Ayla

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Mi svegliai con un peso sullo stomaco.

Aprii piano gli occhi alla luce fioca che filtrava tra le tende della finestra e realizzai che avevo letteralmente un peso sullo stomaco.

Un braccio possente mi circondava la vita e mi teneva ancorata al materasso e quello che credevo fosse il cuscino era in realtà un petto che si alzava e si abbassava lentamente, mi si gelò il sangue.

Alzai lo sguardo e vidi Blake dormire per la prima volta.

I lineamenti di solito induriti dalle sue espressioni erano rilassati, le lunghe ciglia quasi toccavano gli zigomi mentre le labbra piene erano socchiuse, la barba corta definiva ancora di più la sua mascella e i capelli scuri e leggermente mossi gli solleticavano la fronte.

Senza accorgermene avevo allungato una mano per spostarglieli dagli occhi.

A vederlo dormire sembrava un angelo, ma sapevo essere invece l'esatto opposto.

Tutto di lui urlava pericolo e oscurità, eppure in quel momento, io riuscivo a intravedere la luce.

Indossava un paio di jeans e la maglia nera a maniche corte che portava sempre e nonostante il tessuto lo coprisse potevo distinguere i muscoli del torace e dell'addome.

Non potei fare a meno di chiedermi come sarebbe stato senza quella maglia addosso.

Realizzando quanto fosse imbarazzante quella situazione e i miei pensieri, feci per allontanarmi lentamente, ma lui strinse più forte la presa del braccio attorno alla mia vita.

« Vai da qualche parte? » mugugnò con gli occhi ancora chiusi.

« Si, no io.. »

Lui mi attirò ancora di più a se « Si o no Ayla? »
Si mosse leggermente senza togliermi il braccio di dosso « Mi stavi fissando poco fa, torna a farlo»

Come faceva a saperlo? Un sorrisetto malizioso gli spuntò sulle labbra, se non fossi stata in prima fila per quello spettacolo non avrei mai creduto di averlo visto, arrossii.

« Non ti stavo fissando »

Gli puntai le mani sul petto per spostarlo, ma era come spingere contro un muro di pietra.

« E ora stai arrossendo » alzai lo sguardo e vidi i suoi splendidi occhi assonnati.

« Nessuna delle due cose è vera! »

« Sei una pessima bugiarda »

« E tu sei sempre indisponente »

Lui abbassò lo sguardo su di me « Non mi sei sembrata così indisposta stanotte, quando mi hai usato come cuscino »

Stavolta ero sicura di essere arrossita fino alle orecchie.

« Sei proprio un pallone gonfiato » sbuffai cercando di allontanarlo e lui sorrise di nuovo.

« Questa non me l'aveva ancora detta nessuno »

Alzai gli occhi al cielo e arrendendomi al fatto di non riuscire a spostarlo neanche di un centimetro, mi girai nella sua stretta dandogli le spalle.

Lo sentii irrigidirsi dietro di me « Questa non è affatto una mossa saggia ragazzina »

Sgranai gli occhi e mi tirai su in piedi di scatto.

« Oh Dio..»

« Dei, vorresti dire »
Si sdraiò sulla schiena portandosi un braccio dietro alla testa, il bicipite teso e gonfio, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso e lo odiavo per questo.

« Come ti senti? » tutto d'un tratto si fece serio.

Mi sentivo confusa per essermi svegliata con lui al mio fianco, stanca morta, spaventata e dolorante in ogni parte del corpo, ma per quello che avevo vissuto mi era andata fin troppo bene, così scelsi la risposta più semplice.

« Sto bene » abbassai lo sguardo sui miei vestiti e sbiancai « Merda, la mia felpa »

Lui si tirò sù sui gomiti « Linguaggio, ragazzina » 

Lo fulminai con lo sguardo « Sei sopravvissuta per un pelo e ti importa di quella stupida felpa?»

« Questa stupida felpa era importante per me! Ma cosa puoi saperne tu? »

Tirai su le braccia e me la sfilai, ma quando mi passò sul collo gemetti per il dolore, ricordandomi di quando quella bestia mi aveva tirato su per la gola.

Lui mi fu addosso in un secondo e mi ritrovai in piedi in mezzo alle sue gambe ai piedi del letto, mi fissava il collo in silenzio.

Se non avessi avuto la certezza di quanto fosse stronzo e insensibile avrei potuto pensare di aver visto preoccupazione nei suoi occhi.

« Non è nulla, incredibilmente sta già guarendo, ho solo bisogno di una doccia »

Scossi la testa al pensiero che realmente stessi guarendo, il mio cervello non sarebbe mai stato in grado di processare davvero questa cosa.

Annuì in silenzio mentre le sue mani mi sfioravano delicatamente le cosce, una scarica di brividi mi percorse ogni centimetro di pelle.

Arrossii « Forse è meglio che vada a lavarmi »

Blake annuì di nuovo mentre i suoi polpastrelli continuavano a indugiare sulla mia pelle, poi lasciò cadere le mani come se fosse stata la cosa più difficile da fare in assoluto.

Senza aggiungere altro si alzò e sparì oltre la porta chiudendola alle sue spalle.

Mi sentivo marchiata in tutti i punti in cui le sue dita avevano sfiorato la mia pelle.

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