Capitolo 14

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Vidi Hannah salutarmi dal fondo della strada e le corsi subito in contro.
Era tantissimo che non ci incontravamo dal vivo. Da quando avevo iniziato a lavorare da Alex, raramente uscivo di casa se non per fare la spesa.
La abbracciai e sentii che anche io, in qualche modo, le ero mancata.
<<La casa sembra vuota. Mi manca svegliarti ogni mattina e vederti brontolare>>
Ingrossò il labbro superiore per farmi la faccia triste ma sapeva benissimo che su di me non aveva effetto.
<<Comunque, ora mi devi raccontare un po' di cose tu... come va col tuo "capo con benefici">>
<<Entriamo nel locale che ti racconto>>

<<Seriamente? Ma non sta bene quello stonzo!>>
<<Non avrei mai pensato che potesse reagire così male. Sto andando in discoteca, non a prostituirmi per dire che nessuno mi deve toccare>>
Un uomo sulla quarantina si avvicinò a noi da dietro il bancone.
<<Cosa posso portarvi?>>
<<Io prendo un "Sex on the beach", grazie>> gli sorrise Hannah.
<<Io un "Vodka lemon", per favore>>
<<Okay, arrivo subito>> rispose gentilmente il batista iniziando a preparare i cocktail.
<<Uuuh, hai voglia di ubriacarti, per caso? Di solito non prendi roba troppo forte>>
<<Se bevo e mi dimentico, non sarà la prima volta che mi vedrai buttare giù alcool fino allo svenimento>>

Le ore successive le passammo a scatenarci, sia io che la mia migliore amica.
Ballammo a lungo, senza che altri pensieri potessero invadere la nostra mente; soprattutto se quei pensieri riguardavano uomini.
Hannah aveva appena rotto con il suo fidanzato e neanche lei voleva pensare al volto maschile della specie umana.

<<Mi può dare una birra? Grazie>>
<<Gliela pago io>>
Mi girai per vedere chi avesse parlato dietro alla mia schiena.
Un ragazzo più o meno della mia età mi stava sorridendo col ciuffo di capelli castano che gli ricdeva sulla fronte.
<<Grazie>> gli sorrisi.
Non avrei avuto voglia di parlare con lui ma mi sembrò brutto negargli quattro chiacchiere dopo aver pagato qualcosa al posto mio.
Mi venne stappata un birra davanti e il barista me la porse.
Bevvi a lunghi sorsi e poi iniziai a fare conversazione con quel ragazzo, a parlare del più e del meno senza entrare nei particolari della mia vita.
Ero piuttosto ubriaca e Hannah l'avevo persa più di mezz'ora prima, andata, probabilmente, a cercare di conoscere qualcuno.
Avevamo entrambe bevuto troppo.
<<Come ti chiami?>>
<<Ashley>>
<<Bel nome, Ashley>>
Gli sorrisi di nuovo.
La corversazione stava finendo in un non so cosa di imbarazzante. C'era sempre più silenzio tra noi e ognuno aveva iniziato a stare per i fatti suoi.
<<Ti va di ballare?>> chiese dopo qualche minuto interminabile di silenzio.
<<Sì, certo!>>
La pista era piena di persone e, insieme ad un gruppo di ragazzi, mi sembrò anche di intravedere la mia migliore amica ballare come una scatenata.
Iniziai a muovermi in sincronia con quel ragazzo di cui, ancora, neanche sapevo il nome.

Sentii il mio telefono vibrare nella borsa ma non ne sentii la suoneria, probabilmente sovrastata dall'intensità della musica.
Era Alex.
Mi chiedeva dove fossi e cosa stessi facendo.
Mi resi conto solo in quel momento che erano le quattro meno un quarto di mattina.
"Mi sto divertendo" gli risposi stizzita.
Pensavo non avrebbe più risposto al mio messaggio ma, invece, mi mandò una foto.
Era nudo sul suo letto.
Con un'altra.
Sentii il labbro inferiore tremarmi. Non so per quale motivo, ma avrei voluto piangere.
Mi feci forza e decisi di ripagarlo con la stessa moneta.
<<Ci facciamo un foto?>> chiesi al ragazzo che ancora mi stava ballando attaccato.
Mi fece un'alzata di spalle e si avvicinò di più alla mia schiena per entrare nel campo della fotocamera.
Mi mise le mani sui fianchi e sorrise all'obiettivo.
Inviai ad Alex quello stesso scatto. La donna che tanto reclamava come sua, si stava divertendo con uno sconosciuto che, perfino in foto, la stava toccando in un modo che lui non avrebbe sopportato.
Ricominciai a ballare ma non più con la stessa gioia. C'era qualcosa che non andava. C'era qualcosa che mi bloccava la gola, come se dovessi scoppiare a piangere da un momento all'altro ma non me lo permisi e iniziai a buttare giù altro alcool.

Una mano mi afferrò il braccio sinistro facendomi voltare.
<<Dimmi Matteo...>>
Pensavo che fosse stato il ragazzo a tirarmi in quel modo, non Alex.
<<Chi cazzo è Matteo?>>
<<Quello della foto. Perchè non sei a scopare con la tua prostituta?>>
<<Cos'è, sei gelosa?>> mi chiese ironico. La domanda sembrava divertirlo.
<<Fino a prova contraria non sono io che sono arrivata da te appena ho visto la tua foto vomitevole>>
Mi guardò furioso.
<<Andiamo a casa>>
<<No che non andiamo a casa! Domani è sabato, non lavoro per te, lasciami stare!>>
<<Ehi, cosa sta succedendo?>>
Matteo si era intromesso nella conversazione vedendomi urlare.
Mi portò un braccio intorno al collo e cercò di stabilire un contatto visivo con Alex ma non ci riuscì: lui aveva gia puntato la sua preda.
<<Togliti>>
<<Che?>> gli domando Matteo.
<<Ho detto togliti da lei!>> gli rispose iniziando ad urlare e piantandosi con i piedi davanti a lui.
<<Tu sei impazzito>>
Mi resi conto anche io che quell'affermazione non avrebbe dovuto dirla ma, ormai, era troppo tardi.
Vidi la mano di Alex sollevarsi e sferrare un pugno a quel povero ragazzo che aveva solo la colpa di averci provato con me.
Matteo scivolò all'indietro cadendo e, piano piano, gli iniziò a sanguinare il naso.
<<Vieni a casa>>
Iniziò a trascinarmi da una parte all'altra della discoteca e, vedendo il mostro che era diventato, non opposi resistenza.
Mi fece salire in macchina e guidò senza rivolgermi parola fino alla sua villa.
Prima di entrare, lasciai scritto un messaggio ad Hannah, dicendole che era venuto Alex a prendermi e che l'avrei aggiornata più tardi.
Scesi dall'auto e una paura viscerale mi assalì.

Il mio capoWhere stories live. Discover now