L'esito della battaglia

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Il secondo piano dell'infermeria aveva preso il posto della stanza dei libri disordinati da quando Mika era riuscito a mettere le mani sul doppione della chiave: con una dozzina di letti disponibili, nessun paziente ospitato per una lunga convalescenza e nessuna loro conoscenza che sapesse di doverli cercare lì era il nido più adatto per lui e il suo amante. Inoltre, non dovevano sbrigarsi e rivestirsi prima di prendere un malanno per colpa del freddo.

Mika apprezzava soprattutto questo aspetto. Il rapporto in sé gli piaceva ovunque, ma solo nell'infermeria poteva restare sdraiato e godersi il lento scemare dei brividi e il respiro che tornava regolare.

Sorrise sentendo la mano di Lucky passargli nei capelli e le sue labbra sul collo. La sua pelle contro la sua schiena era ancora calda, molto più calda della sua.

«Adoro i tuoi capelli biondi» gli sussurrò. «Come il grano, come il sole, o il miele... tutte le cose meravigliose che ho trovato nella vita.»

«Credo tu me l'abbia già detto... due o tre volte al giorno» replicò Mika dandogli una carezza alla cieca. «Ma non mi stanca risentirlo.»

Lucky non aggiunse altro, né gli domandò se dovesse rientrare come faceva quasi sempre. Mika non aveva fretta e si crogiolò nelle sue carezze, sonnolento.

«Senti... Mikael...»

«Mh?»

«Tu... a parte tuo fratello non hai nessuno là fuori, vero?»

L'ozioso torpore svanì. Mika si girò sulla schiena per guardarlo in faccia.

«Che vuoi dire?»

«Intendo, la tua famiglia... sei scappato di casa, non è vero?»

«Ah... sì.» fece lui, sollevato.

Lucky tormentò la sottile catenella d'argento che portava al collo. Da che lo conosceva intimamente l'aveva sempre notata e non aveva mai avuto alcun ciondolo.

«Pensi mai di... lasciare Bluefields?»

Il ragazzo sollevò un sopracciglio.

«Da dove ti è venuta ora questa?»

«Pensavo che magari... pensavo che potevamo andare via insieme.»

Mikaela ricambiò la serietà di Lucky con uno sguardo vacuo. Non avrebbe potuto stupirlo di più neanche se si fosse messo a parlare di balletto russo. D'altro canto, la sua esitazione incoraggiò il giovane bracciante.

«Non posso prometterti che sarai ricco o che sarai importante, ma farei di tutto per renderti felice. Lavorerei senza lamentarmi mai per darti quello che ti serve e il più possibile di quello che vuoi. Ti darei tutte le attenzioni che meriti.»

Fino a quell'estate sarebbe inorridito a una simile sfilza di proposte romantiche da chiunque non fosse Yuu, ma la sua prima reazione fu di compiacimento per la devozione che gli veniva dimostrata. Dopo subentrò un sentimento di tenerezza per la sincerità che vedeva in quegli occhi, e in terza istanza apparve uno strascico di senso di colpa.

«Non ti chiedo di rispondere adesso... so che tu potresti diventare importante, e che ora che tuo fratello è così famoso ti sarebbe ancora più semplice. Ti chiedo di rinunciare a molto, per troppo poco forse...»

Lucky gli diede un bacio sulla spalla.

«Però se non ci provo finisce che tra dieci anni ci penso ancora, a che cosa avresti risposto. Mi prometti che ci pensi su?»

«Ah... io... sì. Ci penso.»

Lucky gli diede un bacio sulle labbra prima di alzarsi, spiegando che doveva tornare alla Casa Grande per incontrare i membri della chiesa ai quali stava insegnando gli aspetti tecnici del lavoro agricolo.

La Chiesa dell'AcquaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant