Ragazzina impaurita.

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Cinque anni fa.

-Lasciala, ti prego.

Ero nuda, inginocchiata a terra e avevo dolori atroci alla mia intimità e su tutto il corpo, dal seno in giù.
Non riuscivo ad utilizzare il miei poteri, mi sentivo debole come se in quella casa ci fosse della verbena.
Un uomo era davanti a me, mi sorrideva in un modo da far pure invidia al sorriso di Doflamingo, alle sue spalle all'impiedi c'era Brenda, teneva fra le mani la pistola dell'uomo, gliela stava puntando contro.

L'uomo si allontanó da me e si avvicinò a lei. "Ragazzina, metti giù la mia pistola." Le ringhiò contro.

Brenda con la mano tremante continuava a puntargliela. "Devi lasciarci andare. Sono due giorni che ci tieni chiuse qui dentro, non siamo dei tuoi giocattoli."

Lei era coraggiosa, più di me in quel momento che la fissavo spaventata mentre me ne stavo seduta in un angolo con le gambe al petto.
Quell'uomo dalla capigliatura bionda e disordinata, ci aveva rapite due giorni fa dall'università, si era avvicinato a noi con affare disinvolto sembrava essere un professore ma quando gli fummo vicine lui ci tappò la bocca con dei fazzoletti imbevuti di sonnifero.
Utilizzare i miei poteri fu inutile anche dopo che mi risvegliai in quella catapecchia, possedeva sicuramente della verbena coltivata o non si spiegava il perché io non riuscissi ad utilizzare la mia magia o il controllo del fuoco.

"Non voglio lasciarvi, siete belle e preziose per me." Ghignò sadico l'uomo, passando una sua mano sporca del mio sangue su quei vestiti anni settanta.

"Non mi lascia altra scelta allora." Con più decisione impugnò la pistola, mirò all'uomo e sparò.

Peccato però che l'uomo fu più veloce di lei, prese me per un braccio e mi mise davanti a lui, il proiettile mi colpí alla spalla sinistra.
Urlai dal dolore mentre l'uomo rise di gusto vicino al mio orecchio.
Mi vennero i brividi, mi sembrava di essere finita su Dressrosa, quell'uomo assomigliava dannatamente a Doflamingo, ed io ero come Trafalgar Law, impotente.
Quanto capivo adesso quel ragazzo.

Mi lancio contro il pavimento ai piedi di Brenda.

"Alexia, scusami!" Sussurrò in preda alle lacrime.

Mi misi a sedere sulle ginocchia e la fissai portandomi la mano destra sulla ferita cercando di fermare il sangue. "Non sentirti in colpa."

Non riuscivo neanche a parlare, il dolore era troppo forte.
S'inginocchiò accanto a me e mi abbracciò. Entrambe eravamo distrutte sia fisicamente sia mentalmente.

"Voglio che quest'incubo finisca." Disse al mio orecchio.

"Stupide ragazzine. Smettetela di piagnucolare."

L'uomo ci separò, prese Brenda per i capelli e la spinse contro il muro, girandola poi verso di lui in modo che il suo viso si scontrasse con quello di lei.

"Volevi spararmi eh."

Fu lui a puntarle la pistola alla fronte.

"Lei è un coglione."

Lo colpì con una testata, ma lui sembrò non farsi niente mentre a lei invece iniziò ad uscire un rivolo di sangue che gli andò a coprire l'occhio destro.
Mentre loro parlavano dandomi le spalle io mi ero alzata e un po' barcollante mi ero avvicinata a loro, nella mano destra tenevo una mazza da baseball; mi chiedevo cosa ci facesse lì dentro dato che la casa era sprovvista di mobili ma mi sarebbe stata abbastanza utile nonostante tutto.

La strega e il chirurgoWhere stories live. Discover now