6.

32 14 3
                                    

Oggi è domenica e come da tradizione mi tocca salire sulla mia amatissima macchina e farmi quasi due ore per raggiungere i miei vecchi e cari genitori. Preparo una borsa al volo e comincio a mettermi in viaggio all'alba evitando il traffico intenso.

"Buongiorno fiorellino" sbuffo e metto il viva voce posando il telefono sul sedile "Non ti ho insegnato che a tuo padre non devi sbuffare?" alzo gli occhi al cielo e aumento la marcia per spingere la macchina un po' più veloce. Lenta come una lumaca non arriverei mai altrimenti.

"Papà ciao! Come stai? Io sto bene grazie tante" sbuffo ancora una volta distrattamente "Grazie per avermelo chiesto" proseguo.

"Cara mia dolce bambina, lo sai che papà ti vuole bene! Sto solo cercando di capire se ti sei decisa di venirci a trovare" sospira triste non aspettandosi di certo che io sia già in viaggio.

"Papà, lo sai che ho molto lavoro da fare e che non ho molto tempo a disposizione" trattengo un sorriso senza fargli accorgere di nulla.

"Quanto vorrei venire li, ma il lavoro chiama anche noi" sospira ancora "Ma sono felice comunque di averti chiamato anche solo per sentirti" mi si riempie il cuore di gioia con i miei genitori, qualunque cosa si tratti.

"Vi voglio bene, lo sai" ingoio il groppo che si sta formando alla gola e proseguo "Devo riattaccare papà, salutami mamma e maddy" dopo aver ricevuto una breve risposta da mio padre, metto giù e poso il cellulare riprendendo il cammino che avevo stroncato per un breve momento.

I miei genitori sono sempre stati il mio punto di riferimento e il mio vero e proprio punto debole. Mi sono stati accanto nei momenti difficili, nei momenti della mia vita in cui volevo mandare all'aria il mio futuro e a fanculo la mia esistenza. Perché di momenti brutti ne ho passati ma come questi anche di belli. E loro, anche se belli, ci sono sempre stati formando la mia corazza e proteggendomi da tutto quello che intorno a me faceva starmi stare male.

Apro il cancello con un click abbastanza silenzioso aspettando che si apra e sperando che nessuno si sia accorto della mia presenza in questo vialetto. Parcheggio velocemente la macchina accanto all'auto di mio padre senza preoccuparmi di averlo fatto nel modo totalmente sbagliato. Io e i parcheggi siamo in continua guerra con la netta distinzione che quest'ultimo ha sempre un punto in più su di me.

"Papà" urlo e nonostante la mia età abbastanza avanzata gli salto addosso come una balena spiaggiata "Mi sei mancato tantissimo" comincio a baciarlo da per tutto facendolo ridere a crepapelle.

"Devo ringraziare la tua sana alimentazione in questo momento, altrimenti sarei potuto cadere sbattendo la testa e solo dio saprebbe il continuo di questa storia" scoppio a ridere e fisso il verde dei suoi occhi che adesso non sono più spenti e stanchi ma gioiosi e rilassati.

"Cosi mi offendi" dico sbuffando a braccia conserte. Mi fa segno di entrare prendendo il mio borsone e lo seguo fino alla sala da pranzo dove trovo Maddy, mia sorella "Dolcezza" mi abbraccia forte facendomi quasi commuovere. E si, mi commuovo solo in certe occasioni e queste, penso siano più che commoventi.

"Ciao principessa Debby" scoppia a piangere "Mi sei mancata tantissimo" la prendo in braccio asciugando le lacrime e mi sposto verso la cucina seguendo mio padre.

"Dov'è la mamma?" lo fisso con le sopracciglia sollevate e mi siedo in una sedia.

"Ha fatto il turno notturno, dovrebbe venire tra poco" sorride "Per quanto ti fermi?" faccio scendere Maddy e rivolgo nuovamente lo sguardo verso mio padre.

"Purtroppo solo due giorni, sai come è il capo. Ha fatto uno sforzo grandissimo" dico ironicamente alzando gli occhi al cielo.

"A proposito come va con il lavoro?" si ferma dal battere le uova per rivolgere lo sguardo sulla mia figura "Sei parecchio dimagrita, stai meglio ma ti preferivo un poco più cicciottella!" si lamenta.

"Il lavoro va, i casi meno. È difficile risolvere casi, a tratti quasi impossibile entrare nella mente di ogni persona, non sono uno psicologo e questo non mi viene naturale" sussurro sorridendo "Comunque mi tengo in forma e no, sai quanto detestavo il mio corpo tempo fa" prendo un bicchiere d'acqua e guardo fuori dalla finestra. La pioggia sembra non voler smettere di cadere sul ciglio della strada.

"Lo so perfettamente cosa hai passato, ma l'abbiamo superato insieme" mi accenna un sorriso e prosegue "Ti va una frittella alla nutella? Sono quelle che hai sempre amato, ma con tutto rispetto e totalmente grazie al buon cuoco che sono" si gonfia il petto con aria fiera. Gli sono davvero grata per aver cambiato discorso.

"Quanto siamo modesti!" scoppio a ridere "Però passami qualche frittella, voglio vedere se l'avanzare dell'età non ti ha stroncato la retta via da cuoco" prende un piatto e mi versa la nutella calda sopra, immediatamente ho l'acquolina in bocca. Cavolo, sono davvero invitanti e hanno un aspetto bellissimo. Ma cerco di fare una faccia strana, non voglio fargli complimenti affrettati. Non prima di averli assaggiati naturalmente.

"Posso dire che hai un padre delizioso come queste adorabile frittelle?" ammicca sorridendo. Alzo entrambe le sopracciglia e gli tiro un tovagliolo colpendolo in pieno viso ricevendo una manciata di farina sui capelli "Hai appena dichiarato guerra" urlo seguendolo.

"ANDREW" urla facendo capolinea mia madre "Immaginavo ci fossero ospiti" sorride contenta mentre io e mio padre ci fermiamo per prendere una bocca d'aria.

"Mamma!" mi abbraccia talmente forte da farmi mancare l'aria "Non voglio tornare a Manhattan senza qualche organo" scherzo allentando la presa e scoppiando a ridere.

Il rapporto con mia madre non potrà mai essere paragonato a quello che ho con mio padre. Diversamente da quel che si dice di solito, adoro mia madre ma non quanto mio padre. È sempre stata meno presente a casa rispetto a lui a causa del suo lavoro particolare. Ha un suo ospedale e deve passare tanto tempo al pronto soccorso, controllare l'operato di ogni impiegato in modo che le cose possano finire per il verso giusto e controllare ogni cartella clinica affinché prosegua per il meglio.

Per quanto riguarda il vecchio, è un dottore ma in settore diverso. Si occupa della chirurgia estetica e per questo motivo ha più tempo a disposizione. Ognuno di loro ha la propria carriera e delle responsabilità al di sopra delle loro grandi spalle. Mi reputo orgogliosa e soddisfatta alla perfezione di entrambi, della loro persona e di quello che hanno costruito con tanti anni di sacrifici.

"Sapevo che sarebbe venuta, sa mantenere male i segreti" ammicca mio padre schiacciando un occhiolino nella direzione di mia madre facendo assumere una faccia del tutto indescrivibile "Come stai cara? Il lavoro come è andato?"

"Come al solito" posa la borsa e si toglie il giubbotto rendendo il suo fisico snello in mostra sotto la sua solita divisa. Per l'età che ha, è una donna che sa portare tutto con classe e che si allena affinché il suo corpo rimanga sempre tonico e allenato. Proprio come mio padre.

"Adesso che la famiglia è riunita che ne dite di uscire a fare un giro?" propongo alzandomi e facendoli rimanere di stucco. Non è mia intenzione prendere l'iniziativa nelle cose e neanche proporre qualcosa che si svolga fuori da casa, ma oggi farò un eccezione.

" E come possiamo dire no alla nostra bambina?" affermano in coro abbracciandosi e scoppiando a ridere.

E inquesto preciso istante mi sento fortunata di avere con me i miei genitori.

Oggi sono finalmente a casa.

emptystreetsWhere stories live. Discover now