Capitolo 25

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Sbiancò di colpo.
<<Cosa vuol dire che il padre non sono io?>> le sue labbra tremarono quando pronunciò quella frase.
<<Ho detto che non sono sicura, non che non sei tu!>>
<<Con chi sei andata a letto?>> non alterò il tono della voce ma si alzò di scatto dal letto.
Mi avvolsi nelle mie stesse braccia come se la nostra nudità fosse qualcosa che peggiorasse ancora di più la situazione.
<<CON CHI CAZZO SEI ANDATA A LETTO?!>> mi urlò contro.
Me lo meritavo.
<<Non stiamo insieme, non sono obbligata a stare solo con te>>
Cercai di scusarmi ma anche io sapevo di essere nel torto.
<<Ma ti sei fottuta il cervello, porca puttana?! Viviamo letteralmente in casa insieme! Cosa ti aspetti, che ti chiedi di sposarmi per capire che tra di noi c'è qualcosa di più?>>
Mi sembrò che una pugnalata mi tagliasse a metà le membra.
Feci cadere la testa verso il basso ed iniziai a piangere.
Mi sentivo malissimo.
Avevo continuato a pensare che da parte sua non ci fosse nessun tipo di attrazione, che mi fossi illusa, che ogni minuscolo segnale che avevo colto fosse in realtà frutto della mia immaginazione.
E soffrivo anche per questo.
Mi aspettavo mi avrebbe offesa ancora e ancora e, forse, avrebbe fatto bene; invece, si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio.
Restammo fermi lì per diversi minuti, le mie lacrime che bagnavano ripetutamente la sua spalla.
<<Ashley...>>
Mi resi conto solo in quel momento che anche lui stava piangendo insieme a me. Capire di averlo fatto stare tanto male mi fece sentire ancora più in colpa.
<<...voglio solo sapere di chi potresti essere incinta oltre a me>>
Le lacrime mi soffocarono.
<<Non... non posso>>
Mi allontanò da sè.
<<Ashley, abbi almeno la pietà di dirmi con chi cazzo sei andata a letto>>
Respirai affannosamente per qualche secondo.
Abbassai lo sguardo per non dover affrontare i suoi occhi.
<<Matteo>>
<<Lo sapevo, porca troia, ne ero sicuro! Quell'essere è solo un lurido pezzo di merda!>>
<<Alex... io... eravamo ubriachi!>>
<<E quindi? Non è una scusa!>>
<<Non ci siamo parlati per più di due mesi prima di tornare qui insieme, cosa cazzo ti aspettavi, che stessi a casa a piangermi addosso?>>
Mi guardò in faccia devastato. Passarono pochi secondi ma a me sembrarono lentissimi, quasi fossero ore.
<<Già, sono stato scemo io a farlo. Non so se ci crederai o meno - tanto ormai non mi interessa più - ma durante quel periodo non mi sono visto con nessuno>> sottolineò l'ultima parola.
Mi zittii.
Lo vidi cercare di trattenere il dolore più di una volta prima di riniziare a rivolgermi la parola.
<<Cosa provi per lui?>>
Scossi la testa.
<<Nulla. Te lo giuro>>
<<Come posso esserne sicuro?>>
<<Alex, Matteo è gay! Me l'ha confessato stamattina, quando siamo usciti. Me l'ha detto per essere certo che neanche io non provassi nulla nei suoi confronti>>
Si lasciò cadere sul bordo del letto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e portandosi le mani tra i capelli.
Resto fermo.
<<Cosa provi per me?>> sussurrò.
Era in evidente imbarazzo a chiederlo.
Mi avvicinai a lui, mi inginocchiai per terra e gli sollevai il viso.
Sospirai, facendo cadere l'ennesima lacrima lungo la mia guancia.
<<Ti amo. Sono una decebrata ad ammetterlo ma, sì, ti amo, cazzo>>
Mi guardò negli occhi a lungo e si avvicinò con lentezza al mio viso.
Mi baciò con una gentilezza che non aveva mai manifestato nei miei confronti.
Mi portò le mani dietro alla nuca, non voleva interrompere quel contatto così piacevole sia per me che per lui.
Ci conoscevamo da troppo poco ma non importava a nessuno dei due.
Mi fece alzare e mi fece sdraiare sul letto, così che potesse abbracciarmi e stringermi al suo petto fino a farmi soffocare.
Non so come, ma mi aveva perdonata. Non del tutto, questo lo percepivo fin dentro le mie membra, ma lo aveva fatto. Aveva accettato che fossi andata con un altro e che, forse, dentro il mio ventre ci fosse il frutto di una scopata occasionale, il figlio di un ragazzo omosessuale.
<<Cosa faremo col bambino?>> gli chiesi cercando conforto in lui.
<<Tu cosa vuoi fare?>>
<<Non lo so>>
Sospirò rumorosamente, soppesando nella sua testa le parole che avrebbe detto di lì a qualche istante.
<<Se non è figlio mio non lo voglio>>
Annuii. Capivo le sue parole.
La scelta più grande continuava, però, a gravare su di me. Me la sarei sentita di portare un figlio in pancia per nove mesi con il dubbio che suo padre fosse il mio migliore amico e non l'uomo che amavo o avrei ceduto prima?
Avevo paura.
Tanta.

Il mio capoWhere stories live. Discover now