Capitolo 52.

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I giorni si sono susseguiti l'uno all'altro, accavallandosi ed è passata una settimana senza che nemmeno me ne rendessi conto

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I giorni si sono susseguiti l'uno all'altro, accavallandosi ed è passata una settimana senza che nemmeno me ne rendessi conto.

La temperatura è sempre mite, ma dicembre si porta appresso la sensazione che il Natale si stia avvicinando. I negozi cominciano a esporre articoli natalizi, le luci campeggiano sui tetti delle abitazioni e piano piano le vie della città si illuminano a festa.

Ho sempre amato il Natale, è un periodo nel quale non riesco a smettere di sorridere e lo faccio anche in mezzo alla strada a dei perfetti sconosciuti.

Questi giorni sono stati abbastanza impegnativi, soprattutto perché ho cercato di impegnarmi davvero nelle lezioni di Krav Maga e con la pistola, anche se devo ammettere che sono più brava a sparare che a prendere a pugni Aaron. Il motivo è sempre lo stesso, stupido e insensato, soprattutto perché ormai avrei dovuto farci l'abitudine alla sua presenza e invece la subisco ancora come un'idiota. Quando sparo, invece, riesco a dimenticarmi della presenza alle mie spalle e tutto si annulla.

Università, studio, Krav Maga, poligono, amici, Aaron.

I miei giorni sono stati più pieni che mai, ma tutto questo mi fa sentire così viva, che non riesco a smettere di tenermi in movimento.

Per fortuna. Perché, quando mi fermo, mi rendo conto che ogni momento che passo con Aaron porta su di sé un'ombra che mi terrorizza: il ti amo che gli sussurrerei a ogni gesto carino, a ogni momento intimo. So che è troppo presto, continuo a ripetermelo nella testa, ma quello stronzo sembra volermi uscire dalla bocca senza il mio consenso.

C'è anche un altro problema che mi preoccupa o, meglio, che non abbandona la testa di Aaron: Jeff non si è ancora fatto sentire e questo dettaglio sembra farlo impazzire. Continua a ripetere che vorrebbe andare da lui, parlarci, vedere di superare questo momento di stallo, perché non riesce davvero a credere che tutto si possa essere ridotto a un silenzio assoluto dopo quello che hanno passato insieme.

Non posso biasimarlo e ormai non mi interessa più che Jeff non mi abbia mai risposto, ma è l'idea che Aaron sia così in pensiero a preoccuparmi. Capisco che non ha senso che mi metta in mezzo, che rischierei solo di peggiorare la situazione, ma vorrei trovare una soluzione per l'uomo che amo, che sembra non sopportare questa lontananza.

Sto camminando verso casa, le lezioni per oggi sono finite e ho deciso di farmi una passeggiata per concedermi un po' di tempo con me stessa, prima di leggere un buon libro e poi raggiungere Aaron per la nostra solita lezione.

Il telefono squilla e accetto la chiamata con un sorriso.

«Ehi, tutto bene?»

«No,» il tono della sua voce sembra provenire dall'oltre tomba.

«Che succede?» i miei passi si bloccano sul marciapiede e il cuore comincia a martellarmi nel petto.

«Devo andare da lui, Wendy.»

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