Capitolo 37 ♡ Cora

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Quando Dana iniziò a suonare con sempre più insistenza il campanello di casa di Flora ed Elia avrei davvero voluto trasformarmi in un piccolo plancton e sparire dalla vista di ogni essere umano.
«Forse non è a casa, non possiamo insistere» provai a farla ragionare io, ma lei sembrava non voler desistere.
Alla fine, non c'era veramente nessuno in casa.
«Cora!» chiamò la voce di Flora alle nostre spalle. «Cosa ci fai qua? Pensavo fossi al lavoro? Vuoi fare una sorpresa a Elia? Ah, ma credo che non tornerà fino a stasera.»
Sembrava che Elia non le avesse ancora detto nulla. Non sapevo se questa fosse una buona notizia o una notizia orribile. Perché le avrei dovuto raccontare tutto io. Non volevo metterla nella posizione di dover scegliere da che parte stare, se da quella della sua migliore amica o se da quella del fratello, ma avevo veramente bisogno di essere ascoltata, Dana aveva ragione.
«È bello vedere anche te, Flora» borbottò quest'ultima.
«Oh, sì. Scusa Dana. Non ti avevo vista.»
«Sono difficile da notare, lo so. Me lo dicono in tanti. Ma non siamo qui per ricordarci quanto ci vogliamo bene, Flora. Ho solo accompagnato Cora» tagliò corto lei. «Ora, se volete scusarmi. Io andrò a casa a farmi una bella doccia e a mettermi qualcosa di asciutto, grazie.»
La bloccai, prendendola per l'orlo della manica, prima che potesse scendere dal portico della casa. «Puoi cambiarti qua, vero Flora?» Avevo veramente bisogno che rimanesse con me. Mi serviva qualcuno su cui poter contare, non volevo essere abbandonata al mio destino da sola. E se fossi scoppiata a piangere avrebbe potuto spiegare lei cosa stava succedendo.
Dana mi guardò come se fossi stata una squalo e lei una piccola preda sanguinante la cui morte era stata appena decretata. Non la lascia andare comunque, implorandola con lo sguardo di rimanere con me. Alla fine si arrese.
«Sicuro, posso prestarti qualche mia tuta. Poi la rivoglio indietro, però» disse Flora passando fra di noi, le chiavi di casa in mano per aprire la porta.
Dopo che Flora ebbe riempito le braccia di Dana con un asciugamano, un paio di mutande e una nuova tuta che non aveva mai messo perché era stata sua mamma a comprargliela scordandosi quanto l'odio della figlia per il verde fosse immenso, rimanemmo da sole, sedute sul suo letto.
«Elia mi ha scritto mentre venivo in qua. È successo qualcosa, vero?» chiese lei. Mi appoggiò una mano sulla spalla e io le feci un piccolo sorriso. Ovviamente sapeva già che qualcosa non andava. Stavamo parlando di Flora. Non c'è persona al mondo che conosca meglio me ed Elia. Probabilmente non avrebbe nemmeno avuto bisogno che io le dessi delle spiegazioni, aveva già capito tutto da sola, ma voleva comunque sentirmelo dire ad alta voce.
«L'ho lasciato e penso che ora mi odi» dissi, tagliando la testa al toro. Non c'era alcun motivo per cui io avessi dovuto girarci intorno, non con Flora. «Ma non potevo continuare a fare finta di amarlo, proprio non potevo farlo.»
«Pensavo che ti piacesse» disse lei, ma non c'era un tono particolare nella sua voce, era soltanto una constatazione.
«Lo pensavo anch'io, o altrimenti non mi sarei certo fidanzata con lui. Ho sempre creduto di avere una cotta abnorme per lui, ma quando abbiamo iniziato ad uscire insieme, a baciar-»
«Non devi entrare nei dettagli. Ti prego risparmiamelo. Immaginare la mia migliore amica e mio fratello che si baciano penso sia la cosa più disgustosa al mondo, e non perché sono asessuale.»
«Okay, mentre passavano del tempo assieme, non provavo nulla. Niente cuore che batte, niente pelle d'oca, tutte quelle cose che dovrebbero succedere quando sei innamorato, non accadeva nulla di nulla» conclusi io, una volta che Flora ebbe finito di lamentarsi.
«Hai mai pensato di poter essere aromantica o asessuale?»
Io scossi la testa, decisa. Avevo ponderato anch'io su quella possibilità, ma ero sicura che non fosse così. C'era una persona con cui tutte quelle cose le sentivo sul serio. Era una scoperta che avevo faticato ad ammettere, ma ora ne ero consapevole più che mai. «Penso solo che Elia non sia la persona giusta per me, tutto qua. Vorrei solo che sapesse che non volevo ferirlo o smettere di essere sua amica, pensavo che la verità fosse la soluzione migliore.»
