Capitolo 4

30 1 1
                                    

"Amore stai bene?!" mi domanda Arya preoccupata, perché comprimo le mani sull' addome. Io dico di sì, la verità è che ho dei crampi allo stomaco lancinanti. Penso che sia stato il piatto di cucina orientale gustato ieri sera prima di tornare in camera a preparare le valigie. Era super speziato ed aveva degli ingredienti che non ricordo nemmeno ora. Il gusto era molto buono, ma a quanto pare qualcosa non è compatibile con il mio apparato digerente. Poi, per carità, vedendo che Arya sta bene, mi sorge il dubbio di essere io indisposto.
Al momento siamo in aeroporto per il ritorno a Genova. Devo confessare che il mio bruciore di stomaco con i crampi mi causano una paura del volo inedita. Ho paura di vomitare o di dover andare in bagno e causare disagio alla mia principessa. Nel mentre, noto che si sta esaminando anche lei la pancia. "Penso di aver preso un centimetro in questa vacanza" parla tra se e se. Io la abbraccio da dietro. "Sono gonfia da morire" si lamenta lei. Ci mettiamo in un angolo della sala delle partenze e notiamo uno specchio. Io la supplico di fermarsi qui. "Guardati! Sei bellissima" le sussurro nell' orecchio. "No non è vero" ribatte abbassando lo sguardo. Le pongo le mani sul pancino. Sentire il suo amore e il suo contatto mi allevia qualsiasi tipo di dolore. Per qualche minuto i crampi sono spariti. "Lo vedi quel centimetro in più che disprezzi tanto?" le chiedo. Mi risponde di sì, ma aggiunge anche che il suo basso ventre le sembra in costante dilatazione. "Per me è una bellissima dimostrazione di come funziona la natura. Significa che il piccolino sta crescendo bene e che questa settimana ha avuto bisogno di prendersi un centimetro di spazio in più per diventare bello e forte. Come me!" Al "come me", la mia bellissima compagna accenna un sorriso che mi ricorda la prima volta in cui abbiamo capito di essere fatti l' uno per l' altro. Arya è sempre stata molto esigente da se stessa, soprattutto per i suoi obiettivi e la sua salute. Ma ora deve accettare che il suo corpo sta cambiando e sta ospitando un futuro corpicino. Se anche dovesse prendere qualche chilo in più e avere le forme più morbide in futuro, sarebbe lo stesso una bellissima donna e sarebbe comunque in salute visto la sua routine. Poi le nuove forme che assumerà saranno una protezione naturale per il bambino: da quel che so io, un leggero aumento della massa grassa è normalissimo nelle ragazze gravide. Quale miglior pretesto esiste per mangiare più cotolette, se non quello di garantire la salute al piccolo? Spero di non averlo detto ad alta voce, perché altrimenti Arya si arrabbierebbe a morte.
"Mi fa paura vedere il mio corpo cambiare. Mi sembra di non averne il controllo" risponde Arya guardandomi negli occhi. Io la abbraccio. La abbraccio il più intensamente possibile. "Ti amo tanto. Supereremo tutto insieme!" e le aggiungo un bacino dietro il capo. Nel mentre esce il gate e non appena entriamo in aereo, Arya si addormenta sulla mia spalla ancora prima del decollo. Devo ammettere che per tutto il volo è stata tranquilla e non ha avuto alcun malessere a differenza che in quello di andata, Io invece ho ripreso con i problemi di stomaco: anche dopo l'atterraggio mi brucia da morire e non posso mettermi la borsa dell' acqua calda. Ho anche due occhiaie da paura, spero di recuperare il sonno perduto. Il giorno seguente, mi sveglio alle sei di sera: sono uno che soffre tantissimo il jet lag e sono rincoglionito come poche volte. Guardo fuori dalla finestra e nemmeno mi rendo conto che è il panorama ligure di sempre. Mi reco in bagno a fare pipì e Arya si sta facendo un bagno caldo. "Finalmente dormiglione! Buonasera!" esclama. Io faccio un colpo perché mi è sembrato che urlasse e schizzo tutta l' urina fuori dal water. "Lennart sei peggio dei bambini!" dice scoppiando a ridere. Io la squadro malissimo e mi reco in cucina a mangiare senza aggiungere altro. Mi metto su un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico. Benissimo: sono talmente assonnato che sono rimasto a pene scoperto. Spero di non dare anche fuoco alla casa cucinando, mancherebbe solo quello. Mentre lascio l' acqua arrivare ad ebollizione, io mi metto un paio di boxer e vado a lavare per terra in bagno. Sento bollire l' acqua e mi precipito in cucina. Butto dentro la pasta e mi scaldo un po' di passata. Il basilico lo prendo dal terrazzo. Una volta pronto, mi siedo con il mio bel piatto davanti agli occhi. "Hai capito il signorino! Buon appetito!" esclama Arya che mi raggiunge in accappatoio. Si prende una forchetta e inizia a rubarmi gli spaghetti dal piatto. Io mi avvicino il piatto al petto e lo stringo. "Ti va se facciamo una passeggiata questa sera?" mi domanda lei. Io preferisco