Capitolo 40 ♡ Dana

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Era tutto il giorno che mi sentivo come una bomba innescata, pronta ad esplodere da un momento all'altro e distruggere tutto quello e tutti coloro che la circondava.
Sin dal primo mattino era andato tutto storto.
Mi ero svegliata tardi e non avevo fatto in tempo per arrivare nel piazzale degli autobus prima che Cora salisse e prendesse posto. Come potevo avvicinarmi quando era con i suoi amici? Così mi ero dovuta sedere da sola, davanti.
Poi quella ragazza ha fatto una scenata per la camera, Flora aveva proposto Cora come sostituta, solo che per qualche motivo non sembrava molto contenta. E, se posso essere sincera, anch'io non avrei voluto passare la notte con lei. Perché non sapevo cosa sarebbe potuto succedere.
E infine quello stupido gioco insieme a quegli sconosciuti mi aveva veramente fatta esplodere.
A che cazzo stavo pensando quando ho spiattellato a metà classe di Cora che mi piacciono le ragazze?
Ero tornata in camera, Cora subito dietro di me, buttandomi a faccia in giù sul materasso dell'unico letto disponibile. Come avrei potuto superare la notte senza finire abbracciata a Cora? Mi succedeva tutte le volte, di aggrapparmi ad ogni fonte di calore occupasse il mio letto. Era una cosa che facevo inconsciamente. Forse avrei dovuto avvisarla per evitare l'imbarazzo, ma non potevo certo uscirmene con una cosa del genere, così di punto in bianco, mentre sentivo i suoi occhi chiari puntati sulla mia schiena. Non si era ancora mossa da davanti la porta di ingresso.
«Ti senti bene?» chiese dopo qualche minuto di completo silenzio.
«Una favola» bofonchia, la voce camuffata dalle coperte.
Me la potevo immaginare, a contorcersi le mani, mentre si guardava attorno con ansia, cercando la risposta giusta per farmi sentire meglio.
Mi alzai, perché non era giusto farla preoccupare per la mia stupidità. Stavo bene. Sarei stata bene. Prima o poi.
«Immagino che prima o poi avrei dovuto fare coming out» iniziai a dire. «Anche se mi aspettavo qualcosa di più epico di questo, credo che andrà bene lo stesso.»
«Qualcosa di più epico?» chiese scettica lei, un tono di ilarità nascosto sotto le sue parole.
«Sì, tipo con una ragazza super gnocca al mio fianco. Avrei potuto dire a tutti che quelle era la mia fidanzata e tutti ne sarebbero stati gelosi. Magari alla festa di fine anno, dopo aver vinto una borsa di studio» mi lasciai trascinare nella spiegazione delle mia fantasia, mentre un sorriso si apriva sempre di più sulle labbra di Cora.
«Sai, Flora mi dice sempre che tendo ad immaginare scenari impossibili, che non si realizzeranno mai, ma penso che tu mi superi alla grande» ridacchiò, sedendosi sul bordo del letto, proprio di fianco a me. La tensione sembrava star pian piano sparendo.
«Ah, davvero?»
«Sì? Dovresti tipo riscrivere il passato e cercarti un'altra compagna di squadra per avere una fidanzata gnocca con cui vincere la borsa di studio» spiegò lei, la luce nei suoi occhi che iniziava a spegnersi.
«Penso che ti sbagli, ho già una ragazza gnocca nella mia squadra» mormorai io, mordendomi le labbra subito dopo essermi accorta che cosa avevo appena detto.
A questo punto, o la andava o la spaccava. Non c'era altra opzione.
Cora rimase in silenzio. Potevo vedere dietro i suoi occhi il dubbio, la ricerca delle parole giuste, mille pensieri che si accavallavano l'uno sull'altro, senza darle tregua.
Eravamo già in pigiama e, volendo, avrei potuto proporre di lasciar perdere, di spegnere la luce, infilarci sotto le coperte e cercare di dormire, ma non lo feci. Restammo lì, una di fianco all'altra, gli sguardi intrecciati.
Potrei giurare che la tensione fra di noi non fosse mai stata così alta. Avrei potuto giurare che i suoi occhi si fossero abbassati sulle mie labbra, solamente qualche secondo, subito dopo che anche i miei avevano fatto lo stesso sulle sue, di labbra.
Oddio, se non avessi fatto qualcosa avrei potuto morire lì di crepacuore. Qualunque cosa avesse detto, la volevo sentire e basta, togliendomi da quella tortura.
Era ancora in silenzio quando decisi che tutto quel dubitare non poteva certo essere qualcosa di positivo. Ma d'altronde, che cosa mi aspettavo? Si era appena lasciata con il suo ragazzo, credeva di non poter amare nessuno, probabilmente stava ancora mettendo in dubbio la sua sessualità e io mi aggiungevo a tutto quel calderone di problemi solamente perché non sapevo tenere la lingua a freno?
Non era giusto nei suoi confronti.
«Non hanno messo l'acquario nei piani della gita, però domani abbiamo il pomeriggio libero» buttai lì, cambiando completamente discorso. Era la prima cosa che mi era passata per la testa. «Perché non andiamo? Con Flora e tutti gli altri, ovviamente.»
Cora parve riprendersi da una trance praticamente eterna, finalmente i suoi occhi tornarono a mettere affuoco la mia faccia e la stanza intorno a noi.
Mi guardò come se non avesse capito la domanda, così gliela ripetei e lei annuì. «Certo, sarebbe meraviglioso. Vado un attimo al bagno» rispose, alzandosi di scatto e correndo verso il bagno, sbattendosi la porta alle spalle con un po' troppa foga.
Mi presi la testa fra le mani, buttandomi all'indietro sul letto.
Perché ero così stupida? Che cosa pensavo che avrei mai potuto ottenere da una confessione del genere? Ero andata fuori di senno, quella era l'unica spiegazione che potevo dare alle mie azione sconclusionate. Che cosa mi ero aspettata? Che mi baciasse, così, di punto in bianco? Non si merita un bacio in una camera d'hotel discutibilmente pulita, dopo averla chiamata gnocca, per giunta. Era l'apice di tutto quello che non avrei mai dovuto fare.
Quando tornò, mi assicurai di trovarmi già a letto, con le coperte sottili tirate fin sopra il mento, la faccia rivolta verso il muro giallo e arancione.
La sentii infilarsi sotto le coperte, al mio fianco, e poi spegnere la luce. La stanza era piombata nel buio e nel silenzio più totale, rotto solamente dai nostri respiri scoordinati.
Tenevo gli occhi serrati, cercando di convincere la mia mente a calmarsi e, magari, proprio spegnersi per lasciarmi dormire in pace. Ma non ci riuscivo. Ero super consapevole di ogni suo piccolo movimento, di ogni centimetro che ci separava, di come avrei potuto girarmi e trovarmi faccia a faccia con lei.
Alla fine, non dormii molto, quella notte.

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Where stories live. Discover now