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Mi alzo dal letto stremata, questa mattina mi è difficile anche andare in bagno per fare le mie solite cose. Ieri abbiamo fatto nottata lunga con gli amici che non vedevo da un bel po di tempo, siamo andati in un posto tranquillo e la serata è proseguita abbastanza bene. Ma il risveglio è particolarmente traumatico.

"Cara dovresti alzarti, è pronto il pranzo" sorride sistemando il pigiama che è caduto per terra e chiudendo la porta alle sue spalle. Dimenticavo mia madre e la sua ossessione nel mantenere la casa e la vita in ordine.

"Smettila di sistemare e vai via" la voce rauca al mattino è la cosa più brutta che abbia mai ascoltato "MAMMA" urlo quando un pupazzo mi colpisce la faccia insieme a qualche risata.

"D'accordo" alza le mani in segno di resa sotto il mio sguardo ammonitore "Ti aspetto giù, principessa" in tono cantilenante apre e chiude finalmente la porta alle proprie spalle. Mi metto seduta sistemando il busto e apro un solo occhio per vedere se è andata via. Campo libero, partita vinta.

Il gelido parquet mi costringe a fermarmi per un attimo dall'azione precedente, cercando di abituarmi a quella temperatura gelida. Quando mi alzo in punta di piedi e percorro il corridoio per andare in bagno noto che qualcuno è venuto a fare visita. Non mi preoccupo più di tanto e mi fiondo nella doccia calda.

Dopo aver fatto la mia routine di crema alla vagina per il corpo, apro la porta e scendo le scale. Faccio capolinea in salotto e ciò che vedo mi scalda il cuore facendo fare a quest'ultimo dei grossi salti di gioia.

"Dylan" sussurro dando voce ai miei pensieri. Improvvisamente due grosse braccia muscolose mi avvolgono in un gigantesco abbraccio affettuoso. Vederlo adesso dopo tanti mesi mi fa venire la pelle d'oca "Oddio non ci credo" si mette a ridere.

"Deborah" sussurra nei miei capelli "Come mai da queste parti? Ha da tanto che non ci vediamo" afferma serio allontanando il viso quel poco che basta a guardarmi negli occhi.

"Il lavoro chiama e non è facile avere qualche giorno disponibile per andare a trovare tutti" sussurro dispiaciuta "Però potreste venirmi a trovare anche voi ogni tanto" ribatto in tono duro.

"Avanti pranzate, a pancia piena siamo tutti un po' più lucidi" alzo gli occhi al cielo e seguo il consiglio di mio padre "E non alzare gli occhi al cielo con tuo padre" continua non soddisfatto ridendo a crepapelle. Cosa gli passa per la testa ogni volta, devo ancora capirlo.

"Allora come stai? La vita è comprensibile?" porto alla bocca una forchettata di pasta e, dopo essermi pulita con un fazzoletto, lo guardo e rispondo.

"Si sopravvive, un po' come qui. Si lavora sodo, ma d'altro canto da per tutto è così" alzo un sopracciglio "E tu invece, come stai?" ribatto continuando a mangiare la mia pasta. Sto facendo finta che vada tutto bene e che non sono agitata. Ma la verità è che se mi viene un attacco di panico, non c'è neppure bisogno che mi portano in ospedale tanto sarebbe inutile.

"Tiro avanti" sospira "Mi hanno fatto una proposta di lavoro efficace dalle tue parti" sono felice per lui ma non per me.

"Sono davvero felice! Hai preso in considerazione l'idea almeno?" sistemo il piatto ormai vuoto nella lavastoviglie e lo seguo sedendomi nel divano.

"In realtà non ho un posto in cui vivere, sarebbe troppo costoso affittare anche solo un bilocale. Ho fatto delle ricerche e la vita li non è molto economica" afferma serio stiracchiando i muscoli rendendoli in bella vista. Scuoto la testa per evitare che si possa accorgere e rivolgo lo sguardo verso la tv.

Eppure averlo qui mi fa sentire tremendamente a disagio, completamente vuota. Io e Dylan siamo stati fidanzati per parecchi anni, ma come tutte le relazioni adolescenziali, abbiamo terminato la nostra. Abbiamo mollato tutto completamente d'accordo a non avere rimpianti uno con l'altra. Ma inutile dirvi che non ci sono rimasta male, sono andata via cercando di non vederlo più perché sapere che si fosse già fatto qualche altra ragazza, mi faceva stare male davvero. Ma l'ho perdonato.

