Capitolo 9

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Rullo di tamburi: doppio aggiornamento! Prima di sclerare se non aggiorno, leggete l' "angolo autrice" alla fine del capitolo.

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Sono a casa del mio fine.

Mi sento profondamente in imbarazzo, non so cosa mi prende. Sarà perché non ci parliamo da quel mio maledetto azzardo!

Suono al campanello e dopo nemmeno un minuto mi viene ad aprire il padrone di casa, nonché mio nuovo insegnante di recupero.
È vestito con una tuta grigia che ha, per mia sfortuna, dei pantaloni che gli ricadono sui fianchi in un modo così sexy, che sono costretto a distogliere lo sguardo dal suo punto A, per non rimanere imbambolato.

Louis Tomlinson, un po' di contegno, non dimenticarti il tuo scopo (eh, scopo... BASTA! sono incorreggibile).
Maledizione a me e alla mia sessualità!

Per quanto riguarda la parte superiore posso vedere un maglione dello stesso colore della parte inferiore che reca la scritta del nome del nostro liceo con la maniche arrotolate che mi danno possibilità di scorgere sul polso un tatuaggio di un'ancora.

Io, in confronto, sono messo molto male: ho degli skinny jeans blu con delle bretelle a tenerli su e dei risvoltini, come facevo un tempo. Ad accompagnare il tutto, un paio di vans rigorosamente bianche (regalo di Dan) e una maglietta a righe bianche e blu in stile marinaresco.

Ci diamo almeno 15 secondi per osservarci e come se non l'avessi notato si mette a mordere il labbro inferiore. Diventa rosso ciliegia e gonfiato leggermente sotto il mio sguardo famelico.

Alla faccia di un tic!

Come se non bastasse io faccio lo stesso, impossibilitato a controllarmi... anche lui pare accergersene, perché poi alza lo sguardo e lo incatena al mio.

Un prato in un oceano, strana combinazione...

A rompere quell'atmosfera, satura di tensione, arriva una signora sulla cinquantina: raggiungendoci alla porta, da cui non ci eravamo mossi di un millimetro, si presenta come: "Ciao! Sono Anne, la madre di Harry. Tu sei un suo amico?". 

Ringrazio mentalmente Anne, e, da persona educata, quale sono, dato che il figlio non dà cenni di vita rimanendo concentrato sul mio viso, rispondo con un sorriso: "Buon pomeriggio, signora! Sono un compagno di classe di suo figlio -non ci penso nemmeno a dirle che siamo amici, tanto meno nomino il figlio con il suo nome- che ha accettato di aiutarlo per scuola, in cambio di sue ripetizioni per altrettante materie. Comunque mi chiamo Louis."

Mi sembra di aver fatto il quadro della situazione anche per ciò che ci attende per la giornata, quindi le porgo la mano e gliela stringo; prima di staccarmi mi tira per un braccio (una caratteristica di famiglia?!) e mi abbraccia: "Allora sei tu Louis?! Benvenuto a casa nostra!".
Ignoro la prima esclamazione, e mi sento abbatanza strano...

È così accogliente, mi sembra di essere essere nella mia, di abitazione!

Dopo solo un paio di minuti ci stacchiamo e decido di girarmi verso il figlio, che è rimasto ad osservare la scena immobile e imbarazzato, probabilmente, dall'intervento della mamma. Si riscuote dai suoi pensieri, che cerco di capire. Anche dopo un'abbastanza attenta analisi, i suoi lineamenti non fanno trasparire altro.

Mi afferra per un braccio e sussulto a quel contatto provocante sensazioni che coinvolgono tutto il mio corpo sorprendentemente; liquida la parente con una frase sbiascicata della serie: "okay, presentazioni fatte, lasciaci da soli, e non importunarlo più! Poi ti spiego".

Spiegare cosa? Perché sono venuto? E dire che pensavo fossi stato chiaro nell'esposizione!

Mi trascina letteralmente sulle scale fino ad una porta in fondo al corridoio bianca. Non ho tempo di registrare altre informazioni sulla "location", che mi trascina attraversoa stessa porta bianca, in una stanza, che deduco essere la sua da letto.

Amore in borghese ›› Larry StylinsonWhere stories live. Discover now