Capitolo 10

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L'odioEra assurdo, era assurdo comprendere che l'unico sentimento che provavo era l'odio, quello profondo e rude, quello che logorava la pelle fino a farla sanguinare

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L'odio
Era assurdo, era assurdo comprendere che l'unico sentimento che provavo era l'odio, quello profondo e rude, quello che logorava la pelle fino a farla sanguinare.

L'odio, che nella notte si muoveva nel mio corpo mi rendeva irrequieto e macchiava i miei sogni di fango e tormento.

L'odio, era l'unica cosa che legava il mio mignolo a quello di Fallon, con un filo talmente spesso e nero che nessuno sarebbe mai riuscito a spezzarlo.

Quando incontrai Fallon per la prima volta era solo una bambina, un po' paffutella e con lunghi capelli neri che ricordarli era quasi doloroso.
Amava darmi fastidio ed io amavo dare fastidio a lei, non potendo neanche lontanamente immaginare che a distanza di anni e anni la situazione non era cambiata di neppure una virgola.

La odiavo, diamine se odiavo quella ragazzina dagli occhi così tanto neri che riuscivo quasi a vedere me stesso in quelle due iridi scure e forse, era proprio quello che mi spingeva all'odio profondo, la consapevolezza di rivedere me stesso nei suoi occhi.

Perché sì, io e Fallon eravamo sempre stati simili, lei era la mia nemesi e saperlo mi spaventava, perché sapevo di cosa ero capace io e sapevo di cosa era capace lei.

Istintivamente portai una mano al sopracciglio, tastando una piccola cicatrice che nel corso degli anni si era quasi sbiadita del tutto, ma che rimaneva sempre lì, a ricordarmi ogni giorno il nostro destino.

Quella cicatrice me la procurò proprio lei, Fallon e forse, era l'unica cosa che non odiavo di lei e che non odiavo di me stesso.

Mi girai e rigirai nel letto, dopo una notte passata in bianco, seduto su una sedia con i polsi legati.

Come potevo non essere spaventato da Fallon e da ciò che era?
Aveva escogitato tutto, nei minimi dettagli proprio come amavo fare io ed era riuscita a punirmi, ma la cosa peggiore era la Margherita che aveva posato sul mio corpo.

Quella cazzo di Margherita viola non voleva andarsene dalla mia testa, ne sentivo ancora il profumo e ricordavo ancora che al tatto i suoi petali erano setosi.

Non riuscivo a staccarmi da quella Margherita, era come una sorta di maledizione che mi spingeva a conservarla e di fatti quando tornai a casa la nascosi nel mio armadio e per tutta la mattinata non avevo fatto altro che fissare l'armadio, sapendo che dentro c'era quel viola che macchiava le mie iridi e mi faceva ricordare di Fallon, l'artefice del mio odio.

«Call, corri in salone e aiutami ad allenarmi.» sentii dire dalla voce strillante di mia sorella
Bonnie.

«Callum per favore, domani ho un'esibizione.» continuò e a quel punto dovetti alzarmi per non continuare a sentire la sua voce squillanti di prima mattina.

Posizionai i piedi nudi sul pavimento e avanzai ancora completamente assonnato verso la cucina.

«Cosa devo fare?» domandai sbadigliando.

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