54 Scuse

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Denise attese nell'arena finché Amy non arrivò facendole notare di essere l'unica che mancava all'appello. Denise si scusò, ma prima di andare sentì il forte bisogno di chiederle come fosse il cimitero. Non aveva un buon rapporto con quei posti, erano lugubri e inquietanti. Ammise di essere dispiaciuta e precisò di non voler creare altre difficoltà, ma si domandava se fosse necessaria la sua presenza. Amy esalò un sospiro comprensivo. Quello del Largo dei Caduti non era un semplice cimitero. Era una valle colorata carica di incanto e serenità.

«Vedrai, ti piacerà» le disse stringendole una spalla per darle conforto.

Denise annuì. «E va bene, mi sono convinta» annuì facendo una smorfia.

Poco dopo, quando si trovò davanti al grande cancello bianco, si rese conto di quanto Amy avesse ragione. L'aria era calma e sapeva di lavanda, c'erano alberi dappertutto, le loro foglie viola scendevano a spirale arricciandosi su ogni ramoscello delicato; il prato sottile si interrompeva intorno alle cappelle bianche e il cielo chiarissimo riscaldato da un imponente sole che non lasciava spazio alle ombre, rendevano quel posto un ritrovo incantevole dalle forme armoniche.

Osservava la frase incisa in alto sorretta dai due Angeli di pietra – A line that never ends, una linea che non ha mai fine – quando Amy le diede una spallata amichevole interrompendola. Fino a quel momento non si era accorta di essere rimasta incantata a guardarla. Accelerò il passo unendosi alle altre che camminavano insieme verso il tabernacolo Highborn.

I momenti successivi non furono facili per nessuno dei presenti. Denise vide le due piramidi di marmo senza la punta. Nell'attesa di iniziare, Hope le spiegò che il corpo veniva seduto all'interno di un abitacolo trasparente e posizionato in verticale nella piramide, considerata un simbolo di immortalità e di vicinanza alla dimensione divina di Yahweh. La punta mancante era in realtà un'urna che avrebbe dato inizio al processo di consumazione assorbendo nel tempo le ceneri dall'abitacolo. Il Primo Kimon si avvicinò a Martine sussurrandole qualcosa all'orecchio e lei annuì. Stavano per iniziare. Lui si mosse verso il centro della piazza dove tutti i partecipanti erano disposti a mezza luna.

«Siamo qui oggi, addolorati ancora per la famiglia Highborn. Presa dal mirino dei nostri nemici. Hellen J. Highborn era una brava persona. Un'Ignara che ha avuto la fortuna e l'onore di supportare la nostra causa. Ha corso dei pericoli fin dall'inizio, guidata dall'amore per Alfred, mettendo al mondo la loro piccola Nicole. Beh, non permetterò più che tali atrocità accadano. Hellen era innocente e ha pagato per i nostri crimini. Sì, avete sentito bene, il nostro governo non ha saputo proteggere se stesso, siamo stati ingannati dal nostro stesso Seggio. Norma Gates, la Regina morta durante il subisso a Zeon, è tornata nel mondo dei vivi con un nuovo nome. Viraha! Non è soltanto un'imbrogliona, come molti dei suoi seguaci che si nascondono in mezzo a noi, ma è un'assassina!»

Denise scosse la testa stringendo i pugni lungo i fianchi. Lo sguardo di Martine era pieno di rabbia, pronto a esplodere da un momento all'altro. Cercò di non guardarla voltandosi verso le piramidi bianche, si soffermò su una delle due che portava una dicitura intagliata nella pietra:

"Angelo della luce, figlia del Custode. Che tu sia benedetta."

«Nicole Highborn, eri una ragazza solare, e con un gran senso dell'umorismo. La tua improvvisa morte ha lasciato un gran vuoto in tutti noi. Troppe volte la marcatura è stata violata e questa volta è successo prima ancora che potessimo conoscerti come meritavi. Apprezzarti come solo una vera Highborn sa fare. Che tu sia benedetta, Nicole. Riposa in pace e lascia che la tua gioia e il tuo entusiasmo continuino ad alimentare il tuo ricordo e a brillare negli occhi di un'altra lei. Dalle la tua benedizione, ovunque essa sia.»

