Sulle decisioni prese, o non prese.

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- Amore, sono a casa.
Andrea chiude la porta di casa, appoggia le chiavi sul mobile all'ingresso e si toglie la giacca.
- Dov'è il piccolino di papà?

Davide gli corre incontro sorridendo. Si fa prendere in braccio e ride felice.

Giulia si affaccia dalla cucina, sta preparando la cena. 

- Ciao.
Gli sorride.
Si danno un bacio.  

Sono passati sei mesi da quella sera.
Giulia è tornata a casa sua, al suo lavoro, al suo paesello.

Le vacanze sono finite da un pezzo. Il mare è un ricordo passato, che diventerà di nuovo presente la prossima estate, quando Giulia, Andrea e Davide torneranno a trascorrere la loro settimana di vacanza in quel mare in cui si reca da quando era bambina. Quel posto che l'ha vista crescere, prima con i nonni, poi da sola, poi con gli amici, e adesso con suo figlio. 

Lei e Carlo non si sono più visti. 

Giulia non lo ha più cercato, sapendo benissimo che per trovarlo sarebbe bastato tornare alla casa abbandonata.
È sicura che lo avrebbe trovato lì.

Ma ha scelto la sua vita, quella che si sta costruendo, giorno dopo giorno, con impegno e fatica. Quella con Andrea e Davide, perché vedere suo figlio felice le basta a sentirsi meno vuota e insoddisfatta. O forse no, non le basta, ma perlomeno è qualcosa. 

A volte pensa a ciò che sarebbe potuto succedere. Se fosse stata coraggiosa, se avesse mollato tutti e seguito Carlo, iniziando qualcosa con lui, da zero. Ammesso che anche Carlo lo volesse. Non ne hanno mica parlato quella sera.

Ci ripensa con piacere, a quella sera. È stata bene con Carlo, quel modo che aveva di capirla, di farle le domande giuste senza che lei dicesse niente era qualcosa di speciale, che non tutti riescono a fare.

Carlo ha un dono.
Capisce le persone, sa ascoltarle anche quando non dicono niente, anche quando dicono di non voler parlare e invece parlare è tutto quello che vorrebbero. Pochi ne sono capaci. Giulia spera che Carlo ne stia facendo buon uso, di quel dono. 

Ripensa al loro bacio, e al sesso che ne è seguito. È stato bello anche quello, da morire. 

Giulia non lo ha detto a Andrea. 

Ha cercato di convincersi di aver taciuto perché quella notte non ha significato niente per lei, perché dirglielo avrebbe significato mettere a rischio tutto ciò che hanno, e lei non è una che rischia.
E poi Andrea non vuole perderlo.

Forse ha taciuto semplicemente per paura, paura di come Andrea avrebbe potuto reagire, paura che lui potesse mandarla al diavolo.
E nonostante tutte le storie che si racconta
- posso stare anche da sola, non mi serve per forza qualcuno accanto, sono forte, - Giulia ha capito che qualcuno accanto lo vuole.
Vuole Andrea, per essere precisi.
Può stare da sola, può farcela da sola, ma non vuole. Perché condividere la vita con qualcuno è meglio, alla fine.

Poter tornare da qualcuno, sapere che c'è qualcuno che ci aspetta, sapere che quel qualcuno c'è e ci sarà.

Forse ha messo in secondo piano la sua felicità in favore di qualcun altro.
Con Carlo sarebbe stata più felice, ma ha scelto di non ferire Andrea, e sopratutto Davide.
Non fanno così le madri? Mettere in secondo piano tutto? Ripensa alla sua, di madre.
Ha sempre saputo che sono molto simili, a volte fin troppo, lei e sua madre. Adesso ne è ancora più sicura.

O forse anche queste sono tutte balle che si racconta. Forse con Carlo sarebbe stata più felice, più realizzata, più libera, più viva. Ma ha scelto di rimanere con Andrea. E con il loro bambino.

Questa volta ha scelto, forse. Continua a ripeterselo, come un mantra da imparare a memoria.
O come qualcosa di cui convincersi.
Ha scelto la tranquillità, la sicurezza.
Ha avuto paura di rischiare.

Come ha sempre fatto, in fin dei conti.

Ma le scelte dettate dalla paura - paura dell'ignoto, paura di buttarsi, paura di vedere cosa potrebbe succedere, paura che qualcuno possa rimanerci male,- possono davvero considerarsi scelte?

O vanno invece annoverate tra le "non scelte" quelle cose non fatte per i motivi più diversi, ma comunque non fatte, e quella scelta non fatta ha dato origine a qualcos'altro, bello, brutto, voluto, desiderato, detestato, tutto quello che vogliamo, ma comunque altro?

Dopo cena, quando Davide si è addormentato e Andrea è sotto la doccia, Giulia prende l'agenda che tiene nel cassetto del comodino. 

Ha sempre avuto un diario, fin da quando era bambina, e da qualche tempo lo ha ripreso in mano.

Lo apre all'ultima pagina scritta; 

"Lista di cose che possono risultare piuttosto inutili ma che trovo piuttosto utili in caso di smarrimento". 

La sua lista.

Come quella di Carlo, che si era ritrovata in tasca e che adesso giace nascosta tra le pagine del suo diario.
Ne ha iniziata una anche lei.

Cerca di aggiornarla costantemente, ogni giorno, perché ogni giorno dobbiamo trovare una cosa, anche piccola, anche minuscola, che ci emoziona. Così non ci spegniamo.

O, se ci stiamo spegnendo un po' troppo, quella lista ci permette di tornare con la mente ad altri momenti, in cui ci siamo sentiti sicuramente più vivi. E ci permette di continuare a lottare, per sentirci vivi.

Storia di straordinaria normalità.Where stories live. Discover now