Capitolo 27

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Sono in camera da letto e sto massaggiando il pancino di Vicky. Non preoccupatevi, dopo l' appendicectomia non ci sono state conseguenze di alcun tipo, ma da quel brutto giorno, è rimasta la tradizione dei massaggi alla pancia. Sembra quasi che la facciano sentire protetta oltre che rilassata. "Papi ancora" esclama non appena le tolgo i polpastrelli dalla superficie addominale. Io continuo altri cinque minuti, perché poi devo andare da Nani per la buonanotte. Nel mentre, mia moglie è alla presa con Kylian e Mahalia che sono nati la settimana scorsa, con un anticipo di un mese dalla data prevista, ma sono sanissimi. L' unica piccola complicanza avuta è una leggera slogatura della spalla della piccolina durante il parto, ma ci hanno spiegato che può succedere e il procedimento per far rientrare il problema è semplice e indolore. La vita con due gemelli è veramente dura: se Mahalia piange, Kylian dorme, se uno ha fame, l'altra ha fatto la cacca e così via. Sono due gemelli eterozigoti: si vede che il giorno del concepimento eravamo così rilassati che i miei spermatozoi hanno concepito ben due ovuli. Sono diversissimi non solo perché maschio e femmina, ma anche nell' aspetto: Mahalia ha i capelli castani ed assomiglia ad entrambi i suoi fratelli maggiori. Kylian invece... è il mio clone: bianchissimo, occhi più chiari dei miei e leggera peluria bianca in testa.
In questo momento, Vicky si è addormentata e posso andare da Nani che sembrerebbe ancora bello arzillo. "Papino posso i cartoni?" mi domanda eccitato. Ma gli freno l' entusiasmo subito perché quando manca poco alle dieci e un quarto di sera si legge una bella fiaba che concilia meglio il sonno. Gli leggo una storiella ambientata nel bosco ma stasera sembra una molla. Non prende sonno neanche con il carillon di sua sorella. Provo a portargli la felpa arancione ma nemmeno quella sembra sortire l' effetto sperato. Come si addormenta un bambino di quattro anni che non si rilassa nemmeno con la lettura o la musica classica? Beh, forse con le coccole: parto dalle spalle e noto che sono più rigide del solito. "Tutto bene Nani?" gli chiedo, ma non mi risponde. "Nani?" ripeto io leggermente preoccupato. "Sai papino, ho un compagno che tratta male mia sorella e non riesco a difenderla... mi chiama stupido" e a quelle parole, mi viene da fargli il massaggino lungo tutto il suo corpicino. Chiedo dei dettagli in più e mi sento rispondere che questo bambino la stuzzica sempre soprattutto a livello fisico e che lei reagisce ridendo. Mi viene da pensare che forse in realtà non è così grave la situazione, certo è che non sta ne in cielo ne in terra che mio figlio venga soprannominato "stupido" o con appellativi simili. La neuro diversità di mio figlio è una ricchezza che gli permette di vedere aspetti diversi del mondo e capisco anche che sia geloso della sua sorellina. Diciamo che lui probabilmente non concepisce modi un po' più "diretti" per legare con il prossimo ed ha sempre paura che l' altra persona abbia brutte intenzioni. Domani proverò a parlare anche con Vicky, ma quel che ho riferito a Nani è di affrontare il bambino e provare a chiarirsi con lui, facendogli capire che la parola "stupido" non ha alcun fondamento e può ferire. "Papino dormi con me stanotte?" mi domanda con un tono molto triste. So che non dovrei, ma come si può resistere ad un bambino così dolce? Me lo prendo in braccio e me lo porto sul letto mio e di Arya, mandando lei in camera di Nani di conseguenza.
