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Come ci si comporta di fronte a certe scelte che si fanno con la consapevolezza, poi, di aver fatto una cazzata? Dicono che quando ci facciamo male poi ne usciamo più forti. Ma sono cosi stanca di dover lottare per me, per lui e per mia figlia.

Smetto di guidare quando vedo in lontananza casa dei miei genitori. Sono sempre stati il mio porto sicuro, quello dove vai quando tutto va male. E non importa se sono impegnati, se hanno qualcosa da fare. Quando varco la soglia del cancello, mia mamma è li, davanti la porta che mi guarda con quell'aria triste. La stessa tristezza che aveva 4 anni fa, quando piangendo mi sono ritrovata contro i miei demoni, pronta a dire tutto ai miei genitori.

Non mi identifico come una figlia perfetta. Ho sempre fatto tutto ciò che mi è stato detto di fare : ho frequentato il liceo, l'università e mi sono laureata con il massimo dei voti. Ma non nego di aver fatto cose di cui tutt'ora non me ne pento. E si, non reputo mia figlia una errore. Reputo mia figlia come un dono dato al momento sbagliato.

" Bambina mia" afferma mia mamma stringendomi tra le braccia "Andrà tutto bene. Devi solo sopportare ancora un poco e poi tornerai qui" dice seria continuando a stringermi proprio come fa lei. Ha una vestaglia lunga, la rende affascinante nonostante tutto "Entriamo" prendo il mio borsone e faccio capolinea dentro casa.

" Sono cosi stanca" affermo tirando un sospiro lungo " Non so come devo comportarmi" dico abbassando lo sguardo " Dov'è Caterine?" dico riprendendomi dallo stato di trance.

" Mamma" corre verso di me abbracciandomi le gambe. Sorrido a quella visione e la prendo in braccio stringendola tra me. Mi sento cosi in colpa nei confronti di mia figlia. Gli accarezzo i capelli scuri. Mi guarda sorridendomi e cerco di cacciare le mie lacrime indietro. Gli occhi verdi, felici, ignari di tutto. E non sbaglia mica mio padre quando mi dice che somiglia tanto a Cameron. Effettivamente è cosi.

" Amore" dico piano sforzando di sorriderle " Cosa hai fatto oggi? Hai fatto arrabbiare il nonno?" scoppio a ridere quando guardo mio padre truccato. E' una bambina così vivace ma anche cosi cocciuta. Strano no?

" Arrabbiare?" afferma mio padre ormai rassegnato. Metto giu Caterine che corre verso mio padre sorridendo maliziosamente. E' tale e quale a Cameron. " Mi ha fatto esasperare questa birbantella" dice giocandoci su.

" che ti avevo detto?" dico facendo finta di essere arrabbiata. Ma non riesco ad essere arrabbiata neanche per scherzo, poichè nel momento in cui mi guarda, capisco che non lo meriterebbe mai una sofferenza da parte mia " Vado un attimo in cucina, ho bisogno di un bicchiere d'acqua" rivolgo a mio padre il mio miglior sorriso finto e mi allontano. Capisco che ha capito quando prende la bambina e va nel salotto facendo giocare mia sorella e mia figlia.

" Cosa stai cercando?" mi volto verso quella voce cosi simile alla mia " Non puoi portarti Caterine, lo sai. Non adesso Debby, devi avere pazienza. Avrà modo di conoscere sua figlia" afferma decisa prendendo anche lei un bicchiere d'acqua.

"Oh guarda, non avrebbe neanche il diritto di conoscere sua figlia per tutto quello che ha fatto" dico esausta guardando il bicchiere vuoto " Non è ora di fargli conoscere Caterine, avrà modo" affermo ripetendo le parole di mia madre facendola ridere " Sono venuta a prendere la cartella di Cameron, con le foto e i video" dico tagliente.

" Come spiegherai a Cameron di avere tutte queste cose?" mi muovo nella sedia nervosa perchè si, non so neanche io come faccio a spiegare a Cameron di avere più prove di quanto lui pensa che io ne abbia.

" Non devo spiegare nulla a lui. Lo spiegherò prossima settimana direttamente al giudice" spiego sbrigativa girando lo sguardo altrove. Quando sono cosi nervosa non riesco a guardare in faccia mia mamma. so che capirebbe quanto sto male, e non mi piace farla stare di conseguenza.

