Morte non sospetta

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Nel suo ufficio il tenente Eusford era così sommerso dalle carte di un caso spinoso che la sua bella mattina con Ferid sembrava già lontanissima. Il dedalo di indizi inconcludenti e alibi barcollanti pungolava la sua anima investigativa, ma il suo nuovo ruolo era più un dosare le forze del suo ufficio saggiamente che scendere in prima linea.

Riattaccò dopo una telefonata poco amichevole dell'assistente del procuratore, e cerchiò con una penna colorata dei dettagli delle deposizioni da ricontrollare, di nuovo opera dell'ex investigatore californiano Aguirre. Ancora non gli andava a genio quell'aria da Miami Vice che teneva, e ancora meno il suo pressapochismo.

Quando si spalancò la porta era già pronto a cacciare fuori qualsiasi scocciatore – o in alternativa ad arpionare lo stesso Aguirre per una robusta ramanzina – ma un sollievo di corpo e spirito si affacciava con un bel sorriso e accessori in colori fluo.

«Sam, di nuovo qui?»

Samara saltellò dentro l'ufficio, allegra e completamente a suo agio come a casa propria.

«Devi smettere di venire così spesso, i miei colleghi mi chiedono se sei mia figlia... come?» fece quando lei gesticolò qualcosa. «Oh, hai saputo del ritorno di Ferid... ma... da chi, scusa?»

Le lettere che scandì con le dita presero di sorpresa Crowley.

«Te l'ha detto Mika? Fa l'informatore di tutti adesso... beh, sì, è tornato da due giorni. In realtà l'hai mancato di pochissimo quando sei venuta l'altro giorno, sai, mi aspettava qui in ufficio.»

La notizia fece letteralmente piroettare la ragazzina di gioia e prese a gesticolare a raffica, troppo veloce per il tenente.

«Calma, calma... che cosa...? Ah, il saggio... vuoi che lo porti con me a vederti? Ma sì che lo porto, sono sicuro che verrà volentieri. Sono certo che in tutto questo tempo ti ha pensata più spesso di quanto pensasse a me.»

Samara mise su un'espressione dolce più adatta a una donna adulta e gli si sedette sul ginocchio stringendolo al collo con la consueta forza. Anche se sapeva di non doverle dare troppa confidenza sul posto di lavoro la strinse brevemente con un braccio.

«Questa è corruzione di pubblico ufficiale, ragazzina, sappilo» l'ammonì lui. «E ancora peggio, mi stai consolando. Guarda che Ferid mi pensa più che abbastanza.»

Samara alzò gli occhi su di lui con uno strano sorrisetto.

«Lo sai? Cosa sai?»

Samara si alzò con un'altra mezza piroetta e parlò a gesti, ma stavolta Crowley capì tutto e si irrigidì a livello delle spalle.

«Che vuol dire che lo sapevi dalla prima volta che ci siamo visti? Non eravamo... ci conoscevamo appena quando ti abbiamo incontrata, Sam!»

Lei ghignò e agitò l'indice come a negarlo.

«È vero, noi non eravamo... che vuol dire che si vedeva? Non si vedeva niente, non... e poi che cosa avresti visto?»

Era fin troppo sulla difensiva e nemmeno se ne accorgeva, tuttavia Samara poteva anche essere muta ma non era certo stupida, né timida. A quei suoi gesti si trovò a boccheggiare scandalizzato.

«Sam, per l'amor di Dio, hai tredici anni, che ne vuoi sapere tu di tensione sessuale? A malapena so io che cos'è!»

Samara sbuffò vistosamente e alzò gli occhi al soffitto in un modo che gli ricordò molto Mikaela, poi sillabò la frase successiva a segni elementari, lettera per lettera. Ciononostante Crowley non la capì e si accigliò.

«Yaoi? Che è yaoi?»

Non ebbe modo di colmare le lacune in merito all'editoria dell'estremo oriente perché la detective Adigun apparve nello specchio della porta e bussando interruppe la discussione. Samara sembrava comunque divertita come si trovasse a un luna park.

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