(41) 5.Tu sei il Tuo Inferno

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«Ho capito a quale girone infernale appartengo» affermò Donovan, stravaccato sul divano di pelle rossa, nel salone dell'appartamento di Dana all'inferno. Premette un nuovo tasto sul telecomando stretto nella mano sinistra e con lo sguardo perso davanti al megaschermo della tv al LED, continuò: «Gli ingordi dei multicanali e delle piattaforme streaming.»

Alle sue spalle con le braccia incrociate sul petto, Zec lo osservò sbuffando. Per quanto volesse scaricare la responsabilità su di lui, sapeva che la colpa per quella situazione era solo sua.

Erano passate due settimane dalla loro fuga dall' Istituto Reicdleyen, grazie al suo accordo con sua sorella demone, e nessuno di loro pareva intenzionato a trovare un modo per tornare al loro mondo e alle loro vite normali.

Perfino Betty, di solito la più assennata tra loro, era stessa accanto a Donovan, intenta a scompigliargli i capelli biondo scuro con una mano e a pescare sul fondo di un cesto di plastica giallo con l'altra. La luce dello schermo si rifletté sui loro visi svogliati, mentre passavano in rassegna tra le varie possibilità di show da seguire.

Zec era sorpreso solo in parte da quella visione. Tutto era iniziato dopo i primi tre giorni arrivati nella residenza infernale di Dana. In principio volevano tutti riposarsi un po', godersi gli ultimi scampoli d'estate, poi era cominciata la degenerazione. Era ovvio che quell'inferno – qualunque versione fosse – avrebbe avuto un effetto negativo su di loro, ma credeva che i suoi amici fossero abbastanza forti da resistere.

Come ormai ripeteva da giorni, fece un tentativo. Aggirò il divano e andò a sedersi sul lato libero accanto a Donovan.

«Ehi, voi due, non siete stufi di stare qui?» domandò, strattonando il gomito all'amico.

L'altro emise un verso simile a un grugnito, scuotendo la testa.

«Avete già visto ogni episodio di ogni possibile serie tv, vecchia e recente; ogni film prodotto negli ultimi cinquantacinque anni; persino qualche reality e voi li odiate» sbottò Zec esasperato. «È arrivata l'ora di staccarvi da questo divano e da quel televisore.»

«Non fare il guastafeste» replicò Betty, senza nemmeno guardarlo in faccia. «Vogliamo solo passare del tempo insieme, tranquilli, io e il mio ragazzo.»

Zec si alzò spazientito e rassegnato. Gli era ormai chiaro che nella sua dimensione infernale, Dana poteva far leva sul desiderio più profondo dell'animo e amplificarlo fino a farlo diventare una condanna. E da solo non poteva combattere la voglia smisurata di Betty e Donovan di passare la loro prima estate da fidanzati, negata dalla reclusione nell'istituto psichiatrico.

Girò ancora intorno al divano e si avviò verso l'uscita del salone.

«Aspetta Zec» lo richiamò Betty.

Lui si voltò con un barlume di speranza.

«Ci porti altri popcorn? Questi sono finiti.»

Zac la osservò una frazione di secondo sventolare alle spalle il cesto vuoto e decise di ignorarla. Camminò nel lungo, interminabile corridoio, sospirando. Dana aveva dato loro pieno accesso alla sua villa e assecondato ogni richiesta ed era stato il primo errore in cui erano caduti. Anche lui aveva trascorso qualche giorno nell'ozio, con dei passatempi, condividendo la voglia degli altri di divertirsi, ma poi si era risvegliata la noia. Il desiderio di tornare alla vita di tutti giorni e il problema principale della Bocca dell'Inferno si era fatto un pensiero sempre più insistente, ma sembrava esserlo solo per lui.

Sentì dei versi provenire dalla camera alla sua destra, si diresse davanti all'uscio e scoprì una palestra attrezzata di ogni genere di strumento per allenarsi. Pertiche e parallele alla parte nord; tapis-roulant per la corsa a quella sud; una fila di bilancieri e panche per il sollevamento pesi sparsi un po' ovunque negli spazi restanti. Non era così strano, ma era certo che quella stanza non fosse presente fino al giorno prima.

Il Gioco del Branco | ASBDI Stagione 2Onde as histórias ganham vida. Descobre agora