51 Sangue

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Arken aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre saliva l'ultima rampa di scale.

Fissava la destinazione in legno di noce mentre una melodia di violino si espandeva oltre la porta. Tra le braccia reggeva l'Angelo privo di sensi, il maglioncino di lana che indossava era passato in pochi minuti da un tenue ocra a un rosso intenso. Un'altra anima si stava spezzando per mano sua e non aveva ancora la certezza che ne sarebbe valsa la pena. Quando avrebbe ricevuto la sua ricompensa? L'uccellaccio internato mentiva o diceva la verità? Quante altre prove gli occorrevano prima di accettare di essere solo l'ennesimo burattino? Ecco cos'era. Un animale destinato al macello. Un pedone che sta per essere mangiato dalla sua regina. Quelle pepite d'oro erano necessarie, eppure si rifiutava di continuare a uccidere senza un tornaconto. Solo perché sapeva farlo bene, non voleva dire che gli piacesse. Continuava a pensarci mentre le braccia della ragazza oscillavano. Il marchio che gli bruciava sul petto era peggio della morte. Più doloroso della condanna riservata all'alchimista e forse peggio ancora della sorte eterna inflitta all'Arpia. Era deciso a uscirne. Doveva trovare un modo, e doveva farlo in fretta.

Quando Nicole riprese conoscenza era distesa su un pavimento di legno antico. Vedeva le scarpe di un uomo davanti agli occhi appannati. Poco più in là un décolleté da donna.

"Dove sono finita?"

Un sussulto le fece notare di essere ricoperta di sangue. Il dolore arrivò tutto insieme l'attimo dopo. Come una doccia fredda.

Come una lama che affonda nella carne.

Emise un gemito di dolore attirando la loro attenzione. Spostò lo sguardo in basso e si toccò la ferita tremando di freddo. Non riusciva a muoversi.

Non sentiva nemmeno più le gambe.

«Nicole Highborn» esclamò la donna avvicinandosi. Aveva un vestito lungo e scuro. I capelli lisci e castani, precisi e ordinati dietro le spalle, il viso chiaro e gentile.

«Vira-ha» balbettò Nicole mentre sentiva che la bocca le tremava.

«La mia reputazione mi precede» affermò mentre entrambi gli zigomi si sollevarono formando rughe di espressione ai lati esterni dagli occhi ambrati.

"Bastarda!"

«Signora, se la lasciamo vivere potremo usarla come ostaggio, per attirare le ultime due...» propose il cacciatore con le mani intrecciate dietro la schiena.

«Lasciaci sole, Arken, baderò io a lei. Tu vai alla centrale, lì troverai Denise e Martine. Prendi il potere di sua cugina e avvertì Denise da parte mia: se vuole recuperare Nicole viva, dovrà consegnarmi la lanterna, e dovrà venire da sola» gli ordinò accigliata.

Nicole lo vide esitare per alcuni istanti prima di annuire e uscire dalla sua visuale.

Strisciò sul pavimento andando incontro a una fatica immane. Sentì lo sconforto impadronirsi del suo cuore e il freddo del suo corpo. Si fermò gemendo. Quel viso dai lineamenti perfetti restava impassibile alla scena.

«Mi troveranno» le ringhiò con tutta la forza che le era rimasta.

«Sì. È previsto che accada, ma sarà troppo tardi, Nicole» inclinò la testa.

«Tu.... pa-pagherai per-per questo» sussurrò balbettando.

«Forse. Solo il tempo ce lo dirà» asserì austera chinandosi accanto a lei. «Sai, hai gli occhi di tua madre.»

«Che-cosa-le... hai-fa-fatto?» balbettò tentando invano di sollevarsi sulle braccia.

«Non posso dirti che non ha sofferto, ma se ne è andata in fretta.»

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora