Capitolo 41 ♡ Cora

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In quel vestito sembravo veramente un insaccato.
Tornati a casa dalla gita, Flora mi aveva subito trascinata - insieme a Nicolò ed Elia - alla ricerca degli abiti per la festa di fine anno. Diceva che dovevo trovare l'abito più bello che i nostri negozi in città potessero offrire, così da poter risplendere al massimo una volta salita sul palco a reclamare la mia borsa di studio.
Ora che si era sparsa la notizia sul forfait di Christian e Giuliana, diceva che avevamo un cinquanta percento di possibilità in più. Io non ero sicura che quei suoi conti fossero giusti.
Eravamo già al terzo negozio di non so quanti e Flora mi aveva spinto dentro il camerino con sei diversi vestiti. Peccato che nessuno di quelli sembrava avere la mia taglia. Alcuni non mi entravano, altri mi stavano stretti o non mi donavano affatto. Stavo iniziando a perdere ogni speranza. Inoltre, la commessa di Rinascimento, non sembrava molto contenta ad avermi dentro il negozio. Come se il mio essere in carne avesse potuto avere qualche effetto sulle sue vendite. Mi guardava male, faceva commenti strani ed ero sicura che si trattenesse dal non essere troppo volgare solamente perché Flora sembrava molto intenzionata a comprare un lungo abito color cipria con lo scollo a cuore e diversi strati di gonna in tulle che costava più di cento euro.
Mettevo via i soldi per un abito da un anno ormai, ma i miei sacrifici sarebbero stati inutili se non avessi trovato nulla che mi stesse bene o che mi piacesse.
Anche se l'abito color prugna che stavo provando non mi piaceva affatto, uscii dal camerino per mostrarlo a Flora. Lei si era seduta su un puff marrone, proprio davanti ad un largo specchio e aspettava con pazienza che mi infilassi uno ad uno quello che aveva scelto per me.
«No» continuava a dire, bocciando ogni scelta. Fui abbastanza contenta di sentire un no secco in risposta anche a quel particolare abito. Non sarei mai riuscita ad uscire di casa in quello. Aveva un fiore gigantesco proprio sulla vita, ma le mie tette lo facevano ripiegare su se stesso e sembrava solamente un ammasso informe di stoffa. E poi era un tubino, odiavo i tubini.
Alla fine, Flora comprò il suo abito e decidemmo di passare oltre. Anche Nicolò ed Elia dovevano scegliere cosa mettersi, così decidemmo di fermarci in un negozio di abiti eleganti maschili per dare tregua a me e dare a loro la possibilità di trovare qualcosa di carino.
Nicolò si fiondò praticamente subito su un completo completamente petrolio: dai pantaloni, alla giacca fino alla camicia, tutto era stato confezionato con la stessa stoffa lucida con fiori ricamati, petrolio su petrolio. Aveva anche un panciotto coordinato, ma decise di non provarlo affatto. Diceva che lo avrebbe fatto sembrare troppo un anziano, pronto a giocare a briscola invece che a passare la notte sveglio a ballare.
Elia non era così deciso, ci mise una ventina di minuti e dieci diversi outfit prima di trovare il completo perfetto. Aveva provato combinazioni di colori sgargianti, diversi tipi di tessuto o fantasia, ma alla fine si era buttato sul classico completo bianco e nero con tanto di farfallino abbinato.
Mi sentivo terribilmente in colpa a non aver ancora trovato nulla e a dover farli continuare ad andare in giro come trottole, ora con addirittura le mani piene di buste pesanti.
Cercai di farli andare a casa, dicendo che avrei continuato da sola o che saremmo potuti tornare un'altra volta, ma Flora era decisa a trovarmi un abito quello stesso pomeriggio. Così spedì i due ragazzi con tutte le buste verso l'autobus e lei sarebbe rimasta con me.
La prossima tappa sarebbe stata un negozio locale che si specializzava in abiti da cerimonia e da serata elegante, Flora diceva che le mie probabilità di trovare qualcosa di meraviglioso erano più alte lì che da qualsiasi altro posto. Sapevo che non era vero, altrimenti lo avremmo visitato per primo, ma ero ancora decisa a non lasciar andare la speranza.
«Uh, questo sembra veramente carino» commentò lei, tirando fuori da un appendiabiti un lungo abito azzurro. Era quel tipo di abito che sembrava andare di moda in quei mesi, la stoffa simile al raso, estremamente lucida, si piegava su se stessa in piccole onde in tutta la lunghezza, anche nello scollo che sapevo già avrebbe lasciato ben poco all'immaginazione.
Annuii perché sembrava veramente carino, anche se non sapevo come mi sarebbe potuto stare addosso. Lei lo appoggiò insieme agli altri abiti che aveva scelto sul suo avambraccio e decidemmo di dirigerci verso i camerini e provare intanto quelli.
La commessa ci portò nell'unico camerino di tutto il negozio, che consisteva in una mera tenda in un angolo della stanza. Decidemmo di entrare entrambe, per evitare di dover fare la sfilata davanti all'intera clientela.