La luce stava cambiando in fretta, a ogni parola il sole svaniva dando spazio al blu scuro. Denise guardò il cielo, aggrottò la fronte chiedendosi perché il tempo si stesse guastando a quella velocità.

Martine era crollata in un mare di lacrime poggiandosi sulla spalla di Alison, le si spezzava il cuore a vederla così, voleva raggiungerla quando un lampo riportò il suo sguardo verso l'alto. Un tuono gettò pioggia su di loro come un pianto liberatorio. Denise si coprì la fronte notando che nessuno avvertiva lo stesso disagio. Nessuno si mosse tranne i Ministri Artemas e Nicholas che uscirono dall'ombra della cappella raggiungendo il Primo Kimon sotto la pioggia. Entrambi sorreggevano il triangolo di marmo bianco. Lo innalzarono verso i presenti che si spostarono attorno alle piramidi senza badare alla pioggia. Denise si avvicinò mentre l'acqua le colava sulla fronte, si fermò sotto un albero tra Hope e Amy che le presero la mano. Si sentiva ancora a disagio, ma adesso più che mai sentiva la loro vicinanza e lasciò che la stringessero.

Il Primo Kimon afferrò il primo triangolo di marmo e lo posò sulla piramide di Hellen: «Hellen J. Highborn, ricorderemo per sempre l'amore e il bene che hai donato tutti i giorni della tua vita. Che tu possa trovare un po' di serenità».

Il Ministro lasciò cadere la ceramica nel vano sottostante che si illuminò di rosso per un secondo, completando il puzzle della ceramica bianca. Martine chinò il capo mentre il Ministro Nicholas posava il dito indice illuminato sulla piramide scrivendo il nome di Hellen, seguito dalla data di morte. Il Primo Kimon afferrò il triangolo dalle mani di Artemas. Guardò Martine e le fece un cenno. Lei si mosse, gli andò incontro con gli occhi gonfi di lacrime mascherate dalla pioggia che imperversava su di loro insistente.

Martine prese il triangolo e si avvicinò calpestando il prato bagnato e fangoso. Alzò le braccia e parlò al popolo: «Nicole Highborn, sei l'emblema di questa generazione. Questa faida è iniziata con il sangue, ma ti prometto che finirà con la vittoria e la dedicheremo a te. Vorrei salutarti con alcune frasi del nostro inno più prezioso: Angelo della notte, Signora del buio, forza meravigliosa. Sopra le nuvole nel cielo brunito e sotto la terra nel canto infernale, la bruta falce spesso ci appare. Noi non temeremo la nostra sorte perché il nostro amore vincerà anche la morte».

Tutti ripeterono dopo di lei l'ultima frase:

"Non temeremo la nostra sorte perché il nostro amore vincerà anche la morte."

«Che tu sia benedetta!» Martine esalò un respiro pieno di collera, lasciò cadere il triangolo e il Primo Kimon si accasciò davanti alla ceramica per scrivere il suo nome sulla piramide.

Denise si fece coraggio e si avvicinò. Non sapeva come avrebbe reagito Martine, ma voleva farle sapere quanto si sentiva in colpa per l'accaduto. Portava il peso della sua morte. Quando fu abbastanza vicina, Hope e Ronny la stavano stringendo, mentre lei grondava lacrime silenziose. Aspettò il suo turno e poi le sfiorò una spalla. Martine le afferrò una mano e la strinse forte, lei si avvicinò affondando nel suo abbraccio straziato. Sentiva il suo dolore, così come lo provava lei. Non si era mai sentita così legata a qualcuno, mai prima della marcatura. Mentre la stringeva si rese conto che non c'era affatto bisogno di parole, quel legame così intenso e forte tra loro riusciva a scavarle dentro senza bisogno di ammissioni. E così Denise pianse, lasciò andare il suo dolore e lo condivise con tutte le sue compagne. 

Empowerment, Blank Slate SagaWhere stories live. Discover now