15 Ribelle

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Martine sentiva di non poter sopportare un solo altro minuto di tutta quella storia. Uscì dalla stanza con una scusa, ma sua madre la seguì fin nella sala comune. Non vi era più traccia dello zio Alfred, solo alcune macchie di sangue rimanevano a testimoniare l'accaduto. Dopo un lungo scambio di sguardi sua madre ruppe il silenzio.

«E da quanto avresti questo potere?» chiese incrociando le braccia.

«Da oggi, altrimenti te l'avrei detto.»

«Ho detto da quanto tempo, Martine?» ripeté l'altra, alzando il tono della voce.

«È la prima volta! Ma sapevamo che sarebbe potuto succedere, no?»

Sua madre l'afferrò per un braccio e le puntò un dito contro: «Tu non prenderai parte alla Nomina».

«Lana, per cortesia» replicò Tom mantenendo il capo basso. Le aveva seguite ma era rimasto in disparte. «Cerca di calmarti. So quanto tu sia suscettibile sull'argomento, ne abbiamo già discusso mille volte, ma non credo che tua figlia sia così incosciente da rischiare tutto. Hai passato tutta la vita a tenerla lontana da questo mondo e siamo sempre stati bene, perché dovrebbe iniziare adesso?»

«Chiedilo a lei. Non sa fino in fondo quanto ha sofferto in passato la nostra famiglia» concluse scuotendo la chioma nera.

«Non sei più tu a decidere della mia vita! Il prossimo mese compirò ventun anni e sai che sono obbligata a presentarmi alla cerimonia!»

«Baggianate! Cche cosa ti sei messa in testa? Il cadavere di tuo zio era qui fino a qualche minuto fa!»

«Lana, per favore!» intervenne Tom.

«Smettila di trattarmi come se fossi un'adolescente ribelle. Intendo rispettare la legge e presentarmi alla Nomina visto che ho un potere oltre che un dovere verso la comunità. Dovresti saperlo meglio di me.»

«Sei ridicola, non ti unirai a questo circo» ribatté la madre portando le mani sui fianchi.

Suo padre si alzò e intervenne poggiando una mano sulle spalle della figlia.

«Che cosa avevi pensato di fare?» le chiese.

Martine per un attimo esitò nel rispondere, grata che a qualcuno importasse del suo pensiero. Il padre non aveva mai avuto un atteggiamento del genere, mettersi contro l'autorità della moglie era un comportamento inammissibile in famiglia. La ragazza sentì che quella era l'occasione per poter dire ciò che in realtà pensava da anni e non aveva mai avuto il coraggio di esternare.

«Papà, mamma, io vi voglio bene, ma è da tutta la vita che aspetto questo momento, è inutile che ci prendiamo in giro.»

Lana sorrise sarcastica: «Sei un'enorme delusione».

«E quando mai sei stata fiera di me? Se non hai mai superato la morte dei tuoi genitori, non è certo colpa mia!»

Sua madre rimase impassibile. «C'è un motivo se ho privato la nostra famiglia di tutto questo, c'è un motivo se nemmeno a te ho permesso di farne parte, e c'è un motivo se ti trascinerò via e ti impedirò di morire!»

«Martine, ma come ti viene in mente?» aggiunse Tom.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo. Incrociò le braccia e si rivolse alla madre: «In tutta onestà, questo è assurdo. Non puoi continuare a decidere per me, sono grande ormai».

«Sei tu a essere assurda. Mi chiedo quante altre persone dovranno morire in questa famiglia per farti cambiare idea. Oggi siamo qui con l'unico scopo di seppellire mio fratello...» Una lacrima cominciava a scenderle sul volto.

Vedere sua madre piangere era una tortura più forte dello stesso dolore che provava per la perdita dell'amato zio.

«Mamma, mi dispiace tanto per lo zio. Ma è proprio per onorarlo che non voglio tirarmi indietro. Adesso che lui non c'è più, forse sono l'unica in questa famiglia a credere nei suoi valori, l'unica a credere ancora che l'Energia sia un dono che non dobbiamo respingere, o subiremo l'ira di Yahweh.»

«Questa è fantascienza» asserì Lana tirandosi su le maniche della giacca. «Non resta più nulla di loro, non volevano donarci una faida, eppure la conseguenza è stata questa. Mi rifiuto di pensare che tu sia così stupida. Vuoi forse finire come tuo zio?»