«Inizia con quello azzurro, è quello che mi piace di più» esordì Flora, per poi scuotere la testa e cambiare subito idea. «Anzi, no, lascialo per ultimo. Così possiamo veramente capire se è quello giusto. Inizia con quello che ti piace di meno.»
Presi un abito a caso fra quelli che mi aveva scelto, iniziando a spogliarmi e cambiarmi. Era verde e con così tanti brillanti che avrei potuto trasformarmi in una palla da discoteca vivente sotto le luci del ballo di fine anno.
Flora mi guardò farle una piroetta davanti con l'abito addosso e tirò fuori un pollice all'ingiù. «No, bocciato. Abbiamo bisogno di qualcosa che dia più nell'occhio, ma allo stesso tempo non dia così tanto nell'occhio.»
«E come sarebbe mai possibile?» ridacchia io, facendole segno di aiutarmi a slacciare i nastri sul retro del vestito.
Lei iniziò a disfare l'intrico del corpetto e l'abito cedette subito alla forza di gravità, cadendo sui miei fianchi. «Abbiamo bisogno di qualcosa che faccia pensare a Dana "Oh, wow, questa sì che é una ragazza gnocca", ma che non necessariamente renda cieco chiunque si trovi nella stanza.»
Da quando le avevo raccontato cos'era successo nella camera d'hotel in gita, con Dana, non smetteva più di quotarla in ogni nostra conversazione. Non ero sicura di cosa fosse successo quella sera, di cosa Dana stesse cercando di dirmi, così ero scappata nel bagno, chiamando prontamente Flora che mi aveva riposto subito. Lei diceva che ci stava provando con me, io credevo fermamente che non fosse quello il caso, anche se mi sarebbe piaciuto.
Dana, dal canto suo, era sembrata tornare alla normalità il giorno dopo, fatta eccezione per quanto mi aveva detto che ero carina. Potevo giurare che il mio cuore si fosse sciolto in una pozza. Era strano da dire, ma non mi ero mai sentita felice in vita mia come avevo fatto in quel momento.
Non avevo detto a Flora che Dana mi aveva fatto un altro complimento, se lo avessi fatto avrebbe insistito ancora di più sul fatto che Dana ci stesse davvero provando con me.
I miei sentimenti erano così confusi che nemmeno sapevo se avessi realmente voluto conoscere quelli di Dana.
A differenza di Elia, con lei il mio cuore sembrava non voler mai stare al suo posto, ma dubitavo fortemente che io mi avvicinassi anche lontanamente al suo tipo di ragazza.
Essere amiche andava benissimo. Ero felice ad essere solamente una sua amica.
Guardai il delfino, ancora attaccato al mio zaino, ora appoggiato al pavimento del camerino. Davvero volevo essere solamente sua amica? O stavo cercando di convincermi da sola? Quel delfino sembrava così solo senza il suo gemello.
«Non abbiamo bisogno di qualcosa che faccia colpo su Dana. Non c'è alcun motivo per cui io debba fare colpo su Dana» replicai io, prendendo un secondo abito, questo corto e giallo come un canarino, e infilandomelo da sopra la testa.
«Certo che dobbiamo fare colpo su di lei! Ti piace o no?»
«No» dissi con sicurezza. «Volevo qualcosa di lungo.»
«Intendevo lei, non il vestito» ridacchiò lei, alzando gli occhi al cielo.
Sapevo che si riferiva a Dana e non al vestito, ma non sapevo ancora la risposta a quella domanda. «Provo qualcosa per lei, ma non so se posso definirlo qualcosa di più che un infatuazione.»
«In poche parole stai dicendo che la trovi figa, ma non sai ancora se è figa abbastanza» sintetizzo Flora, annuendo.
«Certo che no! Sai benissimo che per me quello che conta è l'interno di una persona.»
Flora finse una smorfia. «Ancora non so come faccio ad essere amica di una che ha il fetish per le budella.»
Le diedi una piccola pacca sul braccio. «Sai cosa intendo.»
Decisi che era inutile provare gli altri abiti e mi infilai in quello azzurro. Era l'unico fra quelli della pila che avrei veramente potuto indossare al ballo senza sentirmi troppo a disagio. E sembrava veramente carino, almeno sulla gruccia.
Quando Flora chiuse la cerniera sul retro, i suoi occhi, nel riflesso dello specchio, si illuminarono. «Penso che questo sia quello giusto.»
E io non potevo che essere d'accordo con lei.
Sembrava fatto su misura per me: mi arrivava fino alle caviglie, su una gamba si apriva un largo spacco che lasciava intravedere la mia pelle, era aderente, ma le piccole pieghe della stoffa non mi facevano sentire a disagio nel mostrare le mie curve e lo scollo attirava tutta l'attenzione su di sé.
«Pensi che le piacerà?» chiesi, quasi mormorando. Fu più forte di me.
«Lo amerà» rispose Flora, dandomi un bacio sulla guancia. «Sei troppo gnocca.»

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin