34 - Il peso delle visioni

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24 Ottobre 2002 (Undicesima parte)

La pioggia continuava a cadere incessantemente, le strade cominciavano ad essere sature d'acqua, come i tombini che sgorgavano fango ormai traboccanti alla luce dei lampioni. Quel tempo sembrava riflettere il mio umore grigio e abbattuto. Non avevo più sentito né Beatrice né Marco, ma sapevo che nonostante le discussioni sarebbero stati in pensiero per me, così afferrai il telefono nella borsa ma quello, ormai completamente scarico, si spense tra le mani.

Ero seduta alla finestra della mansarda a casa di Serena, incapace di smettere di pensare a lui e alle sue parole.

-Vuoi del the?-
La voce timida della ragazza mi riscosse appena. Era comparsa dalla scala in legno con un vassoio in plastica, due tazze e un piattino di biscotti. I lunghi capelli neri le scivolavano sulle spalle, fino alla schiena, lasciata scoperta da una maglia che le arrivava all'ombelico.

Scossi la testa sentendo la nausea salire alla sola idea di cibo e lei protestò:- Passi per la cena, ma qualcosa devi bere o starai peggio.-

Fissai per un istante i suoi occhi verdi in evidente apprensione per me e, più per cortesia che per voglia, presi una delle due tazze fumanti.

- Spero riuscirai a riposare quassù...- mormorò la strega guardandosi attorno ed aggiunse: - Ti ho vista qui l'altra notte, così stamane ho sistemato e tolto la polvere, ma non sapevo quando saresti venuta e... non immaginavo così presto. E' sempre difficile capire le visioni.- E si sedette a terra su un cuscino accanto a me seguita dal suo maialino da tartufo che trotterellando si sistemò accanto alla sua gamba, come in cerca di calore.

-Tu mi hai visto qui?- feci sconcertata.

Lei annuì sorridente:- Sì, seduta alla finestra come ora...per quello sapevo che non avresti preso quel treno. -

Distolsi lo sguardo per tornare a osservare la strada ricolma d'acqua. Lei lo "sapeva", lei lo "vedeva", eppure non mi aveva risparmiato tanta apprensione per Stefano, non mi aveva avvertita e non ero certa che anche ora mi stesse aiutando. Animata da tali pensieri protestai: - Perché non mi hai detto la verità? Se sapevi chi ero, perché non mi hai detto che conoscevi Stefano?-

Lei accarezzò il piccolo animale e borbottó: - Lui... mi ha fatto promettere di non dirti nulla.-

- Te l'ha fatto promettere?- chiesi sconvolta.

- Qualche settimana fa, quando ha visto che saresti venuta qui...- confermò lei, prendendo una tazza dal vassoio e sorseggiando lentamente.

-Raccontami tutto quello che è successo. Da quanto è qui? Come vi siete conosciuti?-

Lei fissò il contenuto della tazza qualche secondo, poi sospirando disse: - Non posso rispondere alle tue domande, non voglio tradire la mia promessa.-

-Perchè?-

E lei enigmatica rispose:- Perchè condividiamo entrambi il peso delle visioni.-

Un po' confusa provai a contraddirla: -Non capisco...e ospitarmi qui allora?-

Lei sorrise:- Un conto è non dirti nulla, un altro è non aiutarti.-

- Almeno sai dirmi perchè è qui? Perchè non torna a casa?-

-Diciamo che sta cercando...- fece lei come dubbiosa sulle parole da utilizzare: -... delle risposte e non può trovarle tra le montagne.-

-Che tipo di risposte?- insistetti decisa.

Al sentir nominare quel nome, Serena abbassando lo sguardo commentò:- Non posso dirti altro...per favore non insistere.-

Il maialino a quelle parole grugnì e trotterellò verso il vassoio di biscotti che lei prontamente allontanò dalla sua portata: -Sally questi non sono per te!- e come in risposta il piccolo corse verso di me saltandomi in grembo. Era tutto nero, con un pelo fitto e lucido e strofinava la testa contro la mia pancia come se stesse facendo le fusa.

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