"Non mentirmi Deborah" sbotta alzandosi dalla sedia " La colpa non è di Cameron, Non è tua" continua urlando " La colpa è di quel cazzone di Richard" ed è la verità. Mi ha rovinato la vita, ma continuo comunque a volerlo bene.

" E' colpa di tutti mamma" dico alzandomi dalla sedia anch'io " Cameron mi ha guardando in faccia mamma! Non mi riconosce neppure" urlo fregandomene ci siano le bambine nell'altra stanza " Non si ricorda di un cazzo di quella sera. Non ricorda che gli ho chiamato piangendo dicendo di essere incinta, cazzo mamma" sbotto infuriata, rossa di rabbia.

" Non ho mai avuto l'occasione di conoscere Cameron, ma non mi sembra una brutta persona" e non lo conoscerà mai " Avanti Deborah, dopo che ha saputo che eri incinta non ti ha risposto al cellulare, ma è venuto. Ti ha cercata ovunque" continua " Ha fatto un incidente stradare Debby, è rimasto in coma per mesi. Vuoi comunque fargliene una colpa se non ti riconosce? pensi davvero che se ti conoscesse si comporterebbe cosi?" sorride lievemente rassicurandomi.

Vorrei tanto che la mia vita fosse stata diversa, che avesse preso una direzione diversa. Vorrei poter stare accanto a lui, dirgli che non è stato un errore averlo conosciuto, averlo avuto nella mia vita per mesi. Che sono comunque stati, seppur brevi, i mesi migliori della mia vita.

" Non voglio pensare a come sarebbe andata se non fosse successo tutto" sussurro " Voglio solo farlo uscire dai casini in cui si ritrova, perchè io so che non è stato lui. So che lui non si trovava li in quel momento" sorrido " Era con me mamma" dico chiudendo gli occhi. E forse lui non ricorderà, suppone solo di essere stato alla festa e di essere tornato a casa sua. Ma quello che non sa è che è stato con me tutta la notte, senza tornare a casa.

" sono sicura che avrete modo e tempo per chiarire tutto" si poggia sul ripiano della cucina guardandomi " Ma non è il momento adatto Deborah" si trattiene le lacrime e lo noto.

" Io devo andare da Kevin, lascio Caroline ancora per qualche giorno. Dopo il processo Cameron dovrà sapere la verità" ammetto a voce alta ricevendo un cenno del capo " Vorrei che tu fossi li mamma" continuo facendola ridere.

" E tu pensi che io e papà non ci saremo?" scoppia a ridere " Non hai neppure la più pallida idea, non ti lasciamo sola" e d'altronde non l'hanno mai fatto.

Mi incammino verso il salotto dove vedo Caroline che ride e gioca con mia sorella. E' cosi sorridente che ho paura lei possa stare male. Al solo pensiero mi viene la pelle d'oca. Non lo merita lei, ma non merita neanche Cameron di non sapere nulla. Di non sapere di stare facendo il coglione con ogni ragazza, quando è già padre. Ma non gliene faccio una colpa, poichè non sa neppure di esserlo.

E si, mi sono sentita cosi sola quando Richard ha varcato casa mia dicendomi di fare la scelta giusta per noi. Ho affrontato la mia gravidanza con i miei genitori, con la paura, giorno dopo giorno, di non farcela. Ho pensato ogni giorno di interromperla, non portarla a termine. Ma come potevo fare una cosa del genere a mia figlia quando di colpe non ne aveva? Ho visto Cameron su un letto d'ospedale, in agonia, pronto a combattere tra la vita e la morte. Gli ho tenuto la mano fino a quando ne ho avuto la possibilità.

Perche' quando sono stata messa alle strette di compiere una scelta, ho scelto mia figlia.

Mi porto addosso un senso di colpa che pesa più di me. Ma non potevo fare scegliere Richard al posto mio. Non potevo scegliere di abortire, Cameron non me lo avrebbe mai perdonato. Come sono sicura che non mi perdonerà mai il fatto di avergli tenuto nascosto una cosa del genere.

" Adesso la mamma deve andare" dico baciandole il viso " Ma torno presto va bene?" dico guardando l'aria triste che forma il suo viso " Mi prometti che continuerai a truccare il nonno?" gli sussurro all'orecchio facendola ridere e annuire. Guardo mio padre che ha capito ciò che gli ho appena detto e sbuffa.

Sono cosi felice di avere una famiglia come la mia. E sono grata alla vita per avermi donato il regalo più bello che potessi mai ricevere

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