37 Interdetta

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Le dita di Amy scivolarono sugli occhi di Bridget ancora spalancati, colmi di terrore. Le lacrime scivolavano come pioggia sui vetri, mentre gemiti di dolore spezzavano il silenzio. Amy si dondolava singhiozzando stringendo il corpo della nonna tra le braccia, e guardando verso il soffitto pregando che fosse solo un brutto incubo.

Non riusciva a capacitarsi di quell'atroce evento che si era presentato prepotente alla sua porta.

«Nonna, ti prego, non lasciarmi!» sussurrò accarezzandole la chioma voluminosa. Alzò lo sguardo e vide Ronny, pietrificata sotto la porta.

«Perché?» gridò fissandola.

«Troveremo chi le ha fatto questo, te lo prometto!» sentenziò l'amica stringendo le nocche.

«Nonna, ti prometto... che... sarai fiera di me. Ti voglio bene!» sussurrò poi, mentre si passava il dorso della mano sugli occhi per asciugare le lacrime che non volevano darle tregua.

«Ti lascio da sola...» mormorò Ronny con voce roca, indietreggiando.

Amy era stordita. La sua testa scoppiava mentre era poggiata su quella della nonna.

"Harrison dove sei finito? cosa ti hanno fatto?" si domandava, confusa, quando sentì un cigolio dietro di lei. Trasalì mentre un rivolo di sudore le rigava il viso già inumidito dalle lacrime. Stava per voltarsi quando vide un'ombra riflettersi nello specchio affisso al muro sopra la toeletta di sua nonna.

Scattò in piedi e balzò in avanti.

Un uomo incappucciato con arco e frecce era proprio dietro di lei e stringeva una lama dorata tra le mani. Si era appostato silenzioso come una pantera in attesa che fosse sola per pugnalarla. Si guardò le mani e capì di essere diventata invisibile.

L'osservò per alcuni secondi muoversi con cautela nello spazio. Scavalcò il cadavere di Bridget e si mosse nella stanza a passo leggero.

Doveva mettersi in salvo o avrebbe preso anche le sue compagne.

Martine era ancora al piano terra, in attesa di notizie. Aveva sentito le grida strazianti di Amy, e aveva compreso che le cose si erano messe male per la famiglia Foster. I nemici sembravano volerle vedere soffrire, indebolirle. Secondo lei faceva tutto parte di un piano subdolo. Quando vide Ronny scendere dalle scale, le andò incontro abbracciandola.

Si conoscevano a malapena, ma era come se riuscisse a percepire il senso di vuoto che la stava attanagliando.

Lo stesso vuoto che aveva scavato una voragine dentro di lei.

Restarono strette per alcuni minuti prima che Ronny si staccasse.

«L'hanno uccisa, Martine. Harrison, il suo ragazzo, ha cercato di chiamare il 911 prima di sparire nel nulla.»

«Pensi che l'abbiano fatto fuori?»

«Credo che l'abbiano rapito. Bridget è una sacerdotessa, giusto? Forse la cercavano perché nascondeva qualche oggetto o magari possedeva informazioni importanti.»

«E Harrison? Allora forse è in ostaggio?» Si portò la mano al mento.

«È un'ipotesi» confermò Ronny facendo spallucce.

«Anche per mio zio Alfred è stato così. Chiamerò mio padre. A questo punto anche i miei potrebbero essere in pericolo» commentò Martine.

«Io almeno non corro rischi» farfugliò serrando le labbra.

«Non hai i genitori?» le chiese incrociando le braccia.

«Sembra che siano morti. I miei ricordi più vecchi risalgono a due anni fa, quando Hope mi ha trovata su una spiaggia.»

Empowerment, Blank Slate SagaWhere stories live. Discover now