Capitolo 59.

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 8 anni dopo. Circa.


Mi sveglio di soprassalto, la sensazione dell'incubo ancora sottopelle, negli occhi e nelle orecchie.

Il battito che rimbomba, acuto, aspro, ricordandomi che non importa quanti anni passano, ma quei ricordi non si cancelleranno mai dalla mia testa.

Ci ho provato, per un po', ma l'idea di aprirmi con un'estranea non mi ha mai fatto fare i salti di gioia e, non vedendo risultati, ho smesso, ma sono contenta così.

Sarò masochista, ma non voglio dimenticare, è la mia croce, il peso che voglio portarmi addosso fino a quando non esalerò l'ultimo respiro, perché sono quei ricordi che mi tengono ancorata alla realtà.

A volte mi sembra che lui non sia nemmeno mai esistito, che sia stato uno stupido scherzo della mia testa e che non mi abbia nemmeno mai sfiorata con un dito, ma poi ci sono gli incubi e allora so, ho la certezza, che lui c'è stato davvero.

È il dolore a ricordarmi che lui non è stato una mia fantasia, che Jeff non è un'allucinazione della mia mente malata.

A volte presa dallo sconforto, mi dico che ho scelto il migliore amico sbagliato, che, se avessi continuato a stare con Jeff, tutto sarebbe andato in maniera diversa, perché, di sicuro, non mi avrebbe mai abbandonato nel momento del bisogno come invece ha fatto lui e che mi amava, a differenza sua.

Resto immobile nel letto, con lo sguardo a osservare il soffitto che riesco a intravedere grazie alla luce che filtra dalle tende.

Mi concentro sul respiro dell'uomo accanto a me e spero che dorma, anche se lo so che non lo sta facendo. Finge di essere tra le braccia di Morfeo, anche se è stato il mio respiro irregolare a svegliarlo, il mormorio sommesso. Tiene gli occhi chiusi, perché sa che non risponderò a nessuna delle sue domande. Ci ha provato a farmi parlare, ma dopo l'ennesimo tentativo l'ho scansato in malo modo e gli ho urlato addosso di lasciarmi stare.

Fingiamo di non accorgerci che l'altro è sveglio, ma siamo perfettamente consapevoli che sia così. Lui lo sa. Io lo so. E sinceramente sono contenta che abbia smesso di fare domande, a cui non vorrò mai dargli una risposta.

Ogni volta che mi capita di fermarmi da lui dopo che abbiamo fatto sesso, la storia si ripete: mi addormento per la stanchezza accumulata e poi sono gli incubi a riportarmi alla realtà poche ore dopo; mi sveglio, fingo di non accorgermi che lo sia anche lui e me ne vado.

Jeremy è una delle mie puttane, un ex agente dell'unità speciale dell'FBI, incaricato per lo più di nascondere sotto il tappeto tutti quei problemi che il Governo non vuole che saltino fuori. Ha dimostrato il suo valore fin da subito ed è stato il mio insegnante di Krav Maga quando ne ho avuto bisogno.

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