Penso che tutti meritano il perdono almeno una volta nella vita. Siamo umani, sbagliamo e ci cacciamo nei guai totalmente incoscienti di quello che stiamo per fare. L'importante è tornare verso una nuova strada, facendo del passato un punto di forza.

"A cosa pensi?" sussurra facendomi uscire dal mio stato di trance assoluta. Non voglio dirgli a quello che la mia mente sta pensando, non mi sembra neppure il caso a dire la verità. Mi limito a sorridergli come meglio posso per mascherare tutto.

"Al lavoro, oggi devo tornare. Tra qualche ora mi metto in viaggio" affermo decisa e gli sorrido. Nonostante tutto gli auguro davvero tutta la felicità di questo mondo.

"Ho deciso che verrò lì per stare meglio, economicamente intendiamoci" sono felice, ma non troppo.

La tasca della tuta inizia a tremare e capisco che sta arrivando una chiamata. Leggo il nome ed alzo gli occhi al cielo, non sono psicologicamente pronta ad affrontare tale cosa.

"Ciao cartoccio" sbuffo chiedendo scusa a Dylan e mi sposto in cucina dove per il momento è vuota "Tutto bene li? Come sta andando" continua.

"Ciao Belle, smettila con questo nomignolo non molto allettante" sussurro "Va. Ma non vedo l'ora di tornare per raccontarti tutto" prendo a sedere in una sedia e fisso il vuoto di fronte a me.

"Oh so che sono la migliore" grida fiera "Ma c'è una cosa che non va" dice a disagio "Ecco può anche darsi che ho fatto una stronzata mentre tu eri via ed ecco..-" fa una pausa e sbuffando prosegue "Ho rotto qualcosa" termina la frase senza problema, come se fosse una cosa normale.

"Oddio Isa ma che cazzo combini quando non ci sono io" dico lentamente massaggiandomi la testa "Cosa hai fatto?" proseguo ormai rassegnata all'idea che la mia amica sia un caso perso.

"Oh guarda non vorresti saperlo, o almeno non te lo dirò per telefono" afferma decisa "Prendi la macchina e fatti due belle ore, appena torni avremo modo di parlarne" è stranamente impaurita. La cosa non promette bene.

"Belle, non mi frega un cazzo in che condizioni è la casa. Tu stai bene?" urlo paonazza.

"Non urlare e aspetta, cosa è tutta questa volgarità? Decker sto bene, stai tranquilla che è tutto ok" certo, ok un bacione. Come si fa a non pensare a niente se la propria amica dice di aver praticamente messo a KO la tua casa? Vorrei avere questo coraggio.

"Tranquilla un corno Isa! Mi sistemo e arrivo, sei sempre la solita" sussurro affranta chiudendo la chiamata e riponendolo nella tasca.

Entro in salotto e vedo i miei che scherzano animatamente con Dylan. Mi fa venire i brividi per i ricordi legati a questo momento. Ma cerco di sorridere e andare avanti. Tutto sommato l'importante è la salute, no?

"Io devo andare adesso" tutti gli sguardi calano addosso a me rendendomi esasperata ancora di più. Evito di raccontargli tutto ciò che è accaduto, non voglio farli preoccupare inutilmente.

Salgo in camera per prendere il borsone che mia mamma, da malata dell'ordine quale è, mi ha preparato stamani presto e chiudo la porta alle mie spalle. Quando vado via porto sempre con me la tristezza di avere i miei genitori lontani da casa mia e dal mio lavoro. Porto con me la tristezza nel sapere che non potrò vederli spesso a causa del poco tempo a disposizione. Ma porto con me, nel mio bagaglio, una parte sempre nuova.

"Vi voglio bene, venite quando potete. Mi farò sentire io appena arrivo" abbraccio tutti e mi soffermo su mia sorella "Fai la brava e non fare disperare né i genitori e né gli insegnanti, d'accordo?" mi fa un cenno del capo rivolgendo lo sguardo verso il basso e io vorrei portarla con me "Vengo a trovarti al più presto ma tu nel frattempo aspettami sorridendo però" mi sorride e mi stringe forte a sé. Nonostante è piccola d'età, ne dimostra sempre un po' di più.

"Deborah" mi richiama mio padre facendomi fermare sui miei passi " ti vedrò quando ti sposerai adesso?" scoppio a ridere e corro ad abbracciarlo. Quanto vorrei restare qui, con la mia famiglia.

Vorrei che la mia famiglia fosse eterna cosi come vorrei che fosse eterno il tempo passato con loro.

Salgo in macchina e dopo aver bussato il clacson parecchie volte, avvio la macchina alla sopportazione di due lunghissime ore di autostrada.

emptystreetsWhere stories live. Discover now