4 Medium

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Dieci minuti dopo, l'auto della White Car Rental si fermò davanti all'ingresso del Farmoint Hotel. Denise scese e si apprestò ad attraversare la porta rotante. Si recò a passo svelto alla reception e poggiò entrambe le mani sul piano di marmo bianco.

«Salve, cerco una persona che alloggia qui.»

«Attenda un secondo, per favore...» le rispose una signora di mezza età indaffarata al computer dietro il desk. Denise aspettò il tempo di un battito di palpebre prima di parlare di nuovo.

«Si chiama Norma Gates, credo lavori qui come medium» spiegò, sperando di attirare l'attenzione della donna che la scrutò dalle sue lenti poggiate sulla punta del naso.

«Le ho chiesto di attendere un secondo...» Arricciò le labbra continuando a lavorare. Mentre veniva ignorata, Denise non poté fare a meno di guardarsi intorno.

Pavimenti di marmo chiaro, spazi grandi, interni accoglienti, colonne in stile ionico beige e poltrone di cuoio marrone nel centro della hall. Diede uno sguardo al salottino sperando di trovarvi Norma, ma scoprì solo un gruppo di giapponesi. Era senza ombra di dubbio un albergo di lusso, e si domandava come una medium potesse permetterselo. Nel mentre le porte del grande ascensore del piano si aprirono, il ticchettio di scarpe dai tacchi vertiginosi risuonò sul pavimento lucido

Denise ne fu subito attratta, alzò lo sguardo e la riconobbe: aveva i capelli sciolti e lunghi, di un castano scuro, occhiali tondeggianti neri, vestito stretto bianco che lasciava le spalle scoperte con una ricca fantasia di tenui ricami floreali scuri, lungo fino alle ginocchia come solo lei amava portare.

«Norma!» Le saltò addosso e la strinse forte in un abbraccio che venne ricambiato.

«Oh tesoro, va tutto bene adesso, sono qui» rispose la donna accarezzandole i capelli mentre la stringeva a sé.

«Mi sei mancata... non so che mi sta capitando...» Una lacrima le scese sul viso mentre si stringevano.

La signora al desk le osservava con sospetto, la donna si tolse gli occhiali scoprendo il volto candido e guardò la signora. «Tu aspettami qui. Arrivo subito» bofonchiò allontanandosi verso la reception.

Denise l'osservò a distanza mentre parlava alla receptionist. Non era sorpresa di vederla in quella veste. A Norma bastava indossare anche una semplice camicetta per risultare equilibrata, saggia e originale, fin da bambina, le aveva insegnato a credere in se stessa e le aveva trasmesso l'abilità diplomatica, la libertà di scelta, la resilienza e lo spirito ribelle. Era il suo mito serafico e quell'abbraccio rassicurante glielo aveva ricordato.

«Ecco, adesso possiamo salire.» Prese Denise per mano e la porto via con sé, verso l'ascensore.

«Dove stiamo andando?» chiese perplessa.

«Dobbiamo parlare di quello che ti è successo oggi in ufficio, non credi?»

«Ma... come...» restò interdetta

«Non qui» l'avvertì trascinandola in ascensore. Pigiò sul tasto "ph" e le porte si chiusero.

«Panoramico? Come fai a permetterti un posto del genere?»

Norma sorrise facendo spallucce e non le rispose.

Le due varcarono la soglia della suite: un'unica grande stanza di circa quaranta metri quadri, colori caldi sulle pareti di larice laccato, moquette beige con ricami floreali di un tono più scuro. All'ingresso due cristalliere in legno di noce si ergevano ai lati di una grande finestra a doppia anta, sviluppata in verticale per accedere al terrazzino dal quale si poteva ammirare il Transamerica Pyramid. Al centro due poltroncine viola scuro affacciavano su un tavolo basso di cristallo con ricami oro e un divano angolare color paglia lo costeggiava. La medium indicò le poltroncine a Denise, invitandola ad accomodarsi.

Empowerment, Blank Slate SagaWhere stories live. Discover now