Capitolo 4.

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«Ciao Amy

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«Ciao Amy.»

Il mio nome sussurrato dalla sua voce mi fa rabbrividire. Scivola dalle sue labbra in maniera così naturale, da stordirmi. Nella mia mente si delinea il viso di un uomo: capelli scuri; occhi neri penetranti e labbra belle piene, la barba di qualche giorno; alto, le spalle larghe, il fisico asciutto e... forse è meglio se la smetto, perché quello che mi sto immaginando mi piace. Troppo.

Mi mordicchio un labbro, perché, dannazione, avrei voglia di sentire il suo tocco addosso e non solo il suo sguardo.

E in teoria è un mio parente, merda.

La curiosità mi divora, perché vorrei vederlo, constatare se con la fantasia ci sono andata anche solo vicina.

O per smentirla, sarebbe meglio.

Sfrego i polsi sulle corde che me li tengono legati e constato che Arnold è stato meno attento di quanto avrei sperato: ha stretto poco e il pezzo di corda libero mi permette di cominciare a giocare con il nodo, che potrei riuscire a sciogliere.

«Volevi così tanto parlarmi e adesso te ne stai zitta?»

E tu dovresti proprio smetterla di parlare, perché la tua voce è un attentato agli ormoni. Mi stanno chiedendo pietà.

Il che è piuttosto ironico contando che non è una reazione da me e non ho nemmeno idea di che grado di parentela ho con quest'uomo. O sto impazzendo, o il mondo si è decisamente capovolto. Chi avrebbe immaginato che il parente lontano non fosse un uomo in là con gli anni per cui potevo essere la nipotina? Perché dalla voce non può avere più di trent'anni, nonostante sia forte e maschile. O forse è solo il mio subconscio che lo vorrebbe talmente tanto da convincersi.

«Mi piace guardare negli occhi la persona con cui parlo» un sorriso impertinente si forma sulle mie labbra.

Lo sento sbuffare. «O parli, o me ne vado.»

Il suono di un paio di passi mi costringe a fermarlo. «Ero solo curiosa di conoscerti. Ti ho sentito nominare così tante volte, che volevo darti un volto, ma a quanto pare non è possibile» faccio spallucce.

«Pensavo fosse una cosa importante, Amy. Vieni qua, metti ko un cliente abituale, chiedi di me e tutto solo per vedermi?»

Perché messa a questo modo sembra una cosa patetica? Mi chiudo un po' in me stessa, perché effettivamente mi rendo conto di essermi comportata come una ragazzina, ma pretendo di avere delle risposte. Credo di essere stata all'oscuro di troppi dettagli della mia vita e, adesso che lo so, non riesco più a stare ferma con le mani in mano.

Passo per pazza? Non mi interessa. Rev può pensare quello che vuole.

In fin dei conti credo che sia nel mio pieno diritto sapere tutto ciò che mi riguarda, o sbaglio? È lui quello che ha costretto Arnold, un suo tirapiedi, a legarmi e bendarmi solo perché non vuole farsi vedere.

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