fare cose più tranquille. Arya si alza in piedi e si avvicina a me. "Dammi un po' di pasta, ti prego". Ma io so cosa vuole. Inizio a slegarle l' elastico dell' accappatoio e a tirarglielo giu. Una dea mi appare davanti agli occhi. Mi sembra ogni giorno sempre più bella. Ci spostiamo in camera. Io mi lascio spogliare al tatto delle sue mani. Lei è sopra di me, stiamo facendo contatto fisico. Inizia a toccarmi l' addome dall' alto verso il basso. "Lennart... hai visto?" mi domanda emozionata. Io non capisco. "Ti sei fatto toccare le due cicatrici del basso ventre" ribatte con gli occhi lucidi. Istintivamente metto la mano su quella zona, ma lo considero un gran traguardo: ho sempre odiato che qualcuno me le facesse anche solo notare perché mi ritornano i dolori delle cause per le quali sono stato operato in passato. Però ora sto bene, segno che si tratta di un fastidio psicosomatico legato ai traumi. Pian piano riuscirò a superarlo, o almeno spero. Cambio idea ed accetto di andare a fare una passeggiata fuori. Ci rivestiamo e mi metto a guidare. Ci rechiamo al lungomare di Pegli. Ci sediamo sul muretto dopo aver preso qualcosa di fresco da bere. Io ho preso un mojito, Arya ha optato per una granita alla fragola: in questi nove mesi l' alcool è rigorosamente vietato. Ad un certo punto, mi viene un colpo di matto e mi tolgo la maglietta. "Amore ma che fai!?" ridacchia stupita Arya. "È arrivata l' ora di superare le mie paure. Questo è quello che sono e anche le cicatrici fanno parte di me" e a quel punto, Arya si inchina e mi da un bacino proprio li, in quella zona che ancora adesso la reputo troppo sensibile rispetto al resto del mio corpo. Tutti i passanti ci fissano. Mi viene un brivido misto di emozione e paura. "Sono fiera di te, non sai quanto" aggiunge sorridendomi. "Ora rivestiti però, perché c' è il vento un po' freddo e ieri non sei stato bene" mi supplica. Mi rimetto la maglia. Nel mentre, arriva il mio compagno di squadra Yayah che si aggrega a noi. "Bella frate, come stai?" mi chiede dandomi una pacca sulla spalla. "Ciao Arya, scusami se non ti ho salutato" si riferisce poi a lei. Passiamo la serata tutti e tre insieme, ma la mattina dopo io non riesco ad alzarmi. L' unica forza è la colazione a letto che mi porta la mia principessa. Ogni giorno io mi chiedo come mai io non l' abbia conosciuta prima. Mi reco a Pegli nella distanza di poche ore dall' ultima volta. Oggi abbiamo un raduno per stare tutti insieme organizzato con il mister. Il tutto allo scopo di fare gruppo squadra anche in vista del ritiro di luglio. Oh no c' è gente con cui non ho mai parlato. Che palle! Oggi altro che Lennart Czyborra... Lennarto Timidezza è il mio nome. Non ho proprio voglia, ma se voglio migliorare, devo incrementare anche il lavoro di squadra conoscendo meglio gli altri. Ho la testa fra le nuvole, non ho voglia. Arya! Sto invocando il tuo spirito perché mi dai energia. Penso a tutto tranne che a quello che sto facendo. A pranzo non posso tornare a casa. Ma noto che con i miei compagni sta diventando più facile aprirmi e sono propenso a fare amicizia. Io qui sto bene e spero di rimanerci a lungo. Non sono mai stato così aperto ed ho finalmente capito che si può essere sia riservati che socievoli al tempo stesso. Non devo avere paura delle persone. Non tutte sono il male. Ad un certo punto, il mister mi chiama a rapporto. "Lennart, parlami un po' di come stai... mi sembra che tu stia meglio ultimamente, ma non voglio saltare a conclusioni affrettate" e mi mette una mano sulla spalla. In quel momento, scoppio a piangere. Il mister mi abbraccia. "Scusi mister..." singhiozzo io. Anche i miei compagni vengono ad accertarsi di come sto. Accenno un piccolo sorriso e assicuro tutti di stare bene. Una volta che rimaniamo soli, mi scuso per il mio comportamento odierno, che sembrava quello di qualcuno che desidera evitare tutti. Si illumina e mi dice che ha una proposta per me: in collaborazione con la psicologa di squadra, possiamo dare origine ad un percorso personalizzato che segue anche il mio benessere psicologico, data la gravità della depressione che ho passato e della quale mi porto dietro ancora i segni. Io accetto e non vedo l' ora di parlarne con la mia compagna. Per la prima volta sento che la mia carriera ha trovato la direzione giusta: sono in un gruppo che mi accetta per quello che sono, un mister che mi viene in contro e uno splendido angelo custode al mio fianco. Senza contare che aprirmi di nuovo al mondo esterno potrebbe essere di aiuto per realizzare il mio obiettivo di essere un padre emotivamente disponibile. La strada per il pianeta serenità è ancora lunga, ma con le persone giuste tutto è più facile. O almeno un po'...

Wide open eyes (family dream)Where stories live. Discover now