Sull'amore.

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Tra le cose che erano cambiate in quei dieci anni, c'era il fatto che aveva trovato l'amore.

Piccoli dettagli, per alcuni.
Elemento fondamentale e imprescindibile, per altri. Punti di vista.

Comunque. Lei, disillusa, cinica, romantica nella teoria ma pochissimo nella pratica, si era innamorata.

Non era stato un colpo di fulmine.

A dirla tutta, quando lei e Andrea avevano iniziato ad uscire insieme, per la testa aveva un altro.
Si conoscevano di vista, lei lo trovava anche carino, ma il suo essere timidissima, oltre che orgogliosa oltremisura, le aveva impedito di fare qualsivoglia passo in direzione di lui.

Per dirla in altre parole, fosse stato per lei, nonostante un minimo interesse esistesse, non se ne sarebbe fatto assolutamente niente.

Quando si dice che nella vita bisogna provarci. E buttarsi. Ecco, quella cosa lì lei non la sapeva proprio fare. In nessun contesto. Camminava tranquilla su binari conosciuti, ben noti.

Non un passo fuori da quei binari, nonostante a parole professasse a gran voce che chi non ci prova a lungo andare diventa infelice.

Comunque.

Era successo una sera, lei era un tantino ubriaca, non troppo da non essere padrona di sé, ma quel tanto che basta per provare a lasciarsi andare, per una volta.
Avevano parlato, abbastanza, per un tempo imprecisato che era passato in modo facile.

Poi era scattato il bacio, come facilmente intuibile, su iniziativa di lui. A lei non era dispiaciuto.

Ma il giorno dopo erano iniziati i dubbi.
E tutti i "però" che la contraddistinguevano quando si trattava di affrontare qualcosa di nuovo.
Era carino, e anche simpatico. Non si era voluto spingere troppo oltre, punto a suo favore.
Però.

Però aveva già una certa ansia dentro. Era fatta così. Ancora prima di viverle, le cose, si faceva prendere dall'ansia.

Ma lui era stato bravo. E tanto, tanto paziente.

L'aveva ri-cercata lui, ovviamente, perché lei, il suo orgoglio e la sua timidezza sarebbero andate poco lontano.

Avevano iniziato a uscire, sempre più spesso, e lei piano piano aveva capito che con lui stava bene.
Che il tempo con lui era tempo bello.
Con lui era riuscita lentamente a tornare se stessa, a non aver paura di essere giudicata per questo o quello.

Con lui, gradualmente e molto molto lentamente, era riuscita a lasciarsi andare.
In tutti i sensi. E la sensazione le era piaciuta, parecchio.

Si erano messi insieme.

La sua prima vera storia importante, fatta di prime volte.
I primi viaggi, i primi regali, le prime presentazioni con i genitori, le prime presentazioni come "la mia ragazza".
Lui la presentava con orgoglio, Giulia all'inizio era a disagio. Poi era andata sempre meglio, e la loro relazione era cresciuta.

Convivere.

Cercare casa, prima per lui ovviamente.
Il solo pensiero di lasciare casa sua la terrorizzava. Però lo aveva aiutato a cercarla, casa, in un gioco sottile e di parole non dette che sottintendevano l'idea che magari un giorno in quella casa ci sarebbe andata anche lei.

Ma lui aveva imparato a conoscerla, e non lo disse mai a voce alta, finché lei non fu pronta a dirlo e a sentirlo dire.

Quando fu pronta andarono a convivere. A Giulia piacque il sapore della libertà, la sua prima volta fuori da casa dei suoi, iniziò a sentirsi improvvisamente adulta, aveva compiti e responsabilità adesso.

Una casa di cui prendersi cura, bollette da pagare, spesa da fare, cibo da preparare tutti i santi giorni.
Ma con Andrea stava bene, e presto si abituò con piacere a quella nuova routine, fatta di cose da grandi.

Dopo la prima casa ne cercarono un'altra, più adatta a loro, e alla fine se ne comprarono una. La loro casa.

Presa con i soldi dei genitori, per essere esatti -santi giovani che non riescono a mettere da parte neanche un soldo, e che hanno bisogno della garanzia dei genitori per prendere un mutuo, ammesso che te lo diano, il mutuo, poi uno dice che i giovani non vogliono crescere e sono irresponsabili, che non vogliono lasciare il nido, ma come si fa a crescere e lasciarlo, questo nido, quando spesso i lavori che gli offriamo, a questi giovani, quando glieli offriamo, non bastano nemmeno per pagare le bollette?

Casa loro, comunque.

Avevano iniziato a parlare di bambini.
Più Andrea, di Giulia.

Giulia, come facilmente immaginabile, era terrorizzata all'idea di mettere al mondo un altro essere umano, mondo che spesso le faceva piuttosto schifo, che senso aveva buttarci dentro un'altra persona?

Al tempo stesso però -e incredibilmente, uno potrebbe dire, l'idea di diventare madre non le dispiaceva, forse è vero che le donne ce l'hanno un po' scritta nel dna, quella cosa di essere mamme.
O, se è vero che non ce l'hanno tutte, lei sì, credeva di avercela, almeno quella cosa.

Avevano deciso di provarci, e senza aver dovuto aspettare neanche troppo, era arrivato Davide.

Storia di straordinaria normalità.Where stories live. Discover now