63. Aloha

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Diana's pov
« Dove stiamo andando?» dico ridacchiando, lui mi sta trascinando con la mano verso un posto ignoto. É sera tarda é in giro non c'è nessuno. « Voglio un gelato. Ti va un gelato?» mi chiede sorridente mentre corriamo mano nella mano sulla sabbia. Il mio vestito bianco svolazza per il vento che prendiamo mentre corriamo ad una velocità troppo elevata per i miei gusti. « Si mi va» rispondo ridendo, con lui tutte le risate sono sempre vere. Tutti i sorrisi sono puri e sono sempre di piu, sono sempre più frequenti. Anche i suoi, amo vederlo sorridere gli dona la luce che gli é mancata per anni. É la cosa che adoro di più é che sono io la causa di tutti questi sorrisi spontanei.

« Non ci saranno gelaterie aperte!» urlo, fermandomi per riprendere fiato. Mi sdraio sulla sabbia, perché ho faticato troppo. Non fa più per me correre, in realtà non mi é mai piaciuto. Lui si sdraia accanto a me mettendo un braccio dietro la sua testa. Osservo il mare calmo, piatto come una tavola da surf, le persone locali mi hanno detto che qui é quasi sempre piatto, é difficile che ci siano le onde, tanto meno quelle alte. « Ne troveremo una e se non dovessimo trovarla, la cercheremo ancora o aspetteremo che ne aprano una. Per te aspetterei tutta la vita sai», pronuncia mentre giocherella con la sabbia, facendola passare tra le dita sopra e sotto e poi rivoltandola fino a farla cascare a terra. « Ci sto. Ma penso che aspettare così tanto non faccia così bene, magari trovi qualcuno di migliore nel mezzo», dico, non so se aspetterei veramente tutta la vita, la vita deve essere goduta e molte volte si incontrano persone diverse che possono fare al caso nostro. Ma so anche che l'amore può essere così bello e profondo, struggente che ti farebbe aspettare per tutta la vita. « Io ho aspettato per anni la mia felicità e l'ho trovata, non ne voglio un'altra. Se mai te ne dovessi andare via, io ti aspetterei», dice mentre i nostri sguardi si incrociano e si tengono vicini. « Io aspetterei sempre», ripete ancora, quando le mie labbra finiscono sulle sue.

« Pronta per la corsa?» No, non sono pronta. Ma lui non mi fa rispondere, che afferra la mia mano e insieme ripartiamo accumulando sempre più velocità. Adesso muoio su questa spiaggia. Non é una brutta idea, il posto é bellissimo, il clima mite e poi amo il mare, quindi non ci sono problemi, potrei morire qui. « Rallenta» urlo con il fiato spezzato. Ci fermiamo e ci sediamo ancora a terra. « Tu mi vuoi ammazzare» dico cercando di incamerare più aria possibile bei polmoni. Posso farcela, devo solo respirare e respirare, anche se i miei polmoni bruciano così tanto da fare male. « Non potrei mai, non riuscirei a trovare un'altra ragazza come te. Bella, talentuosa e che ha saputo amarmi», dice. Dal suo pacchetto tira fuori una sigaretta e la accende. Se fosse per lui avrebbe continuato a correre, apprezzo il fatto che si sia fermato per farmi riprendere fiato.
« Sai a scuola, o anche in giro, volevano stare con me perché ero bello. Aspetta, non sono così egocentrico, me lo dicevano le ragazze che ero bello. Quindi volevano stare con me, o per una scopata e vantarsene con le amiche, o per un'uscita, ma la cosa che le avrebbe fatto vincere sarebbe stata mettersi con me. Le ragazze puntavano a quello, stare con il ragazzo figo, da portare in giro e mostrare per fare invidia», racconta, vorrei rispondergli che é ancora bellissimo, e che per me sarà per sempre l'uomo più bello. « Io non ho mai voluto stare con te perché eri e sei bello, ho voluto stare con te,perché volevo curare le cicatrici che avevi nel cuore, volevo salvare quel diavolo che pensavi di essere. Ma che non sei mai stato. Non sei mai stato un diavolo, come pensavi. Volevo salvarti perché la prima volta che ci siamo incontrati ho osservato i tuoi occhi e ho visto solo buio, ho visto un dolore acuto e tutta quella solitudine che ricoprivano i tuoi occhi. E ho pensato che non eravamo così diversi infondo. Io e te non siamo mai stati diversi», osservo io, per me é sempre facile capirlo.

« Stiamo girando la città da un'ora», dico dolorante, abbiamo superato tutta la spiaggia e ora ci troviamo nella località, ci sono negozi chiusi e palme dappertutto. « Lo vuoi o no il gelato?» dice mentre
mi trascina. « Mi fanno male i piedi» dico, mentre con la mano mi tocco il ginocchio, perché non riesco ad arrivare ai piedi. Lui sbuffa, poi si mette dietro di me e mi ritrovo magicamente in aria. Le sue braccia sorreggono il mio peso mentre sono letteralmente sdraia sopra di esse, come una principessa. « Mi hai tirato su come una principessa!» annuncio ridacchiando. « Sei la mia principessa» dice lui, non fa neanche una smorfia di fatica o di dolore, mi trasporta così per grande parte della località, finché raggiungiamo l'unico locale aperto a quest'ora. Mi rimette a terra e quando entriamo faccio un saltello di gioia, perché l'unico locale aperto é proprio una gelateria. Ci sediamo al tavolo e il barista viene a prendere le nostre ordinazioni, ha una camicia buffa con gli ananas colorati, é un signore anziano e non capisco perché tiene un locale aperto a quest'ora se siamo solo noi presenti. « Perché lavora anche di notte?» chiedo, lui mi sorride mentre mi porge il gelato al pistacchio e nocciola, invece Dorian ha preso il gelato al cioccolato. « Per i signorini come voi» replica, ma non capisco ancora. « Ci sono dei turisti che fanno queste pazzie, a me piace soddisfarli e partecipare alle loro pazzie. La vita é più movimentate e divertente se tengo aperto un locale di notte», dice raggiante. « Inoltre ci sono molti ragazzi nei dintorni, quando tornano dalla festa o dalle serate in discoteca, vengono qui spesso a mangiarsi un gelato e a raccontarmi delle storie divertenti. Storie che io non posso più replicare, ma che una volta facevo anche io», annuncia sorridente.

« Grazie», gli diciamo mentre stiamo uscendo dal negozio. « Grazie a voi per aver movimentato la mia serata.Aloha ragazzi».

L'angelo del mio Inferno Where stories live. Discover now