Love is a knife

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Dash's Pov 


Era la notte del primo giorno, quella stanza non mi faceva sentire a casa. Non mi faceva sentire a mio agio, nonostante fosse abbastanza grande e carina. 

Un letto a due piazze con piumone bianco e cuscini viola e bianchi, una porta finestra con tanto di tende, un enorme armadio e una scrivania con specchio. Non avevo ancora sfatto la valigia né i borsoni, infatti questi si trovavano sparsi per terra. 

Mi giravo nelle coperte da tutta la notte, e dormivo a botte di dieci o venti minuti, per poi risvegliarmi e sbuffare. Mi lacrimavano gli occhi ogni volta. 

Imprecai silenziosamente e spostai il piumone, mi misi seduta e sbuffai pesantemente. Guardai l'ora dal telefono, erano a malapena le 4.

Ognuno di noi aveva un telefono: localizzazione spenta, wifi criptato, e schede altrettanto. Erano telefoni con account a nomi falsi. John c'è li aveva dati per far sì che magari non ci annoiassimo, e perché nonostante avessimo gli auricolari e tutta l'attrezzatura per tenerci in contatto, un cellulare può sempre essere utile.

Di questo ci occupavamo io e Hoseok-hyung. 

Decisi di alzarmi, mi stiracchiai lentamente ed indossai un paio di calzini belli alti. Mi diressi verso la porta scrocchiando il collo a destra e a sinistra, e la aprii. Ma nello stesso momento in cui lo feci, anche la porta della stanza di fronte alla mia fu aperta. 

Ebbi davanti a me un Taehyung con i capelli scompigliati, gli occhi rossi e sbarrati di qualcuno che non aveva dormito per niente. O che magari si era appena fatto una canna, cosa piuttosto possibile in effetti. Una maglia bianca a maniche corte gli metteva in mostra le braccia, un pantalone della tuta nero gli fasciava le gambe. Scontrò lo sguardo con il mio alzando un sopracciglio.

-"Non riesci a dormire?" -chiese voltandosi per chiudere la porta, per poi ritornare su di me.

-"No." -risposi debolmente.

-"E dove stai andando?" 

-"Potrei farti la stessa domanda." -ribattei.

-"Sto andando a prendere una birra, e tornerò in camera per fumarmi un'altra canna." -fece spallucce, come se fosse una cosa quotidiana e solita. Ecco lo sapevo.

-"E tu dove stavi andando, Bora?" - Il mio nome pronunciato dalla sua voce roca suonava davvero bene, mi fece venire i brividi su tutto il corpo. Dovetti incrociare le braccia al petto per cercare di non farglielo notare.

Just in case we dieWhere stories live. Discover now