Capitolo 16

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Caleb pov's

Cambiare. È solo una parola eppure racchiude mille sfaccettature diverse. Per me significa approfondire e capire, per altri potrebbe significare accettare ed andarsene. 

La mia unica vera consapevolezza era racchiusa in un desiderio, finché non lo avevo raggiunto non mi ero permesso di vedere altro, poi la stanchezza mi aveva annebbiato.

Vent'anni, avevo trascorso vent'anni ad aspettare che mi si presentasse l'occasione buona, dopo tutto quel tempo il volto dell'assassino dei miei genitori mi era ancora impresso a fuoco nella memoria, nitido, permanente, riusciva quasi a superare l'orribile immagine del tatuaggio sulla mia pelle.

Dopo l'addestramento non mi sono mai concesso l'opportunità di andare oltre una notte. C'era stato un prima che praticamente non ricordavo e un dopo, dove di Caleb non rimaneva più niente. 

Avevo sedici anni quando i Sirase mi hanno promosso a componente effettivo, diciassette quando sono entrato nella guardia del re, ed ora, a ventisei, stavo perdendo la ragione per un ragazzino. 

Sbuffo sonoramente. Probabilmente queste mille paranoie risiedono nel fatto che sento molto più dell'attrazione fisica. Percepisco qualcosa che mi lega a lui, qualcosa che va oltre la mia coscienza e mi fa fluttuare lo stomaco a mezz'aria quando lo vedo. Mi sento una ragazzina in preda agli ormoni.

C'è una spinta dietro, qualcosa che mi torce l'anima ogni volta che lo guardo. Io che ero convinto di non avercela più un'anima. 

Sto sparando una marea di stronzate...probabilmente ha ragione Clark, dovrei portarmi a letto qualcuna e chiuderla così, ma so che non ci sarebbe niente di diverso dalle altre volte. Niente di più, solo l'esercizio aerobico che faccio sempre, adesso, invece, sembra che il mio corpo voglia di più.

Esco dal calduccio rassicurante delle mie coperte, mi metto a sedere sul bordo del letto e mi guardo intorno per qualche istante, valutando che ora sia e quante probabilità ci siano che io riesca ad addormentarmi di nuovo. Ormai arreso mi vesto e scendo le scale, indosso la divisa dei Sirase più pesante, fa freddo ed io ho un disperato bisogno di schiarirmi le idee quando ancora non c'è nessuno fuori. Infilo le mani nelle tasche rivestite internamente di pelliccia, mentre percorro silenziosamente le scale di cemento. Noi venivamo addestrati nei campi Mon, gli addestratori vivevano nelle strutture che circondavano i campi mentre noi dormivamo sotto gli alberi. Non avevamo niente, nemmeno una tenda o un sacco a pelo, e ci ripetevano continuamente di ringraziare che ci davano le divise e ci permettevano di lavarci. Nella loro ottica questo era un lusso.

Ricordo con estrema amarezza il periodo precedente all'incontro con Clark, fino a quando i suoi occhi marroni non mi hanno visto e scelto, io ero solo. Con lui qualcosa è cambiato. Clark non è orfano e suo padre finanziava quei campi di addestramento. A lui veniva concesso il sacco a pelo, la tenda, di mangiare ad un tavolo e al caldo. 

Lentamente anch'io ho avuto accesso a quei privilegi, attaccandomi a lui come una cozza allo scoglio, in cambio gli insegnavo quante più tecniche possibili e lo difendevo dai bulli. Clark è arrivato al diploma solo grazie a me, ed io sono sopravvissuto lì in mezzo solo per lui. La nostra amicizia è nata in un'ottica opportunistica ai limiti della conoscenza umana, eppure si protrae ancora oggi, molto probabilmente solo perché suo mi odia, e Clark è praticamente nato per fare un dispetto a suo padre, ma questa è un'altra storia. 

Uscito da questo edificio inizio a camminare per il campo superando la palestra, la zona di addestramento e provando ad immaginare chi supererà la prova di domani. Sarà dura, decisamente più delle altre. È un'esame a cui spesso vengono sottoposti i Sirase, una prova pensata per essere fallita, per questo viene utilizzata come prova di immunità. Sarà una delle ultime prove, prima del mese di partenza per la foresta di Linton.

Chissà se Al supererà un altro incontro. Forse stavolta potrebbe regolare i conti in sospeso con Kane. Sarebbe bello vederli uno contro l'altro, ma non penso che Al sia così stupido da mettercisi consapevolmente contro.

<<Ahi..>> un sussurro che mi fa abbassare la testa, ho schiacciato qualcosa. Abbasso la testa e tolgo il piede da una mano piccola, con dita lunghe ed affusolate.

<<Che ci fai qua fuori?>> gli chiedo aggrottando le sopracciglia.

<<Spesso non riesco a dormire e vengo fuori a guardare le stelle.- si alza in piedi ed abbassa la testa -Mi aiuta.>> mi siedo di fianco al suo materassino.

<<Anche a me...cosa ti tiene sveglio?>> si siede al mio fianco tirando le ginocchia al petto.

<<Credo che entrambi siamo tenuti svegli da brutti ricordi.>> asserisce con certezza e sospira appena.

<<Sei preoccupato?>> gli chiedo e lui annuisce debolmente, questa confessione gli costa parecchio. Non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso.

<<Tutti lo siamo...ho appena costruito un gruppo e non vorrei dover iniziare tutto da capo.>> annuisco alle sue parole, ma c'è di più, sono sicuro che là sotto c'è di più.

<<Pronto per domani?>> mi guarda e sorride, i suoi lineamenti racchiudono una dolcezza che non avevo mai visto su un ragazzo.

<<Penso e spero di sì...ma so che la prova di immunità sarà difficile.>> mi risponde, sta provando a fare la stessa cosa di quella notte in palestra. Vuole sapere di più ed io non ho intenzione di dargli altri indizi. Questo esame lo dovrà superare alla pari con gli altri. Devo avere la conferma che sia davvero pronto a ciò che dovremmo affrontare.

<<Altrimenti non avrebbe senso.- commento e lo trovo ad annuire di nuovo. -Riprendo la mia camminata, evita di mettere di nuovo la mano sotto ai miei piedi...domani ti serviranno entrambe.>> mi metto in piedi e lo vedo sorridere di nuovo.

<<Lo terrò a mente, grazie generale.>> 


La guardia del reWhere stories live. Discover now