Ayla

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Dopo quell'apparizione irritante in camera non l'avevo più visto, a cena non si era presentato e neanche il mattino dopo a colazione.

Erano passati tre giorni dalla morte di Oliver, e dieci dalla morte di zia.

Quella consapevolezza mi strinse di nuovo lo stomaco, le lacrime bruciarono in fondo agli occhi ma stavolta non uscirono, le avevo piante tutte.

Non avevo passato molto tempo fuori da questa stanza, avevo avuto bisogno di tempo per processare le informazioni.

Avevo compreso che le perdite non le avrei mai veramente superate, avrei solamente imparato a conviverci.

Che il dolore si annida dentro, e lo avrei tenuto stretto, perchè era l'unica cosa in grado di tenermi vigile, di farmi veramente realizzare quanto tutto quello che avevo vissuto fosse vero.

Quanto la mia vita facesse schifo.

Dopo tutte le sconvolgenti rivelazioni avevo accettato solo una cosa, la mia vita non poteva più essere quella di prima.

Almeno finché non avrei capito come poter uscire da qui senza rischiare la pelle.

Cosi avevo chiesto il telefono a Ben e avevo chiamato Dom, l'unico contatto che mi era rimasto con la mia vecchia vita e avevo dato le mie dimissioni dal locale.

Non sarei potuta tornare e non volevo che mi chiamasse lui.

Avevo accuratamente risposto a tutte le sue domande offrendogli delle bugie che avrebbero messo in pace la sua coscienza.

Ero ufficialmente senza famiglia e senza lavoro, avevo però un tetto sopra la testa.

Un tetto che mi sembrava tremare, ma pur sempre un tetto.

Mi infilai gli stessi abiti che mi aveva lasciato Blake il primo giorno e uscii dalla stanza per andare in cucina a mangiare qualcosa, se dovevo rimanere lì, prima iniziavo a mettermi a mio agio, meglio era.

Tanto cosa avrei potuto fare?

Entrai in cucina e scoprii felicemente che era vuota.

Non avrei mai immaginato di poter utilizzare una cucina così in tutta la mia vita.

Mi avvicinai al frigo e tirai fuori delle uova, iniziai ad aprire ogni sportello alla ricerca della giusta padella e quando la trovai la misi sul fuoco rompendoci sopra un paio di uova.

Mi voltai per afferrare una tazza per il caffè ma mi resi conto che la credenza era troppo alta per me.

Cercai di arrampicarmi senza risultato e sbuffai sonoramente.

« Buongiorno »

Sobbalzai colta alla sprovvista e arrossii quando vidi un James con l'aspetto di uno che si è appena alzato dal letto seduto sullo sgabello della cucina.

Aveva i capelli rossi scombinati perfettamente e il viso leggermente arrossato, una tuta grigia e una maglia bianca a fasciare ogni singolo muscolo del corpo.

Chi diamine ha un aspetto cosi di prima mattina?

Continuava a fissarmi mentre cercavo di arrampicarmi goffamente sulla cucina, bella figura, si alzò.

« Lascia che ti aiuti » si tese sopra di me per afferrare con facilità due tazze.

« E' una fortuna essere così alti » sorrisi e afferrai la tazza che mi stava porgendo.

« Oppure è una sfortuna essere così bassi » fece spallucce.

« Ehi non è carino! »

Rise di gusto mentre osservava con interesse la padella nella quale stavano cuocendo le uova.

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