La mattina seguente, porto i piccoli a scuola ma la maestra mi ferma. "Signore ho bisogno di parlarle di un episodio accaduto ieri che riguarda i suoi figli" mi dice. Forse ho già capito a cosa si riferisce. Solo che non mi capacito del perché non sia stato avvertito ieri. Quel che però io non sapevo, perché quel furbetto di Nani non me lo ha detto, è che lui ha dato un pugno in faccia a quel famoso bambino perché credeva che Vicky fosse in pericolo. Io e Arya dobbiamo assolutamente prendere provvedimenti: per fortuna l' amichetto di Vicky sta bene, ha perso solo un po' di sangue dal naso, ma questi comportamenti sono inammissibili. Ringrazio le maestre, torno in auto e telefono ad Arya per avvisarla di questa novità. Come da copione, non la prende bene e concorda con me che dobbiamo affrontare la questione. Nel mentre arrivo al Signorini di Pegli. Ma ecco il guaio: quel dittatore del nostro mister ha inasprito le regole e i parametri per la titolarità in campo. "Biondino seguimi per la pesata random!" esclama. Oddio santo: questa mancava all' appello. Mi pesa e mi dice poche parole, ma sgradite: "Sei grasso per questo sport, non ti convoco fino a quando non perdi 3 chili" e io rimango a bocca aperta come un pesce lesso. Mia moglie è una delle nutrizioniste di squadra e all' ultimo controllo mi ha detto che la mia composizione corporea non è mai stata così buona. Sapendo che ho anche un rapporto non sempre idilliaco con il mio corpo, perdo la pazienza e mi viene da sbottare. "Ora basta, lo so che lei non crede in me, ma questo è davvero troppo! Io sono prima di tutto una persona e non merito queste umiliazioni. Io sto bene fisicamente e non voglio rinunciare a me stesso per colpa di nessuno". A quelle parole, lui inizia a dirmi che l' ho attaccato e gli ho mancato di rispetto. Ma sapete cosa me ne frega? Assolutamente nulla, il rispetto deve essere reciproco. Non è perché si tratta di un mio superiore devo prendere per oro colato tutto ciò che esce dalla bocca. Finalmente torniamo in campo per allenarci e il mister parla della scenetta di prima a tutti. Si alza un applauso generale da parte di tutti i miei compagni che mi elogiano per avergliele cantate. Il mister chiama il presidente che arriva dopo circa venti minuti. Ci domanda cosa sia accaduto e chiede a noi ragazzi se tutti pensiamo queste cose del mister. "Sì!" urliamo in coro. E fu così che... venne sollevato dall' incarico davanti ai nostri occhi. Grande festaaaa!!! Viene promosso il mister della primavera fino a fine stagione... con effetto immediato. Grazie presidente!! Un grazie non basta!!! Sono talmente felice che quando sono tornato da Arya e dai nostri gemellini, ho persino realizzato di aver dimenticato della questione familiare in sospeso. Andiamo a prendere insieme i bambini a scuola e optiamo per chiacchierare in un parco vicino a casa nostra. Arya inizia a chiedere a Nani cosa gli fosse saltato in testa, ma Mahalia inizia a piangere per il latte, quindi passa a me il discorso. Gli domando di descrivermi la scena e mi spiega che lui ha tirato un pugno perché ha visto il suo compagno troppo vicino a sua sorella e, siccome gli sta antipatico, ha pensato la stesse disturbando. Ecco perché si è sentito dire stupido. Io gli rispondo dicendo che entrambi sono dalla parte del torto perché con la violenza e le offese non si risolve nulla ma bisogna avere il coraggio di parlare anche quando qualcosa non ci va bene o, semplicemente, non capiamo che succede. Nani scoppia a piangere e Vicky lo abbraccia forte forte. "Il tuo amichetto non mi piace Vicky" singhiozza. "Tranquillo Nani, il pugno se lo è meritato... non è quello che sembra... oggi mi ha rubato la mia bambolina preferita" contesta lei con una schiettezza allucinante. Io spalanco gli occhi e Arya pure, aggiungendo che, qualsiasi motivazione ci sia dietro la tentazione di agire così, questi episodi non devono più ripetersi perché abbiamo una lingua per parlare.
Ed oggi ho imparato a mie spese che se si parla le cose possono cambiare e migliorare. O almeno ti fai rispettare e ti tuteli. Se ti fai rispettare guadagni anche la fiducia degli altri ed è più facile rispettare il prossimo e da lui imparare. Ed è questo che io ed Arya insegnerò ai miei splendidi quattro figli...

Wide open eyes (family dream)Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon