Capitolo 35.

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Sento di avercela tra le braccia ancora prima che il mio cervello si colleghi del tutto

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Sento di avercela tra le braccia ancora prima che il mio cervello si colleghi del tutto.

Avverto il peso del suo corpo sul mio e la sua presenza addosso.

È inspiegabile, quanto a ogni secondo che passi la mia testa recepisca sempre più dettagli: la mia pelle a contatto con la sua; i suoi capelli che mi solleticano il mento; il suo profumo che mi avvolge le narici; il calore del suo corpo che sembra fondersi con il mio.

Sapevo che fosse una pessima idea dormire con lei, che l'effetto che il suo corpo ha su di me, mi avrebbe portato a compiere un gesto stupido, come finire per abbracciarla con il naso perso tra i suoi capelli.

È che... in questo momento sembra così giusto, la pace nella quale sono precipitato è così inebriante da creare assuefazione. Non succederà niente se mi godo tutto questo ancora per qualche secondo, no?

Non brucerò meno tra le fiamme dell'Inferno, se rimango qua ancora un po' con lei.

Affondo il naso nel suo collo e prendo un profondo inspiro, lasciando che il suo profumo raggiunga ogni singola particella del mio corpo. Se devo godermi questo momento, l'ultimo che mi concederò, tanto vale che lo faccia fino in fondo.

Scusami, George.

«Coerente, che tu mi dica di starti lontano e poi mi annusi come se ti piacesse avermi tra le braccia.»

Sussulto, perché non mi ero accorto che fosse sveglia, non c'è stato un singolo movimento da parte sua, che mi abbia fatto intuire che lo fosse.

Mi maledico, perché non avrei dovuto cedere ai miei istinti, perché non avrei mai voluto che lo sapesse. Non vorrei che si illudesse e credesse di avere una possibilità.

«Non cambia niente» sussurro, la voce arrochita dal sonno che mi impasta la gola.

Ridacchia. «Se lo dici tu.»

«Credevo dormissi.»

«Ci speravi, vero? Almeno avresti potuto fingere che di me non ti importa e continuare la tua farsa.»

Grugnisco. «Ti preferisco quando dormi, parli meno.» Dovrei allontanarmi da lei, mettere più distanza possibile tra i nostri corpi, ma non riesco, non ne ho la forza, anzi, le mie dita traditrici si insinuano sotto l'orlo della sua maglietta e le accarezzano la pelle liscia attorno all'ombelico. Percepisco chiaramente sotto i polpastrelli la sua pelle incresparsi per i brividi.

Come posso sperare che mi creda, se mi dimostro essere così incoerente? A parole dico una cosa, ma i miei gesti fanno pensare a tutt'altro e non riesco nemmeno a smettere.

«Siamo in vena di complimenti stamattina, eh?» ridacchia, beandomi l'udito e il cuore.

La sua mano scivola sul mio braccio, che accarezza in punta di dita, facendomi rabbrividire.

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