Su un tradimento.

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Si ricorda ancora quella cena.

C'era un silenzio strano, suo padre a testa bassa, sua madre tutta in tiro -cosa che avveniva raramente, solo in occasioni speciali, Natale, Capodanno, Santo Stefano, feste comandate.
D'altronde, una che mette al primo posto gli altri si ritrova a non avere tutto questo tempo per farsi bella.

Giulia non gliene aveva mai fatto una colpa, anzi. Era la sua mamma, per lei sarebbe sempre stata la più bella. Credeva che in amore bisogna essere se stessi, sempre, perché il vero amore ti accetta così come sei, non ti vuole diversa, non ti vuole cambiare.

Lei e suo fratello che parlavano del più o del meno, i loro genitori che intervenivano poco o niente.

La cena era una delle poche occasioni che avevano per stare tutti insieme. Si parlava di tutto, a cena, tutti insieme, ci si confrontava. Attualità, politica, droga, fidanzate e fidanzati, macchine, feste, parenti, scuola,lavoro. Ognuno poteva dire la sua, anche se Giulia spesso faceva fatica a tirare fuori davvero quello che provava o pensava - e dire che aveva sempre considerato le mura domestiche uno dei posti più sicuri in cui rifugiarsi.

Ora che era andata a convivere le mancavano le cene con i suoi e suo fratello.
Si sentiva esclusa in qualche modo, anche se loro non avevano fatto assolutamente nulla per farla sentire tagliata fuori.

Cerchio che si chiude, cerchio che si apre, vita che prosegue seguendo strade più o meno definite, vita che si affaccia, vita che aspetta di essere vissuta, vita che bussa prepotentemente alla porta e per un po' puoi fare finta di niente ma prima o poi devi aprirgli, a quella vita che hai così paura di vivere.

Alla fine di quella strana cena, troppo silenziosa per quelle a cui era abituata, suo padre dice loro che gli deve parlare.

Ha gli occhi lucidi.
Lui, invincibile, severo, tosto…
Ha gli occhi lucidi.

Inizia a parlare, o almeno ci prova, poi scoppia a piangere.
—Dovete sapere che tutto quello che vi ho fatto credere in questi anni è una stronzata.
Pausa con lacrime.
—Tutto quello che vi dicevo sulla fedeltà, sull'essere fedeli, sulla fiducia, sull'amore che ha come pilastri la fedeltà e la fiducia reciproca, è una stronzata.
Altra pausa con lacrime.
—Ho una storia con un'altra donna. Per tre anni ho avuto una storia con un'altra donna.

Scoppio di pianto seguito da padre che se ne va in bagno, e continua a piangere.

Singhiozza.

Smarrimento. Incredulità. Sbigottimento. Commiserazione. Pena -povero, è di là in bagno che piange, non l'ho mai visto piangere, quando è morto il nonno, ma quello era un pianto diverso.

Istintivamente aveva abbracciato sua madre, le aveva detto —tu sei più bella. Chissà perché le erano venute fuori quelle parole. Che, pensandoci a posteriori, come spesso le capitava di fare nei confronti di quella sera, forse forse non erano proprio le parole più giuste da dire.

Quanti pensieri le erano passati per la testa, quella sera e nei giorni a venire. Non riusciva a guardare in faccia suo padre, come se a sbagliare fosse stata lei. Non riusciva a colpevolizzarlo, non riusciva ad accettare che lui, il suo forte e invincibile papà, avesse sbagliato.

Quando metti una persona su un piedistallo troppo alto, di quelli che niente e nessuno possano toccarlo, poi quando cade fa troppo rumore. E troppo male.

Non riusciva ad accettare che avesse ferito la sua mamma. Mamma che si era dimostrata, almeno ai loro occhi, forte e determinata come meglio aveva potuto.

Quanto doveva stare male, quanto doveva essere ferita, e umiliata. Giulia stava male solo al pensiero di quanto sua madre stesse soffrendo.

Poi erano venute fuori altre cose, il perché dietro a quella storia assurda, durata anni, portata avanti con bugie e sotterfugi, come sono le storie clandestine, come succede nei film. Quei film che pensi che a te non capiteranno mai.

Era venuto fuori che anche mamma aveva le sue colpe, ma avere delle colpe, non essere perfetti, perfetti agli occhi dell'altra persona, basta a giustificare un tradimento?

Comunque, i suoi erano rimasti insieme.
Sua mamma, in un enorme gesto di comprensione, altruismo, amore,ognuno lo definisca come meglio crede, aveva deciso di perdonare suo padre.

Era cambiata, la sua mamma perfetta, per venire incontro alle esigenze di suo padre, che in qualche modo la voleva diversa.

Giulia si era chiesto spesso se lo avesse perdonato perché davvero l'amore è più forte di ogni cosa o perché la paura di rimanere sola avesse vinto su tutto il resto.

Giulia si era chiesta spesso come riuscissero a stare ancora insieme.
Come poteva sua madre stare accanto a suo padre, e non pensare che lui per anni, aveva stretto un'altra donna?

Davvero la fiducia si recupera?
Davvero si può superare un'umiliazione così grande?

Come fare a non pensare a tutte le volte in cui lui era lì, con loro, presente fisicamente, ma con la mente da tutt'altra parte? Da tutt'altra persona.

La sua laurea. Le vacanze. Natali. Compleanni.
I discorsi che lui le faceva sull'amore.

Poi il tempo era passato. Magico tempo, capace di aggiustare tutto, o quasi.
Capace di mettere distanze, capace di rendere le cose meno dolorose.

Ma, questo Giulia lo aveva imparato bene, non è vero che le cose si dimenticano. Rimangono lì, le cose che ci accadono, si sommano una dopo l'altra, pezzo dopo pezzo, pezzo grande dopo pezzo piccolo, pezzo piccolo dopo pezzo grande, tanti, tanti pezzi, e vanno a comporre quell'intricatissimo puzzle che chiamiamo vita.

Nota autrice e/o me stessa;
Chiedo scusa se a livello di virgolette nei dialoghi la storia dovesse risultare non perfetta, l'editing non è il mio forte, né lo è il modo di scrivere i dialoghi 😅

Storia di straordinaria normalità.Where stories live. Discover now