«Hai ragione, la verità è sempre la strada migliore. Stai diventando saggia quasi quanto me» disse lei, dandomi una piccola pacca sul braccio, con fare scherzoso. Ero davvero contenta che non si fosse arrabbiata, mi sentivo come se un forte peso si fosse appena tolto da sopra il mio petto.
«In realtà è stata Dana a spingermi per dire tutto ad Elia.»
Lei alzò gli occhi al cielo. «Ovvio, perché non ci avevo pensato prima.»
«È davvero una brava ragazza, Flora. Dovresti smettere di giudicarla così pesantemente» tentai di farla rinsavire io. Non aveva mai avuto nulla contro Dana, ma da quando si era avvicinata a me aveva iniziato a trattarla malissimo.
«Oh no, ne sono sicura. Sto solamente dicendo che sa come muovere le situazioni perché vada tutto secondo i suoi piani.»
«E quali sarebbero questi miei piani, esattamente?» chiese di rimando la diretta interessata, appena comparsa sulla soglia della porta. In reggiseno e mutande. Teneva un asciugamano in mano, mentre si tamponava i capelli bagnati.
Flora, veloce come un lampo, portò le sue mani sopra i miei occhi, coprendomi la vista di Dana. «Cosa credi di fare, depravata?»
«La tua tuta non mi entra. I pantaloni mi arrivano praticamente alle ginocchia e la felpa non si chiude» spiegò lei, con nonchalance.
Cercai di togliermi le dita di Flora dalla faccia, ma la sua presa era saldissima. «Potevi almeno metterti un asciugamano addosso! Non puoi girare intorno a Cora così, potresti scandalizzarla.»
«Mi dispiace doverti dare questa notizia, ma non c'è niente che Cora non abbia già visto. E dovresti smetterla di trattarla come una bambina, suona molto strano. È un qualche tuo fetish?» replicò Dana.
Ora che la conoscevo meglio, era un sacco strano vederla parlare con altre persone. Metteva su questa muraglia, questa maschera, che non assomigliava nulla alla Dana che era in realtà. Speravo solamente che un giorno Flora e Dana avrebbero imparato ad essere amiche, senza farmi sentire fra due bombe pronte a scoppiare da un momento all'altro.
«Non ho nessun fetish. E anche se ce l'avessi sicuramente non sarebbe quello di trattare la mia migliore amica come una bambina, sono solamente la mamma del gruppo» si difese Flora, troppo distratta in quel momento per continuare a tenere salda la presa sopra i miei occhi. Riuscii a sfilarmi le sue mani dalla faccia, tornando finalmente a vedere.
Tuttavia, forse sarebbe stato meglio continuare a non vedere. Guardare Dana, lì in mezzo alla stanza, con le sue gambe lunghe, il suo reggiseno sportivo e il piccolo rotolo di carne che aveva sotto l'ombelico, era molto molto difficile da fare senza arrossire.
Ma gli amici non arrossiscono a guardare altri amici in intimo, quindi cercai di non farlo. Immaginai una grande felpa e un paio di jeans sopra di lei, mentre cercavo di tenere lo sguardo fisso nei suoi occhi. Non lo avrei abbassato. No. Non potevo farlo.
«Hai qualcos'altro che posso mettermi?» chiese Dana, cambiando discorso, gli occhi fissi su Flora come se fosse l'unica persona nella stanza oltre a lei.
«Dovrebbe esserci qualche mia felpa, però per i pantaloni penso che ti staranno troppo grandi» risposi io, addentrandomi nell'armadio di Flora. In un angolo tenevo sempre un paio di cambi, in caso di emergenza o nella più che probabile possibilità che avessi deciso di passare la notte da lei senza tanto preavviso. Trovai una vecchia felpa, ormai scolorita, e la passai a Dana.
Flora nel frattempo l'aveva convinta a mettersi i pantaloni della tuta, anche se le stavano corti. Alla fine scoprimmo che Dana aveva esagerato: okay, le sue caviglie erano scoperte, ma l'orlo le arrivava molto più in basso della metà del polpaccio, non certamente al ginocchio.
«Sapevo che non potevi essere così tanto più alta di me. Bugiarda» le sibilò Flora una volta che ebbe finito di vestirsi.
Pantaloni verde smeraldo e felpa di un rosso scolorito non erano certamente un abbinamento che avrei fatto - e che nessuno avrebbe mai dovuto fare -, ma in qualche modo Dana riusciva ad essere bellissima anche se vestita come un clown.
Presimo posto tutte e tre sul letto di Flora, in mezzo a loro due mi sentivo come un piccolo pesce palla, pronto a gonfiarsi dalla paura appena i due squali avessero iniziato ad attaccarsi.
«Cora mi ha detto che le stai dando lezioni su come si dovrebbe finire una relazione» iniziò Flora con tono acido.
«A quanto pare sono un esperta in materia» annuì Dana, tenendo testa a Flora con uno sguardo torbido.
«Potevo darle lo stesso esatto consiglio anch'io.»
«Peccato che non sia venuta da te a chiedere aiuto.»
«Già, Cora, perché non me ne hai parlato prima?» domandò Flora, un sopracciglio alzato, girandosi verso di me.
Io mi strinsi nelle spalle. «Avevo bisogno di un consiglio non di parte. Non potevo certo venire a dirti che volevo lasciare tuo fratello. Mi avresti detto che dovevo solamente dargli del tempo.»
Flora sembrò quasi accartocciarsi su se stessa. L'espressione dura si cancellò dal suo volto, lasciando spazio ad una smorfia ferita. Teneva gli occhi bassi mentre mi parlava. «Pensi davvero questo? Che ti avrei obbligata a restare con Elia solo perché è mio fratello?»
Potevo dire di no, potevo decidere di mentirle, ma non volevo farlo. «Sì. Hai sempre cercato di farci mettere insieme e pensavo che avresti provato di tutto pur di far funzionare la nostra relazione.»
«Quindi ti sentivi obbligata a stare con lui, per me?»
«Più o meno, non solo per quello. Ci sono più ragioni.»
Ragioni che non avrei potuto elencare in quel momento, non davanti a Dana e probabilmente nemmeno davanti a Flora. Non potevo certo dirle che avevo cercato di provare qualcosa per Elia solamente per allontanare i pensieri su Dana perché uno: pensavo fosse etero e due: non avrebbe mai potuto ricambiare i miei sentimenti. Avevo praticamente usato Elia per dimenticare Dana e non aveva funzionato. Era stata una cosa orribile da fare da parte mia, anche se l'avevo fatta senza l'intenzione di ferire qualcuno, ma non ero ancora pronta a dirlo apertamente.
«Mi dispiace che tu ti sia sentita obbligata a dirgli di sì, è una cosa completamente sbagliata, se mi avessi detto che ti sentivi così-»
«Non sto dicendo che mi hai obbligato ad uscire con lui, Flora! Non ti preoccupare, tutto quello che ho fatto è stato una mia scelta, devo solo imparare ad ascoltare più me stessa» le dissi, appoggiandole una mano sulla coscia.
Flora era sul punto di dire qualcosa, ma cambiò idea a metà strada, scoccando un'occhiata brutale a Dana. «Perché non vai a casa Dana? Dobbiamo parlare da sole.»
Dana alzò le mani in aria. «Bastava dirlo.»
Dopo aver preso la sua roba e averci salutato, si avventurò a cercare l'uscita da sola. Non sarebbe dovuto essere tanto difficile, ma da piccola una volta mi ero persa in quella casa, quindi tutto era possibile.
«Sono davvero tanto tanto dispiaciuta Cora» riprese Flora. «Qualsiasi cosa io abbia detto l'ho detta solamente perché pensavo che lui ti piacesse e che ti servisse una piccola spinta per chiedergli di uscire. Non ti avrei mai obbligata a stare con lui, per Dio è un vero rompi scatole, non obbligherei nessuno a stare con lui.»
«Lo so, Flora. Pensi sempre e soltanto al mio bene e amo questa parte di te, ma certe volte mi sento come se... Non lo so, come se per te fossi ancora una bambina che ha bisogno di aiuto in ogni cosa che fa. E potrebbe essere vero, non sono molto autosufficiente, bisogna ammetterlo, ma devo imparare a farlo.»
Le sue labbra si arricciarono, le sopracciglia ancora leggermente corrucciate. «Non sei arrabbiata?»
«Certo che no. Tu non sei arrabbiata?»
«Non potrei mai arrabbiarmi con te. Faremo rinsavire anche Elia, non ti preoccupare» annuì lei.
Ci stendemmo sul suo letto, la mia testa sopra la sua pancia, le sue dita fra i miei capelli, mentre li pettinava con lentezza.
«Pensi che Dana abbia ragione? Che io abbia un fetish per i bambini?» chiese dopo qualche secondo di silenzio.
«Forse. Ricordami di tenerti lontana dai parco giochi.»

Like Rain ♡ {GIRLxGIRL}Where stories live. Discover now