(37) 1.Estate Sprecata per la Mente Addormentata

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Sospirando, Betty appoggiò il mento sui palmi. Seduta nella sala intrattenimento, con i gomiti sul tavolo, osservò attraverso le lenti degli occhiali l'immagine allettante del giardino davanti a lei. Il vetro delle porte di sicurezza la separava dall'esterno e il sole spargeva luce e calore nella triste e deprimente stanza dell'istituto psichiatrico Reicdleyen.

«La vita fa schifo» disse in un sussurro.

Era prigioniera in quel luogo per una colpa non commessa. Il tentato omicidio di Elliott Summerson con una falce era stato evitato grazie al suo intervento e dei suoi amici, e non opera loro come erano stati accusati. Avevano provato a raccontare la verità, ma il risultato era stato il ricovero forzato in quella struttura.

Tre mesi. Tre lunghi e interminabili mesi a dover parlare con dottori e fare sedute di gruppo, per essere stata sincera e aver combattuto ogni sorta di stramberia e orrore che Elliott aveva ricreato nel mondo reale con i suoi poteri psichici.

E non si era trattato di tre mesi qualunque. Aveva perso l'intera estate rinchiusa un quel posto.

«Le vacanze migliori gettate nel water» sospirò di nuovo. Non aveva neanche più la forza di arrabbiarsi.

«Non abbatterti, non possono trattenerci qui dentro ancora a lungo» le disse Donovan con un sorriso, seduto alla sua destra, un tavolo distante dal suo. «Recupereremo il tempo perduto.»

Lui era un'altra ragione per cui era così depressa. Aveva un fidanzato spiritoso e carino, aveva fatto centinaia di programmi per loro quell'estate, che sarebbe stata la loro prima insieme come coppia. Invece erano riusciti a vedersi a stento: solo quando avevano una seduta di gruppo, oppure a quella distanza nelle ore di ricreazione in quella stessa stanza. Ovviamente con infermieri a fare la guardia in modo non ci fossero contatti troppo ravvicinati

I medici e i loro genitori erano convinti che la loro "situazione" peggiorava quando erano in gruppo, così era stata anche allontanata dai suoi unici veri amici.

Michelle entrò nel suo campo visivo, la loro stessa divisa da internati – maglietta a maniche corte e pantaloni della tuta – troppo stretta per la sua stazza, le mise in evidenza la carne quando si sedette alla sua sinistra, tenendo la stessa distanza di Donovan.

«Ho incrociato Zec» disse senza guardarla in faccia. «Sta arrivando e ci sarà anche Billy.»

Betty si voltò di scatto nella sua direzione. «È sveglio?»

«No, lo hanno preso a forza dal letto» le rispose.

La ciliegina sulla torta della reclusione al Reicdleyen era stata la caduta improvvisa e inspiegabile di Billy in stato catatonico. Anche se odiava ammetterlo, Betty lo reputava l'unico responsabile del guaio in cui si trovavano e anche il solo in grado di tirarli fuori con le sue doti, se non si fosse chiuso in se stesso dall'esatto instante in cui avevano messo piede lì.

Zec entrò nella sala, passò davanti a loro tre, con il pollice destro indicò dietro di sé e prese posto nella poltrona alle sue spalle.

Due infermieri in divisa bianca reggevano Billy per le braccia e lo trascinarono nell'angolo opposto al loro, dietro un lungo tavolo in legno bianco. Lo fecero sedere e si sistemarono a pochi passi da lui.

Betty si girò. L'amico aveva lo sguardo fisso al muro, anche se si capiva chiaramente che non vedeva ciò che aveva di fronte. Era perso in chissà quali pensieri. Osservandolo in quello stesso stato, più di una volta, aveva temuto si fosse in qualche modo ricongiunto alla sua identità principale, costringendoli a rimanere bloccati nell'istituto per sempre. La sua parte logica però le suggeriva che se cosi fosse stato, Billy sarebbe dovuto scomparire o qualcosa del genere.

Il Gioco del Branco | ASBDI Stagione 2Where stories live. Discover now