Nuove scoperte.

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Pov Alex

24 agosto.
Erano passati due giorni da quando io e mio fratello erano scappati via dalla nostra casa lasciando nostro padre e i sei pirati ad affrontare la strega del ghiaccio.
Da quella sera noi ci riifugiammo nell'ultimo posto, a detta mia, dove papà ci potesse trovare, anche perchè fu l'unico posto che mi venne in mente ed eravamo dall'altro capo dell'italia, in una baita nelle Alpi.

Si avevo abbandonato la mia amata e calda Sicilia per andare a prendere freddo alle Alpi.

Ma chi te lo ha fatto fare?

Mia madre...

Volevo andarmene il più lontano possibile da mia madre e quale miglior posto se non la vecchia tenuta di famiglia, dove avevamo passato la maggior parte della nostra infanzia? Non andavamo in quel luogo da quando la madre di nostro padre, non chè colei da cui io avessi ereditato il controllo sull'elemento del fuoco, era morta.
Ben dodici anni erano passati e tutto ciò che ci circondava era andato in malora.
Il giardino che una volta avevo visto fiorito e pieno di colori di quei fiori, che con tanto amore la nonna aveva coltivato per anni, erano morti lasciando spazio adesso a rovi ed erbacce. Anche le diverse giostre in legno dove da bambini avevamo passato giornate intere erano state distrutte dal tempo.
La casa della nonna era nelle stesse condizioni, stava cadendo a pezzi.
Michael quando arrivammo dovette stare per più di dieci minuti a fissarla, non riconoscendola; se la ricordava più grande ma dovette ricredersi appena io gli spiegai dove ci trovassimo.
Una cosa, però, in quel posto non era stata toccata dal tempo come se protetta da chissà quale barriera o incantesimo, vicino alla casa, sotto ad un grande salice piangente vi era una tomba, pulita e lontana dalle intemperie del tempo.
Era la tomba di nostra nonna ed io ero lì da quando eravamo arrivati.
Avevo passato tutto il mio tempo, immersa nei pensieri e vegliando su di essa, sperando che come quando ella era in vita potesse coccolarmi e sostenermi; volevo ancora una volta provare il calore che quelle braccia riuscivano a donarmi ogni volta che correvo da lei.
Tutto ciò che Diana non faceva nei miei confronti lo faceva la nonna: lei mi aveva dato quell'amore che solo una madre poteva donare, mi coccolava, mi raccontava le storie prima di andare a dormire. Mi aveva insegnato a cucinare e a cucire, e soprattutto mi aveva allenata ed insegnato a prendere controllo del fuoco ed è grazie a lei se riesco almeno un po' a controllarlo.

"Devi concentrarti piccola. Devi sentire il tuo fuoco ardere." La nonna era lì davanti a me.

Bella, come sempre. I capelli rossi raccolti in uno chignon ordinato, i soliti occhiali da vista posati sul naso e le labbra costernate da un rossetto color carne.
Un vestito turchese anni 50 con motivi floreali le fasciava il corpo magro e delle ballerine del medesimo colore le coprivano i piedi.

Assunsi una smorfia di dolore. "Nonna mi brucia la mano." Mi lamentai con voce stridula.

"Tranquilla, è tutto ok. Rilassati e vedrai che non ti brucierà."

Provai a farlo sentendo la voce della mia coscienza che in futuro avrei chiamato Kiby, incoraggiarmi a tranquillizzarmi.
Dopo vari secondi non avvertì più la mia mano bruciare, l'osservai meravigliata.
C'ero riuscita, sulla mia mano c'era una fiamma e non sentivo dolore.

"Brava piccola." Mia nonna si era avvicinata sorridendomi soddisfatta. "Adesso prova ad inforder la fiamma su tutto il braccio."

Annuì, e ci provai.
All'inizio avvertì come il polso mi iniziò a bruciare ma provai a non farci caso lasciando che il fuoco avvampasse tutto il mio piccolo braccio.

"Brava continua così." La vidi chinarsi alla mia altezza e quando il mio braccio fu tutto ricoperto dalle fiamme riprese a parlare. "Adesso concentrati e prova a colpire quel tronco laggiù."

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora