Capitolo 7 - Ayla

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"You want to feel how it feels?

You want to know, know that it doesn't hurt me?"


Mi svegliai di soprassalto sentendo la testa scoppiare.

Lentamente cominciai a rimettere a posto tutti i frammenti degli ultimi ricordi e cercai di mantenere la calma quando l'ultimo ricordo prima di svenire si fece chiaro nella mia mente.

La sensazione di essere seguita, l'attacco di quelle bestie, Oliver..

Il panico e il dolore mi attanagliarono immediatamente lo stomaco, non poteva essere vero, doveva necessariamente essere un brutto sogno.

Mi tirai su a sedere e mi resi conto di trovarmi in un enorme letto morbidissimo e sconosciuto, mi guardai addosso scoprendo con sollievo che l'unica cosa che mi mancava erano le scarpe.

Non riconoscevo affatto quel posto, nonostante fosse una camera bellissima nei toni del panna e del bianco, sentivo il terrore stringermi la bocca dello stomaco.

Come diavolo ci ero finita?

Mi sentivo sopraffatta e avevo paura, almeno nel silenzio della mia mente potevo ammetterlo.

Dovevo svegliarmi da quell'incubo così feci per alzarmi ma un dolore alla gamba mi bloccò, non si poteva provare veramente dolore negli incubi no?

Mi sentii mancare l'aria e mi portai le mani al petto per cercare di respirare.

« Dovrebbe già essere guarita da un pezzo »

Quella voce bassa e profonda mi fece saltare sul posto e solo in quel momento mi resi conto di non essere sola.

Di nuovo quegli occhi che avevo visto quando ci avevano attaccato mi stavano fissando.

C'era un uomo appoggiato con le spalle al muro nella penombra, le braccia incrociate al petto.

Arretrai fino alla testiera del letto stringendomi la coperta addosso, come se quella in qualche modo potesse proteggermi.

Non mi ero resa conto di quanto fosse grosso, appoggiato al muro riuscivo a vederlo in tutta la sua altezza.

Doveva essere almeno un metro e novanta, le braccia incrociate sul petto evidenziavano ancora di più le sue spalle larghe e i muscoli delle braccia.

Era vestito completamente di nero come se volesse essere un tutt'uno con il buio.

Ma quello che mi chiuse lo stomaco più di ogni cosa fu il suo viso perfetto e di una bellezza sconvolgente nella penombra.

Come potevo pensare una cosa del genere?

Quest'uomo poteva essere un rapitore, mi ci mancava solo la sindrome di Stoccolma.

« Come ti senti? »

Ogni parte del mio corpo si era improvvisamente immobilizzata al suono della sua voce profonda. Decisi di farmi forza, farmi prendere dal panico non mi sarebbe servito a nulla.

« Chi diavolo sei? »

Lui mi guardò, nei suoi occhi vidi passare un lampo di rabbia, ma durò il tempo di un secondo poi la sua bocca si piegò in un mezzo sorriso arrogante.

« Attenta ragazzina, nessuno mi parla in questo modo! »

« Non so chi ti credi di essere e non mi interessa di come gli altri ti parlano, si può sapere dove sono?»

Non mi sarei fatta mettere i piedi in testa e la paura del rapimento era stata presto sostituita da una rabbia cieca, una sensazione completamente nuova, mi sentivo come se avessi potuto buttare giù un albero con un solo sguardo.

The Star WolfWhere stories live. Discover now