Into the wrinkle of time

Wrinkle of time

I mesi passarono svelti, l'inverno fece spazio alla più calda primavera, Hermione, Severus e i Malandrini avevano passato l'esame di Smaterializzazione, i voti di Hermione, senza il professor Snape ad abbassarle di poco la media, erano tutte E.

La professoressa McGonagall era quella che più ci teneva a farle sapere quanto orgogliosa fosse di lei, non passava istante senza ripeterle che sarebbe stata un'ottima professoressa di Trasfigurazione. E in parte ad Hermione faceva molto piacere, dall'altra... l'errore con la giratempo ancora non l'aveva perdonato a se stessa.

Snape le aveva raccontato meglio della sua famiglia, di Lily, dei suoi primi anni ad Hogwarts. Hermione lo aveva ascoltato ogni volta con orecchie ben attente, pendeva dalle sue labbra tant'è che quando Snape chiese a lei di raccontargli qualcosa di sé, si sentì tremendamente sciocca e banale, soprattutto per come gli raccontava asetticamente della sua vita, ma purtroppo doveva star bene attenta a ciò che gli rivelava ed era difficile lasciarsi coinvolgere dal discorso se dovevi continuare a mantenerti lucida per non farti scappare dettagli sul futuro.

Severus, però, non aveva avuto affatto quell'impressione: l'ascoltò con attenzione ed interesse, appuntandosi mentalmente ogni particolare.

Snape non era cambiato. Le riserbava piccole attenzioni speciali, ma restava rigido e scostante la maggior parte del tempo.

Eileen Prince ora risiedeva a casa Potter, si era trovata un lavoro in modo da mettere da parte qualche soldo e poter risistemare la casa a Spinner's End.

Tobias Snape era stato fatto arrestare grazie all'aiuto delle conoscenze di Fleamont Potter.

Hermione era consapevole che ciò che avevano fatto potesse essere sbagliato per il futuro, ma non riusciva comunque a pentirsene.
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La prima settimana di aprile, un gufo aveva fatto capolino oltre la sua finestra. Portava con sé quella lettera che una parte di Hermione non avrebbe mai voluto ricevere.

Si diresse nell'ufficio di Dumbledore a testa bassa, rimuginando su quei mesi lì, su ciò che, forse, la aspettava vent'anni dopo, pensò ai mesi che, invece, aveva perso e mai avrebbe riavuto indietro, le sue insicurezze riaffiorarono tutte, una per una, ricordandole quanto fragile fosse la felicità.

«preside» mormorò.

L'uomo la osservò da sotto gli occhiali a semiluna, poi alzò la lettera di Aspellson verso di lei «ho pensato fosse giusto attenderla per aprire la lettera, signorina Granger»

Un moto di tristezza ancor più forte le si diffuse per tutto il corpo, partendo dal cuore che pulsava caldo e forte dentro di sé, come una forte ed inarrestabile bufera di neve. Sentì il suo cuore decelerare, il respiro farsi più faticoso ad ogni inspirazione, la mente affollarsi di mille diversi pensieri. Si conficcò le unghie di una mano nel palmo dell'altra mano, con forza, come se volesse ricordarsi di essere viva. Come se ne avesse un disperato bisogno per ricordarselo.

«la ringrazio» la voce uscì flebile e temeva di vomitare da un momento all'altro e per questo decise che era meglio sedersi.

Dumbledore lesse la lettera a voce alta per entrambi. La Giratempo era pronta e funzionante, dovevano solo ritirarla.

Qualcosa dentro di lei iniziò a morire momento dopo momento mentre il preside le rivolgeva un lungo monologo su come tutto ciò era meraviglioso, su come la sua Giratempo le avrebbe permesso di tornare a casa in un batter d'ali, su come lui avrebbe avuto premura di comunicare i suoi progressi accademici prima di eliminarli dal passato.

Hermione Granger del 1977 iniziava a svanire, doveva tornare ad essere quella Hermione Granger del 1997. Però il suo cuore era qui. Aveva fatto come le aveva detto Euphemia. Non aveva detto a nessuno chi fosse, ma non se lo era nemmeno dimenticato, però si era anche ricostruita una nuova vita qui.