Hellen entrò nella stanza proprio in quel momento.

«Scusate l'intrusione... Lana, il funerale non sarà oggi ma domani. I messaggeri hanno portato via il corpo per ispezionarlo meglio. Crediamo che sia opera di un Omega» aggiunse in tono debole.

Lana scosse la testa in silenzio.

«Martine... tu che intenzioni hai?» chiese poi Hellen alla nipote. «Ho proprio bisogno di saperlo.»

«Zia, scusaci, siamo state indelicate...» le rivolse uno sguardo compassionevole.

«Non siete voi il problema qui. Hanno distrutto la nostra famiglia e per poco non mi portavano via anche mia figlia. Martine... tu? Cosa farai?» domandò strofinandosi con delicatezza il braccio destro.

«Pensa a tua figlia piuttosto. Che cosa ha deciso di fare?» chiese Lana voltandosi verso di lei.

Hellen abbassò lo sguardo verso il pavimento. «Non ne vuole parlare. È in bagno. Non credo che sia contenta di quello che è accaduto prima.»

«Invece Martine è felicissima! Penserà lei a continuare lo show con le sue stupidaggini.»

Hellen si avvicinò alla nipote. «Martine... so quanto è importante per te, ma questa è l'occasione che abbiamo per tirarcene fuori una volta per tutte» le spiegò con gli occhi lucidi e la voce rotta.

«Zia, non chiedermelo.»

«Ma non capisci che se questa storia assurda stava ancora in piedi era solo grazie ad Alfred che proteggeva tutti noi? Adesso chi lo farà? Voi siete inesperte.» L'afferrò per il mento. «Io non posso gestire tutto questo da sola.»

«Ci aiuteremo a vicenda» rispose la nipote con gli occhi lucidi.

«Hai solo bisogno di dormirci su» intervenne Tom. «Lana, forse dovremmo restare.»

«Non dire sciocchezze, Tom» lo zittì la consorte, fulminandolo con lo sguardo. «Non posso restare un minuto di più in questa casa. Domani andremo al funerale, dopodiché porteremo Martine a casa.»

«Mamma, io...»

«La discussione finisce qui» affermò la donna, alzando una mano. «Farai meglio a riposare e sognare queste sciocchezze un'ultima notte.» Poi chiamò a sé il marito.

Il padre abbracciò la figlia: «Riflettici su, ti prego, non rovinare tutto».

Le diede un bacio sulla guancia e seguì a testa bassa la moglie.

Martine si spostò in una delle camere disponibili al piano superiore. Si sedette sul letto matrimoniale, si tolse le scarpe e incrociò le gambe. Era a pezzi. Aveva concretizzato quello che sognava da anni, ma che non avrebbe mai immaginato si potesse svelare in un modo così insidioso e turbolento. Per la prima volta dopo tanto tempo si lasciò andare a un pianto liberatorio, senza che nessuno potesse vederla e sentirla. Il suo più grande desiderio fin da bambina era diventare un Angelo in carica, un Alfa destinato a combattere il male. Chiuse gli occhi e piena di speranza provò a immaginare come sarebbe stato se sua madre avesse accettato la sua scelta. Provava un cumulo di emozioni contrastanti che non sapeva più come frenare, aveva scoperto che tipo di Energia abitava dentro di lei, le sue capacità riprendevano quelle dell'Angelo Raphael, poteva dominare le molecole del corpo, disintegrandosi a suo piacimento.

"Se ho davvero la stessa Energia dell'arcangelo vuol dire che le probabilità di essere scelta possono solo aumentare" pensò sfregandosi le dita. "E se succedesse davvero? Un'Energia del genere non passerà inosservata. Dove mi porterà tutto questo? E se mia madre avesse ragione? Io voglio essere come mio zio, potente, rispettata, capace. Resterò e andrò a quella cerimonia. Non permetterò a nessuno di impedirmelo. Se non verrò scelta me ne farò una ragione e mia madre potrà tirare un sospiro di sollievo."

Qualunque cosa sarebbe accaduta da lì in poi, l'avrebbe dovuta affrontare da sola. 

Empowerment, Blank Slate SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora