32. Lei ne vale la pena

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Dorian's pov
Pj mi sta aspettando da Tommaso, un nostro compagno di scuola, per una festa a casa sua. Secondo Pj questa è una delle feste più esclusive dell'anno, lui ovviamente é riuscito a prendere l'invito, obbligandomi ad accompagnarlo, perché la sua fidanzata oggi è impegnata, di conseguenza non ci sarà neanche Diana.

Decido di andare a piedi e di rinfrescarmi le idee, al ritorno Pj mi ha promesso un passaggio, sperando che non sia troppo sbronzo per non riuscire a guidare, oggi ho tutta l'intenzione di ubriacarmi, è un mese che ormai lo passo tra alcol, feste e ragazze,
ma niente è comparabile a lei. L'alcol non mi fa dimenticare il suo volto, le feste non mi fanno distrarre dalla sua voce e le altre ragazze non hanno il suo profumo.

Per arrivare a casa di Tommaso, devo passare sotto casa sua, ormai si è già fatta sera, forse dovrei sbrigarsi e raggiungere Pj, ma dei rumori provenienti dalla sua casa, mi fanno fermare . Si sente un urlo, poi vedo una donna che si affaccia alla finestra, mi fa segno di avvicinarmi e io lo faccio. « Sei il ragazzo che entrava sempre dalla finestra di Diana vero?» io annuisco, non capisco dove vuole andare a parare. « Bene entra» dice, facendosi da parte, sembra preoccupata e spaventata. Più mi avvicino, più sento urla e rumori. Un senso di angoscia si espande nel mio letto, le sta succedendo qualcosa. « La sta picchiando?» chiedo in un sospiro, la donna annuisce. Spalanco la
porta della camera, per raggiungerla. « Stai attento e salvala» mi dice, io annuisco e corro in corridoio. La vedo rannicchiata a terra, con suo padre sopra di lei.

«Sarà quell'altra puttana» lo sento dire a sua figlia, decido di entrare in salotto, lei appena mi vede strabuzza gli occhi, ma io le faccio capire
di non farmi scoprire.

« Non sono una puttana, sono solo la persona che ti manderà all'ospedale, se ti va bene, se no vedrai l'inferno con i tuoi occhi. Non sei contento?» Gli dico a quell'uomo.  Osservo un'altra volta Diana, ha gli occhi spaventati, i pantaloni a terra, le gambe nude e percosse da brividi, infine una lacrima  le solca lo zigomo. Quella lacrima è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Afferro dal collo suo padre e lo sbatto a terra, lui sembra sorpreso. Gli tiro un pugno, probabilmente gli ho spaccato il naso, guardo negli occhi Diana, lei, solo lei deve dirmi se posso continuare. Non glielo chiedo neanche, lo capisce dal mio sguardo e annuisce, posso continuare. Uno, due e tre pugni sul suo volto oramai rosso, le mie mani sono sporche di sangue, ma continuo, non mi fermo. Un pugno per quella donna di prima, con i lividi sulle braccia, un pugno per i lividi sul mio bellissimo angelo. Un pugno per tutta la merda che ha fatto a due donne.

«Basta così» è la prima volta che la sento parlare dopo un mese, ha la voce spezzata, ma sembra determinata sulla sua scelta. «Sicura?» lei annuisce, guardo l'uomo ormai privo di sensi, sotto di me. « Sei solo una merda» gli dico, mentre aiuto sua figlia a rialzarsi. Le porgo i pantaloni. «Prendi i tuoi vestiti, i libri di scuola e le cose necessarie. Non rimani qui» le dico, mente mi dirigo dall'altra donna. «Cos-cos'è successo?» chiede spaventata, io entro nella sua camera, ma lei indietreggia. « Hai un posto dove andare?» le chiedo, lei annuisce; non sono di molte parole qui.

«Prendi le tue cose e scappa, scappa lontano da qui. Cambia identità se dovesse servire, lui ti cercherà, non smetterà mai. Quindi scappa lontano» le dico, lei mi abbraccia. Prende una valigia dall'armadio e butta dentro i suoi vestiti. «È una ragazza d'oro, non farle del male, ha già sofferto troppo» mi dice.
«Gliel'ho già fatto» dico io abbassando il
volto. L'ho fatto per lei, ho sempre fatto tutto per lei, ma le ho fatto ancora più male. « Ma tu oggi sei qui, sei qui e l'hai salvata. Non sei un cattivo ragazzo Lucifer, così ti fai chiamare, lei ha visto qualcosa in te, allora devi essere speciale» continua, non so come rispondere. « Metti da parte le paranoie e inizia a vivere, fallo con lei, con lei ne vale
la pena».

La donna esce dalla stanza con la sua valigia, abbraccia forte Diana, dopo averle
promesso che si terranno in contatto, esce dalla porta, sperando che sia per sempre. «Andiamo » le dico, usciamo dalla porta di casa, solo ora mi accorgo che è la prima volta che esco dalla
porta. « Dovresti usarle più spesso le
porte, le finestre non sono così comode» sembra che mi ha letto nel pensiero.

«Le finestre mi danno l'aria da ragazzo misterioso» affermo, lei porta le sue labbra rosa, in un piccolo sorriso. Il primo che le vedo da circa un mese.

« Dove starò?» chiede, mentre ci abbiamo
a casa mia. « A casa mia» dico, lei si ferma in mezzo alla strada, portando anche me a fermarmi. « sul serio?» continua incredula. « Si» affermo.

Lei ne vale la pena.

Grazie💛

L'angelo del mio Inferno Where stories live. Discover now