Capitolo 46

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Caleb pov's

La paura è un sentimento che in accademia ti insegnano a dimenticare. Se hai paura è difficile convincerti ad arrampicarti su un albero o a lanciarti nel vuoto tra un edificio e l'altro.

Per questo una delle prime cose che ti fanno affrontare è l'alium neminem, si tratta di una camera anecoica, completamente buia, dove devi rimanere per mezz'ora senza fare assolutamente niente.

C'è chi ne esce rilassato, chi decisamente provato, io mi ricordo di non aver sentito niente. Sono sempre stato abituato al rumore assordante dei miei pensieri ed essere lasciato da solo con loro non mi ha creato problemi.

Ricordo che Clark è corso fuori appena ha potuto ed ha rigettato tutto il pranzo sul pavimento. Non so cosa abbia visto o provato, e sinceramente non credo di volerlo sapere.

Tutte le informazioni che abbiamo sulla foresta di Linton non ci sono molto utili, continuo a ripetermi che affrontare le mie peggiori paure sarà una passeggiata, dopo ciò che ho visto durante l'addestramento. Una convinzione che mi serve per andare avanti convinto, senza soffermarmi troppo sui miei pensieri, che si stanno facendo sempre più opprimenti.

Chiudo gli occhi, un respiro profondo e li riapro. Cammino facendo sgretolare le foglie sotto i miei passi pesanti, completamente attutiti dall'erba e dal muschio.

Appoggiata ad un albero vedo l'ultima persona che mi sarei aspettato di trovare qui, sulla mia stessa strada e soprattutto così facilmente. Che sia solo un trucco?

I capelli mori sono sciolti e cadono morbidi sulle spalle, la divisa è quella dei Sirase, un nero talmente scuro da entrare in contrasto con la pelle chiara. Eppure sembra lei.

<<Althea?- la chiamo, lei si volta svogliatamente verso di me, ma il volto non è il suo. Quel viso lo conosco bene, ed è stato il mio incubo per mesi -Salve, madre Sarin.- dico inginocchiandomi di fronte a lei. I Sirase vengono presi da bambini e vengono educati da una donna che di materno non ha nulla, ma che siamo costretti a chiamare Madre Sarin, colei che genera i Sirase. -Mi perdoni per aver usato un tono che non le si addice.>> abbasso ancora il capo, estremizzando quella posizione di riverenza.

<<Alzati, Caleb. La tua punizione arriverà a breve, questo è l'ultimo dei nostri problemi, credimi.- mi alzo in piedi e nonostante, ora, la sovrasti in altezza, questa donna mi mette comunque i brividi. Gli zigomi spigolosi, il corpo ossuto ricorda quasi quello di un Rapax...ecco, magari quest'associazione da brivido non dovevo farla -La congrega ha scoperto degli ultimi avvenimenti, hai infranto il codice, di nuovo.>> una scossa si propaga dalla colonna in ogni minimo segno presente sulla mia schiena. Ricordo la punizione, quella per aver disubbidito al codice.

<<No, non sono andato contro il Codice.>> i suoi occhi scuri mi annientano in un secondo ed immediatamente mi pento di aver proferito parola.

<<Ah no, eh? Nel codice c'è scritto che un Sirase obbedisce sempre agli ordini, lo hai dimenticato?- scuoto la testa, premendo le labbra tra loro ed affondando persino i denti nella mia stessa carne per evitare di proferire parola. Una parola che potrebbe costarmi molto cara. Lei sorride con una vena compiaciuta, sapendo l'effetto che ancora ha su di me -Quindi, l'Incantamenti...la devi consegnare a noi.>> una misera frase, un tono di sufficienza che non si addice per niente a questa situazione, un significato che mi distrugge il cuore.

Schiudo le labbra e tutti i buoni propositi sul non parlare, sul non contraddirla, spariscono. Se ne vanno letteralmente a puttane.

Non posso infrangere la promessa che le ho fatto.

Non posso separare il legame che abbiamo costruito con tanta fatica.

Non posso e non potrò mai lasciarla andare.

<<Non...>>

<<Non ti ho detto che puoi parlare.- alza la mano ed una stretta invisibile si attorciglia intorno al mio collo, rendendomi difficile qualunque cosa -..Le incantamenti sono solo uno strumento, nient'altro e farai bene a ricordartelo.- mentre aspetto che la stretta si allenti sento un rumore di zoccoli, che riconosco come familiari. La megera mi lascia cadere a terra, con un tonfo secco e di fianco a me arriva un tuono bianco, che scuote il suo crine di fronte a me. Neve. -E questo cos'è?>> chiede disgustata, Neve si avvicina e mi spinge con il muso, un modo affettuoso per invitarmi a rimettermi in piedi.

<<Neve...dov'è?>> le chiedo e lei sbuffa in risposta come se volesse dirmi 'Idiota, non sei mica un Ruin, come faccio a dirtelo.' Sì, tutte queste cose sono racchiuse in un solo sbuffo.

<<Sarà meglio che questo cavallo se ne vada, altrimenti...>> Neve si volta verso di lei, ed in quel momento mi rendo tristemente conto di quanto possa essere stato stupido.

Mi rimetto in piedi e sorrido verso Sarin.

<<Tu non sei reale.>>

<<Vuoi che ti levi l'aria di nuovo?- schermo la mia mente come mi ha insegnato Althea e quando Sarin alza la mano non ha alcun effetto su di me -Caleb.>>

<<Tu non sei reale.- salgo su Neve, sussurrandole all'orecchio vispo e appuntito -Portami da lei.>>

<<Pensaci bene Caleb, siamo noi la tua famiglia e sai cosa succede ai traditori. Lei non è niente per te, gli unici che c'erano e che ci saranno sempre per te siamo noi. Tu sei un mostro, Caleb, un assassino a sangue freddo, quanto potrà durare con te una creatura pura come lei?>> ecco, secondo me dovrebbero decidere una volta per tutte cosa sono le incantamenti. Perché, o sono creature pure e perfette, o sono dei demoni che si impossessano della mente. Non possono essere entrambe.

<<Ti sbagli...la mia famiglia adesso sono loro, andiamo Neve.>> la sprono ad andare avanti e finalmente in mezzo a quel grigio tenebroso sembra essere apparsa una luce. Una piccola stella che mi guida verso l'unica famiglia che ho. Lei.

Spazio autrice:

E siamo ancora qua. Eh già. 😂

Nel prossimo capitolo scopriremo cosa succederà a Caleb ed Althea. Secondo voi i nostri eroi ce la faranno ad oltrepassare la foresta di Linton?

Lo scopriremo solo vivendo, cioè scoprirete perché io l'ho già scritto. 😁

Un abbraccio,

Belle

La guardia del reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora