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Scendo dall'auto e rimango con la bocca aperta, letteralmente. Dubito che abita da solo ma, in caso contrario, non capisco come non si senta solo in questa immensa villa. Perfino i nanetti da giardino hanno il loro perché, il loro fascino.

"Debby avanti entra" alzo le sopracciglia e lo guardo "Alza il tappeto dell'entrata e prendi le chiavi. Vado a sistemare la macchina io" mi schiaccia un occhiolino e con una mano nei pantaloni neri lucidi e una che regge la sigaretta, si allontana. E si, anche lui ha il suo fascino e sa portarlo davvero bene.

"Salve signorina. È un amica di Cameron?" gli vorrei fare una battuta ma sarebbe fuori luogo così mi limito solo ad annuire "Piacere sono Rose, potrà chiamarmi ogni volta che avrà bisogno" sorride e io ricambio in maniera affettuosa.

"Sono Deborah, piacere" allungo una mano nella sua direzione che accetta volentieri. Mi allontano dando uno sguardo in giro. La casa è immensa, capace di fare perdere la gente manco fosse un tugurio di lusso. L'aria è così accogliente, quasi familiare, che non mi fa sentire neppure a disagio.

"Ti piace?" mi volto verso quella voce roca e sorrido "Ovviamente la mia presenza noto che piace di più" scoppia a ridere e io prendo un cuscino tirandoglielo e colpendolo in pieno viso.

"La smetti di fare sentire fuori luogo le persone?" borbotto imbronciata "E poi perché adesso non hai la maglietta?" affermo seria "Oh gesù ti prego, non iniziare già da adesso" continuo.

"Sembri una ragazzina" sbotta sistemando i pantaloni e facendo intravedere ancora di più la V in evidenza abbastanza scolpita "Che c'è non sai stare con un uomo seminudo? Per tua informazione sto cambiando la maglietta" continua facendomi innervosire.

"Credimi se ti dico che ho visto di meglio nella mia vita" in parte è la verità, ma non è vero che non è un bel vedere. Ad essere davvero sincera, è un bel panorama quello che mi si è presentato davanti. I pantaloni lucidi calzano a pennello le sue gambe toniche e lunghe, il fisico allenato e snello. I capelli ricci corvini ricadono vicino gli occhi e i suoi occhi verdi esaltano la sua carnagione scura. Se questo non si può guardare, credo proprio che nessuno abbia uno spiraglio di possibilità.

"So cogliere le sfide a volo" avanza verso di me sorridendo. Mi sento un piccolo essere pronto ad essere schiacciato "Ma ho lavoro arretrato da portare a termine" mi schiaccia un occhiolino e si allontana "Fai come se fosse a casa tua, d'altro canto lo sarà fino a quando non sistemano tutto"

La casa, seppur accogliente, non è la mia. Salgo al piano di sopra per cercare la stanza degli ospiti e rischio quasi di rompermi l'osso del collo a causa dei molteplici gradini che conducono sopra. Trovo la prima stanza vuota e mi fiondo all'interno. Capisco di non essere nella camera degli ospiti quando vedo una cornice di famiglia su un comodino nero.

"Ti ho sentito mentre entravi, non è questa la camera degli ospiti" sorride e mi volto a guardarlo. Ha cambiato la maglietta e indossato una tuta del pantalone grigia. E ragazzi datemi dell'acqua.

"Oddio mi dispiace" dico piano rivolgendo lo sguardo su di lui "Questa casa è immensa. Hai mai pensato di appendere al piano di sotto una pergamena con tutto il percorso e le varie camere?" la butto lì, a caso.

"Ottima osservazione, ci penserò" avanza verso di me e si ferma "Quando sei tornata non avevi una bella cera, è successo qualcosa?" afferma serio facendomi tentennare.  Non è da lui. Completamente. Qualcuno si sarà impossessato del suo corpo.

"Quando siamo passati dal 'ti faccio licenziare' alla parte del migliore amico?" sorrido e sbuffo "Non è niente, davvero" mi butto sul letto comodo e sprofondo sotto al cuscino. Quell'odore così familiare che ti travolge il corpo fino a penetrarti le ossa. 

"Si da il caso che quello" indica il letto "È il mio letto. Per cui sei pregata di non romperlo" ghigna e lo guardo torvo.

"Peso appena qualche kilo, non darmi della grassona. Mi offendi cosi" apro un occhio e lo vedo che ride. Un sorriso sincero, quelli che ti scaldano il cuore.

"Hai un fisico che fa invidia e adesso sono serio" solleva entrambe le sopracciglia e mi guarda con l'aria totalmente sexy e cosi tremendamente sensuale. Nonostante l'aria fresca che entra dalla finestra appena aperta, qui dentro si respira un aria calda "e sono ancora più serio quando ti dico cosa succede" si appoggia allo stipite della porta con le braccia incrociate. E dio, qualcuno chiami i vigili del fuoco per spegnere il mio di incendio.

"Cam, non è nulla" mi alzo e avanzo verso di lui in modo lento aggiustando la camicia "Devi credermi" gli sorrido e gli accarezzo una spalla muscolosa. D'altro canto non capisco il suo interessarsi cosi a me, e peggio ancora non voglio fidarmi del primo che capita raccontando tutto.

"Come mi hai chiamato?" mi afferra la mano facendo incollare i miei piedi sul pavimento, costringendomi a guardarlo "Debbie, dimmelo" continua stritolando la camicia.

"Mi stai sgualcendo la camicia" sbuffo liberandomi dalla sua presa. Più libera sono e meglio sto "Cam. Ti ho chiamato Cam, ti da fastidio?" uso l'espressione più spacciata possibile alzando le sopracciglia notando la sua faccia confusa.

"Mi chiamano cosi solo gli amici Debs" afferma ridendo e allontanandosi "Ma dal momento che dovrai lavorare e stare con me per un po', adesso puoi chiamarmi anche tu cosi" fa un occhiolino e schiocca la lingua al palato.

"Sai?" mi avvicino a lui con aria provocatoria e gli sorrido "Anche a me gli amici mi chiamano Debs" mi avvicino al suo orecchio "Ma per te farò un eccezione, Cam" scandisco il nome in modo lento e vedo che mi sorride. Tra di noi, finché ci sarà modo, sarà una sorte di gioco.

"Mi piacciono i giochi Debs" continua ridendo e mantenendo lo sguardo su di me.

"Anche a me Cam" mi allontano scendendo appena un gradino "Non immagini neanche quanto" gli sorrido e scendo finalmente le scale liberando il respiro che stavo, incoscientemente, trattenendo.

Con il senno di poi, prima di quel giorno, non mi sarei mai immaginata di diventare cosi stronza e stracolma di indifferenza. Il problema non è quando ti fanno perdere la pazienza, perché quella dopo un po' torna, ma quando ti fanno perdere la voglia. Diventa difficile, un qualcosa di diverso quando la rabbia è sostituita dal menefreghismo.

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