Epilogo.

63 15 16
                                    

Era quasi il tramonto quando arrivò.

Si sedette al solito posto, su quel pezzetto di spiaggia accanto all'albero secolare che aveva sempre visto fin da bambina.
Nei suoi ricordi quell'albero è sempre stato così, altissimo, maestoso e imponente.

Intorno a lei, poche persone. Un bambino scappava verso l'acqua rincorsa da un uomo, forse il papà o forse lo zio, una giovane coppia correva sul bagnasciuga, un labrador riportava​ felice un bastone alla sua padrona, che poco dopo glielo lanciava di nuovo.
E lui ripartiva, felice e libero.

Anche Giulia avrebbe voluto sentirsi così. Felice e libera. Voleva che la sua unica preoccupazione fosse quella di riportare il bastone.

E invece era lì, accanto ad un albero secolare, seduta sulla spiaggia al tramonto. Da sola.
In quei momenti non voleva nessuno intorno. C'erano soltanto lei, la spiaggia, il mare e il tramonto.
E i suoi pensieri.

In lontananza una vecchia casa abbandonata, che sembrava potesse cadere da un momento all'altro. Anche quella casa era sempre stata lì, fin da quando lei era bambina, fin da quando ha ricordi.

Infissi rotti, vetri mancanti alle finestre, muri che stavano cadendo, segni di muffa ovunque. Ma, alle pareti di quei muri che stavano cadendo a pezzi, o almeno in ciò che rimaneva, di quelle pareti, si intravedevano pezzi di colore; rosso, giallo, verde. Un tempo i muri di quelle pareti erano colorate. Probabilmente ci viveva qualcuno di molto allegro. O qualcuno di molto triste, che voleva in qualche modo colorare una vita troppo vuota.
Leggenda narra che ci avesse vissuto un uomo pazzo, in quella casa, e che tutti quei colori rispecchiassero il caos che aveva dentro.
Aveva un portico delizioso, quella casa, malandato anche quello, ma che in un altro tempo aveva sicuramente accolto le chiacchere di qualcuno, che si era seduto sulla sedia a dondolo sorseggiando un bicchiere di vino, dopo una lunga giornata.

La sedia a dondolo non c'era più, ma lei riusciva comunque ad immaginarla. Era brava, ad immaginare.

Giulia continuò a guardare. Sembrava ci fosse qualcuno, seduto sul muretto della casa, che forse un tempo era servito a delimitarne i confini.
- Da quella casa deve vedersi un tramonto fantastico,- pensò Giulia,- Dovrei andarci, un giorno.

Anche questo era un pensiero che aveva avuto spesso. Ma, anche quella sera, come tutte le altre sere, preferì rimanere seduta sul quel pezzetto di spiaggia vicino all'albero secolare, quell'albero che ormai la conosceva bene.

Giulia non era una di quelle che rischiavano. Preferiva la tranquillità delle cose conosciute al brivido delle cose inesplorate.
Anche a costo di diventare un po' infelice, schiava di una routine che solo a parole diceva di voler cambiare.

Guardò il tramonto e si accese una sigaretta. Lasciò andare i pensieri, sia mai che davanti al mare al tramonto trovassero una direzione certa.

Quando il sole andò giù, oltre l'orizzonte, Giulia si alzò e si incamminò verso casa. C'erano il suo ragazzo e il loro bambino, ad aspettarla.

Storia di straordinaria normalità.Where stories live. Discover now