rabbia in lei parve montare di colpo.

"Non voglio il tuo aiuto, non ne ho bisogno, soprattutto su quella questione!" Ringhiò lei esasperata.

Lo vide chiudere gli occhi con esasperazione forse per calmarsi e ricordare a se stesso perché fosse in quella situazione tanto spiacevole.

"Alex, per favore ascoltami!" Tentò ancora una volta mentre lei sorda alle sue suppliche gli voltò le spalle andandosene.

"Lasciami in pace!"

"È mia intenzione farlo, ma non prima di averti messa al corrente di tutto! Tu non sai a cosa sta andando in contro, Carlos non doveva riferire che ti aveva trovata ma adesso è un'altra la questione di cui voglio parlarti." Concluse sospirando subito dopo invogliando la sua innata curiosità a costringerla a girarsi

"Il tuo amico non ne aveva il diritto." Fremette subito squadrandolo con una severità che lo fece retrocedere di alcuni passi.

"Hai ragione, ma non sono qui per questo. Ti chiedo solo di ascoltare ciò che ho da dirti e permettermi di riparare alla mia colpa adesso che c'è ancora una possibilità." Rivelò con tono misurato cercando di essere quanto più rassicurante possibile, ma per l'ennesima volta sortì l'effetto contrario.

"Una possibilità per cosa? Per rinchiudermi di nuovo in una cella e riportarmi a marcire in quella base infernale? Scordatelo. Sai benissimo che non c'è niente che puoi dire per convincermi! Ne avevamo già parlato. Non mi porterai mai da lei!" Stabilì con gli occhi lucidi per la delusione di essere stata tradita da chi pensava fosse dalla sua parte.

Istintivamente Julio allungò una mano verso di lei,
Ma ebbe appena il tempo di sfiorarle l'avambraccio che la ritirò in fretta forse per ripensamento o per cercare un approccio migliore per convincerla ad ascoltarlo, illudendosi però che quel gesto passasse inosservato.
La vide colpire con il dorso della propria mano il suo polso e subito dopo gli sferrò un calcio nel bel mezzo del torace sino a fargli perdere l'equilibrio. Spinto dall'urto, volò per qualche metro lungo il corridoio di case, finendo per cozzare con un lamento la schiena contro un muretto di pietre.
Lei lo raggiunse con i pugni stretti, sentendo la rabbia montarsi lungo il petto, lo osservò sollevarsi a fatica avvertendo la propria respirazione difficile e lo sterno dolorante, mentre rimaneva poggiato ad un palo di metallo che una volta illuminava la strada di notte, e solo dopo qualche lungo secondo provò a rimettersi completamente ritto facendo peso su un fucile finito lì chissà come.
Lo colpì, e l'ennesima sferzata glielo fece sfuggire di mano, la gomitata in pieno stomaco lo ricacciò al suolo, obbligandolo a sputare un grumo di sangue salitogli sino in gola.
Ricadde a terra ansimando e decise, sotto suo intimidatorio consiglio, che la cosa migliore in quel momento fosse rimanere lì. Se avesse mosso soltanto un altro dito ci avrebbe rimesso qualche osso.

"Stai calma, per piacere." Biascicò sentendo il sangue impastargli la lingua e colare lungo il collo sino al colletto ormai lercio della camicia a quadri blu.

"L'avevi detto anche quella volta, quando tentai la prima volta a scappare e avevi finito per darmi un colpo in testa." Ricordò fredda continuando a squadrarlo dall'alto.

Ricordò che quel tentativo di rassicurarla fosse stata un'idea di Salvo, e avrebbe voluto spiegargli che quella volta era sotto effetti di allucinogeni, ma non poté soffermarvisi troppo e rimase a osservare con occhi fradici per la pioggia gli stivali che gli stavano di fronte, dove faceva bella mostra di sé una macchia scura del suo sangue.

La strega e il chirurgoWhere stories live. Discover now