La prima uscita.

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Il giorno dopo, erano tutti belli vispi, anche mio fratello che non era un tipo mattiniero quando si trattava di non andare a lavorare. Io ero uno zombie, avevo dormito pochissimo ed ero stata svegliata, o meglio buttata giù dal letto da un Rufy entusiasta della giornata che gli si prospettava davanti.
Tre cose odio: dormire poco, le persone mattiniere e chi mi parlava appena sveglia.
La combinazione di quelle tre cose insieme l’avevo davanti agli occhi.

“Dai Alex, alzati dal letto.” Mi scuoteva insistentemente il capitano dei cappello di paglia.

Fui veloce a prendere una mia scarpa e lanciargliela addosso. “Sta’ zitto di prima mattina!” Esclamai mandandolo fuori dalla mia stanza a suon di scarpe.

Peccato però che nonostante avessi una buona mira e lo riuscissi a colpire non gli facevo niente e non solo, una mia scarpa colpì la capoccia del chirurgo che si era ritrovato per sbaglio nella sua traiettoria.

Ma è possibile che si trovi sempre in mezzo ai piedi?

Alzai subito le mani in alto appena il suo sguardò mi linciò. “È stata colpa tua. Ti sei messo tu in mezzo.” Dissi sperando che non riaprisse una Room.

Non voglio morire di prima mattina.

Per fortuna così fu e se ne scese sotto, anche Rufy sorriso soddisfatto scese sotto ed io li seguì di controvoglia, sarei volentieri tornata a letto se mio fratello non mi avesse chiamata a scendere.

“Buongiorno fiorellino.” Il cuoco mi venne quasi addosso donandomi una margherita che di sicuro aveva raccolto dai vasi in veranda.

Improvvisamente gli vidi sanguinare il naso, all’inizio lo guardai confusa poi notai i suoi occhi posati sul mio corpo scopeto.
Nella foga di ammazzare Rufy mi ero scordata di aver dormito con solo l’intimo addosso.
Usop e Sabo arrossirono nel vedermi girando subito lo sguardo.

“Buongiorno un cazzo.” Risposi io con molta gentilezza fregandomene dei loro sguardi.

Quanto è bello essere gentili con la gente.

Mentre mi avviavo in cucina mi passai entrambe le mani sulle cosce grattandole e lamentandomi contro una maledetta zanzare che stanotte aveva usufluito del mio sangue, appena varcai la soglia vi trovai il tizio a cui era arrivata una mia scarpa in testa intendo a farsi un caffè. Anche lui mi fissò, ma diversamente dagli altri lui non reagì in nessun modo, anzi mi squadrò dalla testa ai piedi soffermandosi poi sui i tatuaggi che ricoprivano parte del mio corpo.
Sulla coscia sinistra vi era una giarrettiera rossa con dettagli in pizzo con un fiocco nero, sotto di essa un’ancora circondata da un nastro blu con dei fiori colorati, accanto avevo tatuato una piccola luna che si collegava al tatuaggio del sole di mio fratello. Sotto ai due tatuaggi vi era una frase di una canzone di Tiziano Ferro: Crollare davanti a tutti e poi sorridere.
Al di sotto del ginocchio vi avevo tatuato un cuore avvolto dalle fiamme e sotto di esso due mani che tenevano una rosa.
Invece nell’altra coscia vi era un’altra frase: Devi morire un paio di volte prima di iniziare a vivere davvero.
Al di sotto vi era un pugnale attorcigliato tra i rovi di una rosa; sotto al ginocchio vi era un acchiappasogni e sotto di esso una frase di una canzone di Mostro: Ho l’aspetto di un perdente ma ciò il cuore di un guerriero.
Invece sul petto, sotto al seno vi era il tatuaggio di una farfalla simile a quella di Harry Styles. Infine delle ali d’angelo chiuse ricoprivano l’intera mia schiena.
Le uniche parti del mio corpo a non aver tatuaggi erano il dietro delle gambe e le mani.

“Vuoi continuare ad ammirarli o ti sposti da li?” Chiesi infastidita.

Tu la gentilezza non sai cosa è.

Mi fissava tenendo in mano la tazzina del caffè con aria assonnata, infatti subito dopo portò la mano libera alla bocca per sbadigliare. “Sei fastidiosa ragazzina.”

La strega e il chirurgoWhere stories live. Discover now